Simone Celli, le interviste di Stiven Ciacci, La Serenissima

Simone Celli, le interviste di Stiven Ciacci, La Serenissima

Stiven Ciacci – La Serenissima: Il consigliere del Ps fa un’analisi profonda sulle vicende giudiziarie, auspica di riprendere il rapporto con l’Upr e infine non esclude un nuovo Congresso / SIMONE
CELLI “Dopo sei anni
da segretario
potrei lasciare
per aprire
una nuova fase”
“Partito socialista, Sinistra unita
e Partito dei socialisti e democratici
saranno i tre pilastri
di un’area riformista rinnovata
per guidare il Paese”

“Sarebbe opportuno
un governo di unità nazionale
che dia alcune risposte concrete
all’emergenza economica e sociale,
prima di andare a nuove elezioni” 

Simone Celli, nell’ultimo Consiglio
il comma comunicazioni
è stato incentrato sulle vicende
giudiziarie: mi dia un giudizio
sul dibattito
.
Al di là di alcuni eccessi, peraltro
piuttosto circoscritti, ritengo
che la maggior parte dei rappresentanti
consiliari intervenuti
abbia dato vita ad un dibattito
interessante e costruttivo, dal
quale emerge la fortissima consapevolezza
di quanto sia grave
la situazione.

Nel suo intervento, molto apprezzato,
ha parlato di “assunzione
di responsabilità e di dover
chiedere scusa ai cittadini”
in primis dai partiti tradizionali,
può essere sufficiente?

Non è il punto di arrivo, ma è
la precondizione minima e indispensabile.
Il riconoscimento
degli errori, l’assunzione di
responsabilità e le scuse ai cittadini,
sono soltanto il primo
passo da compiere per mostrare
una reale volontà di rottura
con il passato. E’ vero che non
è sufficiente e che contestualmente
occorre portare avanti
un’opera di radicale rinnovamento
nei gruppi dirigenti dei partiti, così come è necessario
varare un “pacchetto di norme
anti-corruzione” che ridefinisca
il regime delle incompatibilità,
dell’incandidabilità, della decadenza
e del conflitto di interessi
dei Consiglieri e che renda trasparente
lo stato economico e
patrimoniale di chi ricopre ruoli
apicali a livello politico, nelle
istituzioni di garanzia, nell’amministrazione
pubblica e nelle
organizzazioni sociali e datoriali.

Il suo partito è quindi responsabile
del sistema descritto
nelle ordinanze della Magistratura?
Nel momento in cui si parla di
sistema, le responsabilità sono
diffuse e non confinabili ad alcuni
individui. Per me e per il
mio partito è un obbligo morale
assumersi la propria quota
di responsabilità politica per la
degenerazione etica e culturale
del sistema.

E’ da diversi anni ormai il Segretario
del Partito Socialista,
per quale motivo i cambiamenti
che auspica ora non è riuscito
a portarli a compimento negli
anni passati, ma è stato necessario l’intervento della Magistratura,
per responsabilizzare
la politica?
Innanzitutto, la Magistratura
ha dato sostanza a quelle che
prima erano “chiacchiere”. Ora
che le “chiacchiere” si trasformano
in fatti accertati, cambia
completamente il modo di approcciarsi
alla questione morale
da parte della classe politica e
della cittadinanza. Fino a poco
tempo fa, chi poneva al centro
dell’attenzione il problema della
questione morale – che non è
solo la corruzione, ma anche il
clientelismo tanto per fare un
esempio – era una piccola minoranza
a livello politico e anche
nel Paese. E’ impopolare ciò che
dico, ma è la verità. Per quanto
mi riguarda sono convinto che
in questi anni di impegno politico,
come dirigente di partito
e Consigliere, potevo e dovevo
incidere maggiormente su questi
argomenti e non ho alcuna
paura di assumermi la mia parte
di responsabilità.

La politica è ancora credibile? Se con serietà, coraggio e determinazione
promuoverà un nuovo
corso, la politica recupererà
credibilità e autorevolezza.

