Sulla Birmania

Sulla Birmania

Birmania: democrazia calpestata

Azioni diplomatiche concrete per la liberazione del Premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, e di tutti i prigionieri politici in Birmania.
La CSU rilancia la condanna contro la giunta militare di Rangoon, che ha nuovamente condannato agli arresti domiciliari Aung San Suu Kyi, mettendo in atto azioni concrete come l’invio in Birmania di osservatori internazionali, l’embargo delle armi e la revisione di una costituzione-farsa che garantisce alla giunta militare il controllo del parlamento birmano.


Nel maggio scorso, dopo la visita a San Marino del segretario del sindacato birmano in esilio Maung Maung, la Centrale Sindacale Unitaria aveva sostenuto presso l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) un appello diretto al Segretario Generale dell’ONU per la liberazione dei detenuti politici e per denunciare la giunta militare birmana alla Corte Internazionale di Giustizia per il crimine del lavoro forzato, crimine praticato contro centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici.


Appello che lo stesso leader sindacale Maung Maung aveva rivolto al Segretario di Stato agli Esteri, Antonella Mularoni, durante l’incontro del 25 maggio scorso a Palazzo Pubblico: “San Suu Kyi è una donna di 64 anni, malata, e in lotta contro l’esercito più potente dell’Asia. I governi possono fare molto e la Repubblica del Titano è un piccolo Stato che in sede ONU può giocare un ruolo incisivo perché libero da vincoli e interessi economici e geopolitici”.


La CSU invita inoltre i cittadini sammarinesi a partecipare alla campagna “LIBERIAMO AUNG SAN SUU KYI E TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI ORA!” firmando la petizione disponibile sul sito www.birmaniademocratica.org

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