La piega che va assumendo il dibattito sulla tassa patrimoniale presenta, ormai, dei tratti schizofrenici. Sembra, infatti, che limitandosi a sostenere che si tratta di un sacrificio straordinario per l’anno in corso, tutti i problemi saranno magicamente risolti. Ma, anche un osservatore poco attento, capisce che cosi’ le cose non stanno in piedi. Anzi. Se ad un piano di tagli, non sara’ accompagnato un pacchetto di interventi per favorire nuove entrate ci ritroveremo punto a capo. Argomento su cui il governo, pero’, non proferisce parola nonostante le nostre proposte avanzate in questi mesi. E’ stata scartata, pregiudizialmente, la strada del condono edilizio quando poteva essere una soluzione per evitare questa tassa iniqua.
Tema, quello del condono, che il governo dovrà’ comunque affrontare con la nuova riforma fiscale. Sono poi state scartate le nostre proposte in materia di liberalizzazioni, di privatizzazioni dei settori non più strategici e di rafforzamento del settore dei giochi. Se fossero state scartate per altre scelte, ce ne saremmo fatti una ragione. Ma e’ avvenuto, e sta avvenendo, l’esatto contrario. Con una differenza con il passato. Le dichiarazioni muscolari con cui si afferma di mettere fine alla patrimoniale, susseguitesi in questo periodo di fine estate, non si perderanno (questa volta!) nella memoria della cittadinanza. Perché il rischio di trovarci di fronte ad una patrimoniale bis, se non vi saranno radicali correzioni, e’ assai probabile.
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