Lei si ritiene un politico credibile
agli occhi dei suoi elettori
e dei cittadini sammarinesi?

Lo devono dire i cittadini sammarinesi,
non io.

Oltre alla questione morale,
quali sono le emergenze del
paese?

Due su tutte: disoccupazione
e stato di precarietà dei conti
pubblici.

Quali sono i provvedimenti
che metterebbe in campo se
avesse responsabilità di Governo?

La riforma del mercato del lavoro
per facilitare l’incontro tra
domanda e offerta; norme specifiche
per proteggere adeguatamente
gli investimenti esteri;
l’abbattimento della burocrazia;
l’eliminazione della discrezionalità
nelle autorizzazioni e nelle
concessioni; l’introduzione
dell’imposta generale sui consumi;
la riduzione degli sprechi e dei privilegi che sono ancora
molto diffusi nell’amministrazione
pubblica; la riforma del
sistema pensionistico; la realizzazione
di alcune opere pubbliche
strategiche.

Ricorda spesso la sua giovane
età, accompagnata da una grande
esperienza politica, cosa mi
dice del fenomeno della disoccupazione
giovanile?
E’ un fenomeno drammatico
che, al pari della disoccupazione
femminile, colpisce una
delle fasce più deboli della società.
La politica ha il dovere di
intraprendere le iniziative più
opportune per dare una speranza
concreta a chi oggi non solo
non ha un posto di lavoro, ma
addirittura ha smesso di credere
nel proprio Paese ed è questo
l’aspetto più inquietante.

Politicamente come sta il suo
partito?
I partiti sono organizzazioni
complesse in cui molto spesso la
normale dialettica interna viene
confusa con uno stato di malessere.
Nell’ultimo periodo qualche
dissenso è stato esplicitato
pubblicamente, ma in generale
sono convinto che il mio partito
possa dire e dare ancora tanto.
E’ vero che si può e si deve
fare sempre di più e di meglio,
ma desidero vedere il bicchiere
mezzo pieno.

Condivide le affermazioni di
Federico Crescentini, dimissionario
dagli incarichi del suo
partito?
Pur non condividendo il metodo
e la forma con cui ha deciso
di dimettersi, Federico ha
posto all’attenzione mia e del
partito questioni importanti che
meritano un approfondimento
all’interno degli organismi.

Voci di corridoio parlano della
possibilità della imminente
celebrazione di un’Assemblea
Congressuale del Partito Socialista
per procedere a un cambiamento
del vertice. Cosa mi
dice a questo proposito?

Onestamente non ne abbiamo
mai parlato all’interno del partito,
penso però che in questa fase
ogni ipotesi di confronto debba
essere tenuta in considerazione,
compresa la convocazione dei
nostri delegati congressuali. In
merito alla mia posizione, non
solo dico di essere sempre e comunque
a disposizione del partito,
ma ritengo anche che dopo
oltre sei anni di segreteria, tra
Psrs e Ps, sia giusto ragionare
sulla successione e sul coinvolgimento
di persone nuove. Nel
gruppo consiliare, nell’esecutivo
e pure in direzione, ci sono
tanti giovani di valore che hanno
tutte le qualità necessarie a
ricoprire un ruolo politico importante.

Ha fatto riferimento ai suoi sei
anni da segretario di partito.
Pensa di aver commesso degli
errori?

Tantissimi e mi prendo ogni
responsabilità. Ma non ho rimpianti,
ho preso sempre le mie
decisioni in buona fede e in coerenza
con i valori in cui credo,
anteponendo gli interessi del
Paese e del partito su tutto il
resto. Comunque in questi anni
ho imparato che dagli errori si
può trarre una lezione positiva
per migliorarsi.

Torniamo all’attualità politica:
Sinistra Unita e Partito dei
Socialisti e Democratici hanno
intensificato il loro rapporto,
anche in un ultimo comunicato
proprio di Su, come vede questo
forte avvicinamento?
Cambia
i piani del suo partito vero
il Psd?
Mi limito a ripetere ciò che ho
sostenuto in altre occasioni: più
sono forti i riformisti, più sono
concrete le possibilità di avviare
una nuova stagione della politica
sammarinese. Per cui nessuna
variazione nei rapporti tra Ps
e Psd.

