Tercas Smib. Caso Tercas. Marcello Martelli, piazzagrande.info

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“Caso Tercas”: quando la stampa libera è un insetto solitario e repellente da annegare nell’indifferenza.

Domenica 06 Maggio 2012 alle 19:13

Marcello Martelli

Facile dire, ora, “noi l’avevamo sospettato”. Basta tornare al settembre dell’anno scorso, quando, in un coro di osanna e peana, per primi osammo parlare di “terremoto al vertice della Cassa di Risparmio della provincia di Teramo, la più importante e forte in Abruzzo”, sottolineando a dovere ciò che si voleva spacciare per semplice “normalità” ed era, viceversa, un evento preoccupante.
Quando sottolineammo che, nel momento più bello della festa, abbandonava la scena il “regista” delle fusioni e della crescita, il direttore generale Antonio Di Matteo. Quel personaggio che, in ogni foto celebrativa apparsa sui giornali, si collocava a fianco del presidente Tercas, Lino Nisii. Poi, accennando all’improvvisa partenza, continuammo così l’elenco delle perplessità:”Chi legge le poche frettolose informazioni sulla “notizia-bomba”, colto di sorpresa, resta basito e insoddisfatto. Perchè mai il “fine stratega” della finanza abruzzese d’avanguardia, colui che “pensa in grande” e che è riuscito ad inghiottire la Caripe, con la prospettiva di papparne altre, perché mai lascia e se ne va? L’interrogativo nasce naturale e pertinente. Né è forse bene che, ancora una volta, si lasci tutto in pasto al solito gossip. Alle deduzioni fondate o no. Alle ipotesi più o meno opportune…”.
Ma andiamo avanti nella rilettura di ciò che scrivemmo allora e nessuno prese in seria considerazione:”Vero che una banca esercita un potere forte, fortissimo, che spesso rende reticente e prudente chiunque. A cominciare dalla stampa locale. Che non a caso, proprio su questi eventi, troppo avara di notizie, si trova ora al centro di critiche e commenti poco gradevoli. Siamo perciò certi che, prossimamente, il riserbo ermetico sarà sciolto, il top-secret mandato in soffitta. E il “caso Di Matteo” spiegato e chiarito fino in fondo, quando il personaggio saluterà per salpare in direzione Bologna. A fare cosa non è stato ancora precisato. Ma Bologna è vicinissima a S. Marino… che già tanto gossip ed illazioni ha alimentato in questi mesi ed anni dell’”era Antonio Di Matteo”. Personaggio di “grande professionalità e ambizione”, è stato detto. Forse troppo, aggiungiamo, avendo il suo nome fatto spesso capolino nelle cronache della Repubblica del Titano e nazionali. Più che su quelle locali, in Abruzzo.
Sicché è evidente che ora tornino a galla molte domande. Ancora senza risposta, mentre il dr. Di Matteo si prepara a lasciare il palazzo di Corso S. Giorgio. Dove il primo fragoroso squillo di trombe si è fatto sentire nel giugno dello scorso anno con una notizia-bomba. Ricordate? Almeno cinquanta i nomi di abruzzesi “amici di S. Marino” coinvolti in una vicenda oscura, da “paradiso fiscale” e altro. Con risposte ancora da dare e curiosità da togliere. A cominciare da quel “blitz” del 30 giugno 2011 (meno di tre mesi fa), quando uomini della Finanza si presentarono negli uffici della direzione generale Tercas di Corso S.Giorgio”. Infine, la nostra ipotesi conclusiva:”L’uscita imminente di Di Matteo dalla Tercas sicuramente offrirà l’occasione: per accendere nuovi riflettori su presunte spericolate operazioni di ingegneria finanziaria compiute; sulle luci e le ombre della “spedizione” teramana a S. Marino; sul recente commissariamento dell’istituto bancario nato sulle ceneri della Banca del Titano e, dulcis in fundo, sull’intreccio fra affari & “banchieri made in Teramo”. Protagonisti di una storia tutta ancora da raccontare.”
Domande e perplessità, allora, cadute nel vuoto e nella solita indifferenza, mentre la stampa locale perseverava nell’abituale cerimoniale genuflesso e reverenziale, che finisce per dare alla testa ai signori del Palazzo, fino a perdere il controllo dall’alto di quelle poltrone dove sono incollati da una vita. Una voce, sia pure netta e chiara come la nostra, anche in questa occasione, era stata accolta al pari di un insetto repellente e fastidioso. Da annegare e spegnere nell’indifferenza e “nel parliamo d’altro”. Fino a quando il tappo è saltato o ora, per favore, diamoci da fare per raccogliere i cocci del disastro. Senza (possibilmente) ulteriori perdite.

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