San Marino. Un altro caso all’attenzione della Cedu

San Marino. Un altro caso all’attenzione della Cedu

Processo civile infinito, un altro caso all’attenzione della Cedu

Un caso di responsabilità civile del magistrato avviato nel 2003 non è ancora arrivato a decisione definitiva Nel frattempo il ricorrente è morto senza vedere la fine di quel procedimento

Antonio Fabbri

L’avvio del procedimento principale risale al 1997. Si trattava di una causa nei confronti dell’Istituto sicurezza sociale. Il caso si chiuse nel 2003, ma l’avvocato dell’interessato ravvisò che un termine non era stato rispettato. Il giudice, cioè, aveva emesso un provvedimento ben oltre il termine previsto per legge e, in ogni caso, nel 2003 la fase di raccolta delle prove non era ancora stata avviata. Per questo, nel 2003, venne intentata causa per la responsabilità civile del magistrato, in funzione del ritardo riscontrato nella procedura. Qui iniziò l’odissea della giustizia, e al già consistente ritardo del primo procedimento se ne aggiunse uno ancora più imponente.

Prima venne sollevata una questione di costituzionalità davanti al Collegio Garante nel 2005 da parte del tribunale. La questione venne rigettata. Ma il procedimento per la responsabilità civile del magistrato non proseguì di certo spedito. Nel frattempo il cittadino che aveva fatto causa, nel 2010, morì. La figlia e la moglie decisero di portare avanti, tramite l’avvocato Gloria Giardi, la causa sulla responsabilità civile del magistrato che, però, per anni non vide alcun passo avanti. Fino al 28 aprile di quest’anno, quando il tribunale di San Marino si è pronunciato dando torto alle ricorrenti, sostenendo che il ritardo nel procedimento contro la Sicurezza sociale non fosse eccessivo. E qui al problema della lungaggine del processo si aggiunge un ulteriore problema. 

Il 17 giugno 2020 le ricorrenti hanno presentato impugnazione verso la prima pronuncia del cosiddetto “giudice dei giudici”, che si occupa della responsabilità civile dei magistrati. L’udienza di appello di questo procedimento, però, non è stata ancora fissata, poiché nessun giudice è stato mai nominato in tribunale per trattare il secondo grado dei procedimenti che riguardano la responsabilità civile dei magistrati. I ricorrenti hanno così deciso di fare ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo. Il caso, sollevato davanti alla Cedu dall’avvocato Giardi, è dunque arrivato a Strasburgo il 25 giugno 2020, e ieri è stato pubblicato. I ricorrenti lamentano, ai sensi dell’articolo 6 § 1 della Convenzione dei diritti dell’uomo, la durata irragionevole del procedimento, in particolare 17 anni per una sentenza di primo grado sulla responsabilità civile del magistrato relativa al ritardo già riscontrato in un altro procedimento.

C’è poi una ulteriore questione che si innesta sulla principale, ovvero quella che riguarda la mancata nomina del giudice di appello per la responsabilità civile dei magistrati, ponendo quindi una questione ulteriore di denegata giustizia. Il caso è dunque incardinato a Straburgo e la corte formula una domanda alle parti – i ricorrenti e lo Stato di San Marino: “La durata dei procedimenti civili nel caso di specie è in violazione del requisito del “tempo ragionevole” dell’articolo 6 § 1 della Convenzione?” Le parti, quindi i ricorrenti e lo Stato, dovranno fornire quindi le loro posizioni, dopodiché la Corte di Strasburgo deciderà. Di certo non è il primo, e non sarà l’ultimo, procedimenti sulla lungaggine dei processi in particolare in sede civile, che riguarda San Marino. L’ultimo recente caso è del luglio scorso, dove lo Stato ha concordato di pagare 14 mila euro alla ricorrente protagonista di un caso, tra l’altro, che ha visto ritardi di gran lunga inferiori ai 17 anni che ci sono voluti – e ancora non è finita, per decidere sulla responsabilità civile del magistrato.

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