Nel recente Attivo dei Delegati CSU, sono stati anche affrontati i temi della riforma PA e del precariato pubblico.
Alcuni tra gli aspetti più critici del provvedimento: – Crescono le figure
dirigenziali con la creazione del Dipartimento della Funzione pubblica e delle
strutture di staff in ogni dipartimento. Ciò contrasta con la conclamata
esigenza di ridurre i costi.
– I membri della Direzione della Funzione
Pubblica e i Direttori di Dipartimento sono di nomina politica, e dirigenti
degli uffici possono essere nominati politicamente e a termine. Ciò è in netto
contrasto con l’esigenza di autonomia della PA.
– Viene prevista una
struttura fortemente gerarchizzata e verticistica, con sovrapposizioni di
funzioni rispetto alle competenze dei Dirigenti, mentre il ruolo dei dipendenti
non appare adeguatamente valorizzato.
– Si introduce la mobilità all’interno
del profilo di ruolo su tutta la PA. Si dovrà vigilare affinché vengano
introdotte regole chiare, eque e non discrezionali.
– Il Congresso di Stato
può decidere di esternalizzare i servizi, e ciò a fronte della possibile perdita
di posti di lavoro per dipendenti residenti. La esternalizzazione non sempre
garantisce una maggiore qualità dei servizi, lasciando anche dubbi sui possibili
risparmi.
– Il previsto allineamento dei trattamenti normativi e retributivi
dei lavoratori pubblici a quelli privati non tiene conto della specificità dei
profili professionali., che spesso non sono corrispondenti. È una misura
ispirata da una volontà di penalizzare i lavoratori e di equiparazione al
ribasso.
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