Tutta un’altra storia, a partire da quella giudiziaria
Monofase invecen dell’IVA, un “giocattolino” regalato da Luigi Preti
Articolo Luigi Lonfernini
Con i recenti provvedimenti giudiziari che hanno coinvolto due ex Segretari di Stato, si è giunti alla fine di una lunga stagione giudiziaria che ha visto sui banchi degli
imputati numerosi ex Segretari di Stato di ogni estrazione politica. Tutti sono stati assolti sia per intervenuta prescrizione del reato sia perché le somme percepite a suo tempo non rientravano nel reato di riciclaggio in quanto ancora non esisteva una legge a riguardo. Da una parte il mio sentimento è quello di essere vicino a coloro con i quali ho trascorso anni di militanza politica, dall’altra sento di dovermi dissociare da una conduzione politica che ha stravolto la morale pubblica.
Due considerazioni: È stato normale da parte del tribunale lasciare trascorrere anni senza portare a compimento procedimenti giudiziari che sin dalle prime indagini avevano evidenziato situazioni di grave criticità? Ed inoltre, nessuna indagine sulla provenienza del denaro assegnato a vari ex segretari di Stato o comunque a politici idealmente aggregati a varie organizzazioni politiche? La provenienza del denaro non è data conoscere.
È strano: il Consiglio Grande e Generale è sempre disposto a nominare commissioni per le esigenze più disparate ma ha rinunciato a nominare una commissione se non per indagare, almeno per capire come il Paese, a partire da metà degli anni ’90, sia precipitato nel periodo più buio della sua recente storia. Attività al limite dell’illegalità, corruzione diffusa a livello politico ed a livelli alti hanno caratterizzato la vita pubblica. Centinaia di imprese, superata la sbornia, hanno chiuso le attività in quanto la situazione che si era creata nei rapporti esterni non era più sostenibile a livello di interscambio commerciale; numerose imprese bancarie e finanziarie hanno chiuso: le prime da dodici sono state ridotte alle quattro tradizionali mentre le sessanta finanziarie sono state azzerate. In questo contesto, nel settore bancario e finanziario si sono introdotti personaggi squallidi al solo scopo di aggredire ed impadronirsi del nostro settore economico più delicato: banche e finanziarie. In questo modo è stata messa a rischio anche la produttività di quelle banche che già operavano sul territorio da diversi decenni. Recentemente il quotidiano “Il Resto del Carlino”, nella pagina dedicata a San Marino, in occasione dei recenti provvedimenti giudiziari, riportava che, nel lungo periodo buio in cui era precipitato il Paese, centinaia di milioni erano stati movimentati per “oliare” la macchina politica. Centinaia di milioni: mi sembra una cifra folle se impiegata al solo scopo di corrompere politici (tangentopoli) ma certamente è insufficiente se rapportata all’interscambio commerciale nel suo insieme.
Tutto nasce dall’uso “distorto” della monofase: distorto, in quanto i politici non hanno voluto controllare sin dall’inizio la sua applicazione con l’interscambio commerciale con l’Italia. Quando nel 1973 il Consiglio Grande e Generale ha approvato la legge sulla cosiddetta “monofase”, dopo averla concordata con il Ministero delle Finanze italiano, contrariamente a quanto ritenevano i Direttori generali del ministero, che non reputavano opportuno accordare a San Marino una disposizione di legge che prevedeva uno scarto di alcuni punti rispetto alla legge sulle “imposte sul valore aggiunto” (la cosiddetta IVA) in quanto rammentavano la distorsione che San Marino permetteva nell’interscambio commerciale del vino e delle zucchero in regime di “imposte generale sull’entrata” (IGE). A sciogliere ogni
resistenza fu lo stesso ministro delle finanze, Luigi Preti che, nel momento di conclusione dell’accordo, precisò: “vi ho dato il giocattolino, non rompetelo”. Nel 1998 un Segretario di Stato mi scrisse una lunga lettera per convincermi a candidarmi alle elezioni politiche dopo un’assenza da Consiglio di 15 anni; tra l’altro mi informava: “il vero problema è capire come faremo noi ed i socialisti ad esprimere una classe dirigente seria, preparata, capace, onesta, in grado di riformare sul serio, e dico sul serio, ed in pochi mesi, la pubblica amministrazione; di ripulire davvero, senza guardare in faccia nessuno, la nostra economia [..] che sappia governare una economia che dovrà affrontare problemi terribili (frontalierato, corruzione, diversificazioni, ecc.)”. Si parlava di “corruzione” che poi si è manifestata in maniera aperta negli anni 2000 che si è poi aggravata nel 2008 a livello globale. In quel periodo oscuro (termine eufemistico) quale memoria hanno conservato i sammarinesi? Un fatto è certo: il lungo silenzio che ha caratterizzato la vita politica e la quotidianità di tutti noi va ricercata nella quantità di denaro che entrava nelle casse dello Stato e non solo, dovuto all’interscambio commerciale, e andava a coprire gli appetiti di tutti nessuno escluso: pubblico impiego, professionisti di ogni ordine e grado, imprenditori o pseudo tali. Il Paese si era adagiato su una economia che era sfuggita ai politici di turno, più o meno consenzienti: si era creato un disegno ben orchestrato per adagiarsi su una montagna di soldi provenienti da una struttura operativa che, col tempo, ha compromesso la nostra posizione commerciale con l’Italia
(il cosiddetto interscambio che alla fine ha rotto il giocattolino) e, di conseguenza, le relazioni. Ci sono voluti anni per recuperare una credibilità a livello interno ed esterno, in parte ci siamo riusciti; restano comunque le cicatrici (vedi settore bancario e finanziario) che ancora gravano sull’intera economia.
Articolo tratto da La Serenissima (“Riceviamo e pubblichiamo”) e pubblicato dopo le 20