Un tempo a San Marino il sottobosco politico affaristico aveva a disposizione 548 società anonime, oltre 300 immobiliari, 120 fondazioni circa, migliaia di società per azioni e società
a responsabilità limitata con azioni e quote intestate a fiduciarie anche di
paesi offshore. Poi l’escamotage
di abolire le società anonime ma non l’anonimato societario: una furbata per continuare ad alimentare un sistema marcio. Ci fu anche la denuncia di ben 9 consiglieri perché la notizia non corresse sui media e venisse cancellata.
Oggi da Antonio Fabbri di L’Informazione di San Marino (articolo sugli ultimi sviluppi della indagine Conto Mazzini) apprendiamo quanto segue: Un dato che viene rilevato dai magistrati, ma che era già noto anche dalle statistiche seguite alla stretta tremontiana della black list che ha inciso sull’economia “fatturiera”, è quello del numero delle società di importexport di scritture false e fatture per operazioni inesistenti.
Un numero che, rilevano gli inquirenti, ha finito per superare quello delle imprese realmente produttive. Questo di fatto soffocando, a causa dell’esercizio discrezionale del potere pubblico, chi voleva veramente fare impresa e investire nel paese.
Così nel proliferare delle cartiere spesso
molti politici, tramite i loro prestanome,
hanno partecipato alle
malefatte imprenditoriali di questo
sistema economico fittizio.
Questa la ricostruzione che i magistrati
specificano ulteriormente
dopo che, già nelle ordinanze
che hanno accompagnato i precedenti
arresti, avevano tracciato
il quadro di una situazione desolante.
Visti i numeri emersi e per Fiorenzo Stolfi e per Claudio Podeschi e per Mirella Frisoni, il termine sottobosco va cambiato in foresta.
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