San Marino. Riciclaggio del denaro della maxi truffa alla previdenza svedese, il caso arriva in Appello

San Marino. Riciclaggio del denaro della maxi truffa alla previdenza svedese, il caso arriva in Appello

Riciclaggio del denaro della maxi truffa alla previdenza svedese, il caso arriva in Appello

ANTONIO FABBRI – Arriva in appello il caso del denaro, secondo l’accusa riciclato a San Marino, di una truffa colossale ai danni della previdenza svedese con i denari finiti sul Titano. Dei due imputati, in primo grado uno era stato assolto, mentre è stata condannata Sara Louise Heléne Johansen Gergeo, 39enne svedese per avere ostacolato l’accertamento dell’origine illecita dei fondi. In primo grado il processo è stato celebrato dal Commissario della Legge Alberto Buriani, che il 20 luglio aveva condannato la Gergeo a 5 anni, 45mila euro di multa e alla confisca del denaro riciclato, di cui 1.450.000 euro già sotto sequestro.

L’incidentale redistribuzione dei carichi di lavoro Dopo l’emissione del dispositivo della sentenza, il giudice Buriani era stato sospeso per le note vicende. In quel frangente, nonostante la sospensione fosse ancora sub iudice, il fascicolo era stato riassegnato al Commissario Simon Luca Morsiani, che ha redatto le motivazioni della sentenza dal posto di Buriani, il quale poco dopo la sentenza Bin era tra l’altro tornato al suo posto.

L’appello Ieri mattina si è celebrata l’udienza di appello davanti al giudice David Brunelli. Proprio il fatto che le motivazioni della sentenza siano state scritte da un Commissario della legge diverso da quello che ha celebrato il dibattimento di primo grado, è stato il primo motivo di ricorso delle difese. Così, se da un lato il Procuratore del fisco Roberto Cesarini ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado ritenendo provata la penale responsabilità dell’imputata, gli avvocati difensori hanno sollevato diverse questioni.

La difesa “Un giudice non vale l’altro – ha detto l’avvocato Alberto Selva – Le motivazioni della sentenza sono state scritte da un giudice diverso da quello del dibattimento. Le regole vanno rispettate. Abbiamo cercato nelle disposizioni di distribuzione del lavoro del dirigente, non abbiamo trovato nulla che prevedesse che il fascicolo venisse dato in via transitoria ad altro giudice, anche perché si trattava di una sospensione del magistrato in attesa di decisione. Magistrato che poi è stato reintegrato. Ci dice il Pf che c’erano le registrazioni. Ma non è la stessa cosa che avere presieduto al dibattimento, e lo si vede dalle motivazioni. Abbiamo messo in luce nelle nostre memorie una serie di storture che all’interno del procedimento si sono verificate. Nelle motivazioni si indicano testimoni che avrebbero affermato determinate cose e in realtà ne hanno affermate altre. Ci si accusa, nelle memorie, di non avere presentato testimoni e invece non è così… insomma, chi ha redatto a sentenza ha visto un altro film… non quello lì. Insomma, non vogliamo dei motivi redatti da una terza persona che non ha presieduto il dibattimento. Chiediamo che rimetta al Commissario della legge che rifarà il processo, ma quanto accaduto non può essere accettato”, ha detto l’avvocato Alberto Selva. Sollevata anche la questione della sentenza redatta in una lingua non comprensibile dall’imputata, anche se in seguito alla richiesta della difesa è stata fatta tradurre.

E’ intervenuto il giudice Brunelli: “Mi viene una battuta: l’unica sentenza che ha fatto il Commissario Morsiani… adesso contestate che non la doveva fare…” “Allora faccia quelle che deve fare, non quelle di altri”, ha ribattuto l’avvocato Alberto Selva.

Sulle contestazioni di merito oggetto del ricorso in appello ha approfondito le memorie già presentate l’avvocato Francesco Mazza il quale ha affermato che la propria assistita “a tutt’oggi non è destinataria di cesura da parte degli inquirenti svedesi, al di là del mandato di arresto svedese di cui è destinatario il marito, non così per la nostra assistita della quale non può essere provata la partecipazione consapevole all’attività del marito. Quindi i difensori hanno chiesto la assoluzione con formula dubitativa della signora Sara Louise Heléne Johansen Gergeo.

Il giudice Brunelli si è riservato di decidere entro i tre mesi previsti per legge

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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