L’Informazione di San Marino, Marino Cecchetti sul Collegio Garante
Già nel marzo dell’anno scorso anno il Collegio Garante si è mosso nei confronti della Reggenza pro tempore con la logica della Corte Costituzionale italiana verso il Parlamento italiano. Sta venendo allo scoperto la superficialità giuridico-culturale con cui in questi ultimi decenni si è operato sulle istituzioni sammarinesi, con l’intento – per altro nobile e necessario – di modernizzarle. San Marino, per tale modernizzazione, si è avvalso esclusivamente di ‘esperti’ italiani i quali hanno traferito qui impostazioni correnti in Italia o addirittura ‘di moda’ in Italia in quel momento, senza una profonda analisi storico-culturale della realtà sammarinese, come aveva invece svolto a suo tempo, di fronte a una richiesta del genere, il luminare del costituzionalismo italiano Piero Calamandrei.
San Marino non ha mai avuto un testo costituzionale e nemmeno un contesto culturale favorevole alla sua introduzione. Augusto Barbera, diversamente da Calamandrei, non ha esitato a intervenire, finendo per violentare, di fatto, la storia e la cultura della comunità sammarinese, come, ad esempio, appare – col senno del poi – la creazione sic et simpliciter del Collegio Garante.
San Marino ne sta pagando le conseguenze. Ne abbiamo avuto la prova l’anno scorso, a proposito di un articolo del codice penale. Ne abbiamo la prova in questi giorni con la dichiarazione di ammissibilità, da parte del Collegio Garante, della richiesta di sottoporre a Sindacato una Reggenza accusata di aver promulgato una legge approvata dal Consiglio Grande e Generale.
La Reggenza, quando il Consiglio è riunito e decide, non può non renderne esecutivi i provvedimenti. Pur avendo un potere enorme, ‘assoluto’ per così dire, in assenza di Consiglio. Comunque mai sul Consiglio, il perno dello Stato sammarinese.