Sistema bancario Rimini – San Marino. L’analisi di Anna De Martino, NQRimini

Sistema bancario Rimini – San Marino. L’analisi di Anna De Martino, NQRimini

NQRimini

Tutte le tappe dell’inchiesta della GdF, posizioni diverse tra i 114
sportellisti: c’è chi ha più volte commesso lo stesso errore

Le irregolarità concentrate nel 2010

Usura, falso in bilancio e insider trading le nuove probabili ipotesi investigative

Anna De Martino

 

RIMINI, sabato 23 luglio – Il 2010 è “l’annus horribilis” della Carim. E’ l’anno del commissariamento, ma è anche l’anno in cui si concentrano le irregolarità commesse dai 114 dipendenti denunciati. Sono del 2010 infatti la maggior parte dei file che il Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Rimini, guidato dal colonnello Gianfranco Lucignano, sta analizzando per far luce sulle presunte violazioni alle regole dettate dal decreto legge 231 del 2007 (in attuazione alla direttiva Ue sulla prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio). E’ in base al testo di legge che si spiega anche l’analisi dei tabulati del 2010: il decreto è del novembre del 2007, l’entrata in vigore è del primo gennaio del 2009, e l’operatività piena è solo della fine 2009. Della operatività della Carim nel 2010, la Guardia di Finanza sta analizzando le registrazioni delle attività. Tutte ovviamente computerizzate su fogli elettronici, tipo quelli dei comuni programmi di ragioneria. I fogli elettronici della Carim però spesso mostrano delle caselle vuote. Quel vuoto è relativo ad una mancata informazione circa l’operazione bancaria alla quale si riferisce, fatta da quel determinato e identificabile (tramite codice) dipendente Carim. Insomma, un lavoro certosino, per le Fiamme Gialle, che possono ora valutare una montagna di informazioni sul rispetto in Carim della cosiddetta adeguata verifica (prevista dal decreto 231 del 2007) sui movimenti bancari.

Diverse irregolarità per ciascun dipendente

Tra i primi dati che emergono dall’analisi di quei fogli elettronici quello relativo al numero di operazioni “sba – gliate” o “lacunose” compiute da ogni dipendente. Quasi tutti i 114 dipendenti (escluso qualche caso) ha compiuto più operazioni “lacunose”, ossia non ha regolarmente identificato la persona titolare dell’operazione bancaria. C’è chi ha sbagliato una volta sola, c’è chi ha all’attivo oltre 50 se non più violazioni.

Emergono quindi posizioni diverse tra i 114 della Carim.

Il primo livello di questa indagine si può dire completato una volta ottenuti tutti i dati sulle violazioni previste all’articolo 15 del decreto 231/2007, ossia quello sull’adeguata verifica, che se non rispettata prevede una multa (da 2.600 a 13.000 euro) “e se l’esecutore dell’operazione che omette di indicare le generalità del soggetto per conto del quale eventualmente esegue l’operazione o le indica false è punito con la reclusione da sei mesi a un anno e con la multa da 500 a 5.000 euro” (articolo 55).

 

I dirigenti.

Il secondo passaggio per la Guardia di Finanza sarà accertare se alla Carim sono state effettuate regolari registrazioni all’archivio unico informatico (articolo 39), se sono state segnalate le operazioni sospette (articolo 41) e le criticità che stando al testo di legge spetta “al collegio sindacale, al consiglio di sorveglianza, al comitato di controllo di gestione”. I funzionari Carim e non i semplici cassieri o sportellisti che si voglia.

Altri reati

Ma, c’è anche un altro livello: un terzo step alla quale l’inchiesta – al momento solo in via ipotetica – potrà arrivare e che prevede indagini per usura (per la quale pare che vi siano state segnalazioni informali alla Gdf), falso in bilancio, ed anche insider trading, se mai si dovesse scoprire che in tempi sospetti, ossia troppo poco prima del commissariamento, sono state cedute in massa azioni della Carim. Per tutto ciò però siamo ancora nel campo delle ipotesi. Non si sa ancora cosa la Gdf potrà trovare, quello che è certo è che dalle analisi degli ispettori di Bankitalia gran parte delle irregolarità erano già emerse. Così come erano già emerse le criticità nei legami con San Marino. Si è parlato spesso del cosiddetto conto interbancario tra Carim e la controllata sammarinese Cis (Credito industriale Sammarinese) e degli 80 milioni di euro che vi sarebbero transitati, giustificati con la mancanza di una zecca del Titano e di un naturale bisogno di approvvigionamento di contanti della controllata sammarinese. Gli investigatori però hanno altri sospetti e fanno altre ipotesi. Partiamo dalla disponibilità di soldi della Cis: ci sarebbero infatti dei passaggi dalla Cis alla Carim di ingenti somme, dai 3 ai 6 milioni di euro alla volta. Denaro che veniva, a quanto pare, investito in azioni e titoli di Stato che grazie al Cis, sede legale a San Marino, dove potevano essere tassati con una ritenuta del 3%, contro il 12,50 invece previsto in Italia. Operazione corretta, sia bene inteso, ma se informalmente clienti Carim con grandi disponibilità economiche si fossero rivolti al Cis, che poi girava i soldi a Carim per l’acquisto dei titoli di Stato, per usufruire del differenziale fiscale? In questo caso non tutto sarebbe proprio regolare.

Il legame con San Marino

però, sarebbe anche da imputare a diversi conti correnti di aziende sammarinesi accesi in Carim e sui quali sarebbero transitati molti soldi in contanti (pare 10milioni di euro). E queste operazioni non avrebbero avuto un’adeguata verifica. Da dove venivano quei contanti? L’indagine lo chiarirà. Stessa cosa sarebbe successo per aziende riminesi sui conti delle quali sono state versate somme senza l’identificazione del soggetto che li ha versati. Ma se l’azienda potrà giustificare le somme al Fisco con le fatture e chiarire che è tutto regolare per la propria contabilità, lo stesso non si può dire per il funzionario bancario che l’ha registrata. Da dove parte l’inchiesta, come e perché è scattata? Tutto parte da Forlì, ma non solo dall’indagine Re Nero della Procura forlivese sui legami tra Asset Banca e Banca di Credito e Risparmio di Romagna (Bcrr). Il grosso è arrivato dall’indagine successiva, sempre coordinata dal procuratore Fabio Di Vizio, e denominata Varano, quella sul collegamento tra Cassa di Risparmio della Repubblica di San Marino e il Gruppo Bancario Delta, un ente che figurava come partecipato dalla Cassa in modo esplicito, dichiarato ed autorizzato da Bankitalia. Seguendo la scia dei soldi, che anche in contanti lasciano tracce, Di Vizio scopre dei passaggi in 5 banche riminesi. Tra queste Carim, e Di Vizio manda una nota in Procura, al procuratore capo Paolo Giovagnoli. A quel punto si tiene un incontro tra magistrati e si parte con il fascicolo riminese. A botta sicura si va su Carim perché già commissariata. Poi, ma solo a settembre o forse più avanti si vedrà se entrare a scandagliare anche le altre banche riminesi.

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