Su, Psd e Ps potrà essere una
coalizione futura?

Penso che sia più appropriato
affermare che Psd, Ps e Su saranno
i tre pilastri di un’area riformista
rinnovata e con cultura
di governo.

Ma perché invece di diventare
la famosa “stampella” del Governo
non vi siete guardati attorno?
Non siamo mai stati la stampella
del Governo. Fin dall’inizio
della legislatura abbiamo ricercato
una collaborazione con il
governo e la maggioranza per
dare risposte tangibili ai gravissimi
problemi con cui convive
la comunità sammarinese da
alcuni anni. È questo lo spirito
che ci ha portati a proporre il
“Patto di Legislatura” al termine
del nostro Congresso Generale
dello scorso mese di marzo.
Ora, però, sono decisamente
cambiate le condizioni politiche
rispetto a otto mesi fa, a cominciare
dalla spiccata instabilità
in cui si trova la maggioranza
e di questo il gruppo dirigente
del Ps ne deve tenere conto.
Per quanto concerne l’ipotetica
alternativa alla Dc le rispondo
con estrema semplicità: a me
piacciono i progetti che nascono
“per” e non “contro” qualcosa o
qualcuno.

Il vostro essere “stampella” del
governo, non può essere controproducente,
agli occhi dei
cittadini, in vista delle prossime
elezioni?

E’ vero, in questo periodo la demagogia
e il populismo fanno
molto più presa nell’opinione
pubblica e sono molto più redditizi
sul piano elettorale. Ma
noi abbiamo deciso di mettere
davanti a ogni altra cosa l’interesse
generale del Paese, mostrando
sempre disponibilità al
dialogo e al confronto e avanzando
proposte concrete in più
di una circostanza.

Senza Dc non si può governare?
Perché tutti vanno verso
questo partito, Giancecchi e
Giardi per esempio.

La Dc rappresenta ancora oggi
circa un terzo del corpo elettorale,
perciò è inevitabile doverci
fare i conti. E’ ovvio che con il
partito di maggioranza relativa
occorra ricercare il dialogo e il
confronto. Ciò non toglie, però, che l’area riformista debba evitare
atteggiamenti di sudditanza
verso la Dc, praticando una
politica delle alleanze ragionevole
e realista, basata sulle
cose da fare e non sulle sigle.
Per quanto riguarda Giardi e
Giancecchi, non so proprio cosa
risponderle.

I rapporti del Ps con i movimenti
come sono?

Con Rete pressoché assenti e mi
pare che da entrambe le parti
non ci sia l’intenzione di invertire
la tendenza. Con Civico 10
nell’ultimo anno il dialogo e la
collaborazione si sono notevolmente
ridotti a livello consiliare,
ma non posso non rilevare che
su alcuni temi ci siano delle affinità
interessanti.

Il nuovo contenitore Repubblica
Futura come lo vede?

Ogni nuova forma di aggregazione
merita attenzione e va
considerata positivamente in
quanto risposta concreta al dilagante
fenomeno della frammentazione.

Nicola Selva di Upr in una mia
intervista ha detto che ormai la
vostra coalizione è giunta al capolinea,
è d’accordo?

Intesa per il Paese di fatto aveva
esaurito la propria azione
politica nel momento in cui
aveva dimostrato di essere un
progetto minoritario alle scorse
elezioni. Ciò non toglie però che
auspico una prosecuzione della
collaborazione con Upr anche in
termini di prospettiva, visto che
molto spesso abbiamo registrato
importanti convergenze sul
piano politico e programmatico.

Sente aria di elezioni?
E’ la maggioranza a dover
chiarire se esistono o meno le
condizioni per far proseguire
la legislatura. Personalmente
ribadisco un concetto espresso
qualche giorno fa: la strada più
seria sarebbe la formazione di
un governo di unità nazionale
che dia alcune risposte concrete
all’emergenza economica e
finanziaria, prima di andare a
nuove elezioni.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy