RASSEGNA STAMPA – Gli avvocati difensori avevano chiesto di dichiarare la prescrizione di tutte le imputazioni. Probabile l’appello
ANTONIO FABBRI – Si è concluso con quattro condanne il processo che contestava agli imputati, a vario titolo, l’emissione di fatture false per vendite fittizie di auto per centinaia di migliaia di euro, attraverso le quali ricaricavano le proprie Smac Card o quelle di persone ad essi riconducibili. In sostanza, secondo l’accusa tra il 2016 e il 2017 erano state emesse fatture false a fronte di compravendite fittizie di veicoli che non potevano essere venduti perché pignorati o perché non nella disponibilità della società. A fronte di queste vendite fittizie però, veniva strisciata la Smac cosicché i beneficiari di questa, gli stessi venditori o persone ad essi riconducibili, ottenevano consistenti ricariche, considerati gli importi ingenti che figuravano nella vendita delle auto sulla quale è prevista un ricarica del 3%, per la metà a carico dello Stato. Di qui le imputazioni a carico di Stefano Guerra, sammarinese di 49 anni, Meridjiana Xheleshi, 43enne residente a San Marino, Tiziano Meglioli, 53 anni originario di Reggio Emilia residente a San Marino, Francesco La Forgia, 31enne residente a Reggio Emilia. Ieri l’ultima udienza del processo davanti al giudice Vico Valentini.
Parte civile e Pf Costituita parte civile l’Eccellentissima Camera con gli avvocati dello Stato Alessandra Belardini e Serena Lettoli. Quest’ultima nelle conclusioni ha affermato: “Sussistono gli elementi per pronunciare la penale responsabilità”, aggiungendo come le segnalazioni fossero partite dall’Ufficio di controllo sulle attività economiche ed evidenziando, oltre al danno diretto per lo Stato, anche un danno di immagine per il quale l’avvocatura ha chiesto il risarcimento. Articolata, poi, la conclusione del Procuratore del Fisco Manuela Albani, che ha sottolineato come vi sia stata la compartecipazione tra i quattro imputati, che nel corso degli anni a cavallo tra il 2016 e il 2017, periodo a cui si riferiscono i fatti contestati, si sono avvicendati nell’amministrazione di fatto e di diritto della società, la “71 srl” che vendeva le auto. La Pf si è poi soffermata sul tempus commissi delicti, in particolare del reato di truffa allo stato che, secondo l’accusa, sarebbe da fare risalire al momento in cui il credito maturato sulla Smac sarebbe andato in compensazione per il pagamento delle imposte da parte della Srl. Se dunque, per due capi di imputazione, la Procura fiscale ha riscontrato la maturata prescrizione, non così per la truffa aggravata, per la quale ha chiesto la condanna per tutti gli imputati a 2 anni e 2 mesi, alla multa per 2000 euro e all’interdizione per 2 anni.
Le difese Una lettura, quella della procura fiscale, non condivisa dalle difese degli imputati che hanno sottolineato come il momento consumativo fosse da inquadrare non nel momento della compensazione del rimborso smac, ma piuttosto nel momento della “strisciata” e quindi dell’avvenuta ricarica e del maturato credito da parte della azienda. Così l’avvocato Stefano Pagliai, difensore di Meglioli assieme all’avvocato Elena Zaghini, che ha anche contestato la richiesta risarcitoria dell’Eccellentissima camera sottolineando che il danno da 13mila euro circa, pari all’importo Smac indebitamente ricaricato, è già stato risarcito. Ha quindi chiesto di dichiarare la prescrizione per tutti i capi di imputazione. Stessa posizione dell’avvocato d’ufficio Alberto Giordano Spagni Reffi, difensore di La Forgia, il quale per il suo assistito ha chiesto in prima istanza l’assoluzione quanto meno per formula dubitativa, ritenendo che nei confronti del suo assistito non fosse provato il dolo, e solo in subordine ha chiesto la prescrizione. Anche l’avvocato Simone Sabattini, difensore di Guerra, ha evidenziato non esserci danni verso l’Eccellentissima camera ed ha a sua volta chiesto di dichiarare non doversi procedere per intervenuta prescrizione. In caso contrario ha chiesto che venissero ammesse le prove testimoniali chieste e non concesse, “poiché non può essere eluso il diritto alla prova”, ha detto l’avvocato Sabattini. Anche l’avvocato Francesca Maria Bacciocchi ha sottolineato che non ci sono stati danni, “il meccanismo Smac non ha subito nessun intralcio. Le dichiarazioni dei testimoni Gasperoni e Piattelli hanno fatto emergere che il profitto si configura nel momento della transazione, in quel momento matura diritto di credito verso lo Stato”. Di qui, anche dall’avvocato Bacciocchi la richiesta di intervenuta prescrizione e il rigetto della domanda risarcitoria dell’avvocatura.
La sentenza Terminate le arringhe conclusive, il giudice Vico Valentini, dopo la camera di consiglio, ha pronunciato la sentenza. Dichiarando assorbiti nel terzo capo, truffa aggravata, le accuse di false fatturazioni e falsità in scrittura privata, e dichiarando prescritto il terzo capo di imputazione, cioè frode nel pignoramento, il giudice ha condannato a due anni e due mesi di prigionia e 600 euro di multa Stefano Guerra e Meridjiana Xheleshi, concedendo il beneficio della non menzione. Due anni con il beneficio della sospensione della pena e non menzione, oltre a 400 euro di multa per Meglioli e La Forgia. Accolta anche la richiesta dell’Eccellentissima Camera di un risarcimento del danno non patrimoniale, da quantificare in sede civile. Non è escluso l’appello.
Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23