Stefano Elli di IlSole24Ore:Amphora di Pandora, una fiduciaria di guai

Stefano Elli di IlSole24Ore:Amphora di Pandora, una fiduciaria di guai

 IlSole24Ore

L’inchiesta della procura di Roma

Amphora di Pandora, una fiduciaria di guai

Stefano Elli

Un ginepraio di conti cifrati.
La Pm Perla Lori ha lavorato a lungo sui conti criptati delle fiduciarie Amphora e Smi


Una cessione misteriosa.
Si indaga sul retroscena e sui veri acquirenti della Sammarinese Banca del Titano.


22 milioni.
Il crack della Bdt.
La banca venne acquistata per tre euro nel novembre del 2007 da un gruppo di imprenditori schermati dalle due fiduciarie Amphora e Smi

 Aprire il vaso di Pandora di una fiduciaria ‘off shore’ è il sogno professionale di ogni investigatore finanziario. Ecco perché gli uomini del Nucelo speciale della polizia valutaria, coordinati dalla pm romana Perla Lori, erano soddisfatti quando hanno ‘forzato’ gli scrigni del conto Enrico Maria Pasquini: la fiduciaria romana Amphora, quella sammarinese Smi Sa  e la banca del Vanuatu Ulb. Una volta aperto il varco i militari hanno esaminato i conti criptati, conti coperti da altre intestazioni a loro volta oscurati da altre intestazioni fiduciarie. Si sono trovati di fronte a tante storie diverse: cantanti, sportivi, uomini di spettacolo, imprenditori, tutti renitenti al fisco, eppoi professionisti della ‘stecca’, nel senso di ‘provvigioni’ non dichiarate, e ancora dirigenti bancari, persino uomini legati a Finmeccanica, già arrestati da altre procure.

Tutte queste storie avevano un solo denominatore comune: il signor conte. Tra queste storie ce n’è una vecchia di sei anni  che tuttavia sembra avere interessato gli investigatori al punto da trarne uno spunto d’indagine autonomo. La vicenda è quella del dissesto della sammarinese Banca del Titano, del suo fallimento, e di come passò  di mano cambiando in Smib. La storia di questo piccolo istituto è ancora tutto da scrivere. Di certo c’è che a organizzare una cordata per acquistarlo fu Giampiero Fiorani, ex patron di Bipielle, insieme a Lele Mora e ad altri imprenditori, fra cui Enrico Preziosi.  Non ci riuscirono.

Chi invece ci riuscì, nel novembre 2007, fu proprio il conte Pasquini. Che si fece avanti con Smi e Amphora per rilevare la banca già commissariata appianandone, almeno in parte, il buco da 22 milioni. Naturalmente il conte non agiva per conto proprio. Alle sue spalle c’era una schermatissima (guarda caso) cordata di imprenditori. L’acquisto fu suggellato dal simbolico passaggio di mano di tre assegni circolari da un euro l’uno. Una curiosità: l’advisor legale dell’operazione fu lo studio legale Bussoletti Nuzzo Mularoni, studio di Antonio Nuzzo, vicerettore della Luiss e commissario straordinario del gruppo Cit di nomina Ulivo, che con San Marino ha rapporti frequenti date le numerose amicizie nate all’università di Urbino.

Nel cda della banca, nel frattempo ribattezzata Smib, fece la sua comparsa Francescantonio Di Stefano, imprenditore televisivo, con buone entrature alla Tercas, la Cassa di risparmio di Teramo. Tempo dopo si venne a sapere che Di Stefano possedeva il 60% del capitale. A detenere il 20% poi, c’era Cinzia Ciampani, compagna del direttore generale della Tercas Antonio Di Matteo. Che insieme alla moglie di Massimo Bianconi, direttore generale della Banca delle Marche, faceva affari proprio alla Smib. Non solo. Banca delle Marche, insieme alla Cassa di risparmio di Ferrara risulta avere avuto per un lungo periodo rapporti di affari continuati con l’Amphora del conte Pasquini di cui Carife, sino al 2009, era stata addirittura socia al 15%.  Una bella matassa per gli uomini del Nucleo.

 

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