Sole 24 Ore, In bilico il salvataggio di Delta, Isabella Bufacchi

Sole 24 Ore, In bilico il salvataggio di Delta, Isabella Bufacchi

Sole 24 Ore

In bilico il salvataggio di Delta

Isabella Bufacchi

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La Repubblica di San Marino ha compiuto 1708 anni ma il suo elisir di lunga vita viene ora messo a dura prova da una catena di eventi che potrebbe rivelarsi fatale per la sopravvivenza di questo piccolo paradiso fiscale popolato da poco meno di 30.000 cittadini e un numero esorbitante di evasori italiani. Primo: lo scudo fiscale ter e quater in due mesi ha fatto perdere al sistema bancario sammarinese secondo fonti attendibili 4,3 miliardi di euro, un terzo delle masse gestite. Secondo: l’azzeramento in questi giorni del vertice della banca centrale di San Marino (Bcsm) – dimissionari in risposta alle pressioni del Governo – tra pessimo tempismo e massimo danno reputazionale rischia di compromettere l’accordo sul salvataggio del gruppo Delta, istituto di credito al consumo controllato dalla Cassa di Risparmio di San Marmo. Terzo: lo spettro della messa in liquidazione di Delta, eventualità non da escludersi dopo il terremoto presso l’istituto di vigilanza, provocherebbe perdite insostenibili per la Cassa (che pesa al 50% sull’intero sistema bancario sammarinese) e per la repubblica.

San Marino, con asset bancari 9-10 volte il Pil (un rapporto che varia molto prima o dopo lo scudo ter), ricorda l’Islanda. Il rating è alto: confermato ieri da Fitch alla “A” con outlook negativo perchè «la soluzione del caso-Delta, per quanto incerta, andrà avanti con la ricapitalizzazione della Cassa da parte dello Stato: una crisi peggiore sarebbe però una grande sfida per lo Stato», ha spiegato Eral Yilmaz di Fitch. I conti pubblici sammarinesi sono invidiabili per quanto riguarda il debito/Pil 3,9 per cento. Ma un buco da 1,5-2 miliardi dovuto alla liquidazione di Delta metterebbe alle corde la repubblica con Pil attorno a 1,2 miliardi.

Lo scudo ter e quater sta avendo un impatto micidiale perchè ha già prosciugato le casse delle banche sammarinesi con un deflusso monetario (causato dai rimpatri fisici) monitorato finora pari a 2,4 miliardi, sul totale dei 4,3 miliardi dell’emersione in San Marino. «Il paese ha retto un’onda d’urto terribile, il rischio di una crisi di liquidità è stato elevatissimo» hanno detto ieri fonti bene informate. Il colpo assestato dal ministero dell’Economia Giulio Tremonti sta facendo vacillare questo paradiso fiscale, che non ha firmato con l’Italia l’accordo bilaterale per lo scambio di informazioni fiscali per via amministrativa. L’azzeramento dei vertici della banca centrale di San Marino mina ora la reputazione della piccola repubblica. Un protocollo di intesa fra le autorità di vigilanza italiane e di San Marino è «prematuro», senza «un accordo fmanziario fra i due governi»: è quanto hanno sottolineato ieri fonti della Banca d’Italia in merito alle dichiarazioni del segretario di Stato all’Economia di San Marino Gabriele Gatti circa la firma di un protocollo sulla vigilanza consolidata. Via Nazionale ha fatto sapere di seguire «con attenzione» la vicenda ma le fonti ribadiscono come «non possa essere all’ordine del giorno un memorandum of understanding fra le autorità di vigilanza» (limitato a una collaborazione tra autorità) senza un accordo finanziario «a monte».
Dopo il Governo, ora anche il Consiglio direttivo di Bcsm minaccia ritorsioni anche legali contro Biagio Bossone e Luca Papi, già presidente e direttore generale, perché nella loro lettera ai capitani reggenti hanno denunciato pressioni, ingerenze e ostacoli della politica all’attività di banchieri centrali. Bossone e Papi si sono dimessi dopo il licenziamento del capo della Vigilanza, Stefano Caringi.
Il vuoto lasciato sui controlli della vigilanza a San Marino getta inevitabilmente un’ombra sul complesso piano di salvataggio di Delta così articolato: oltre all’ingresso di Banca Intesa che rileverebbe sistemi informatici e risorse umane, una maxi-cartolarizzazione dei crediti sottoscritta dai creditori e con Cassa di risparmio di San Marino che si accollerebbe le tranche più rischiose junior e mezzanine; un aumento di capitale da 225 milioni della Cassa, in buona parte sottoscritto dallo Stato e un prestito subordinato da 150 milioni della Cassa stessa.

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