Visti di profilo. Stiven Muccioli

Visti di profilo. Stiven Muccioli

Quando mi accinsi a scrivere la mia tesi di laurea, qualche anno fa, mi
interessai al profilo del cittadino sammarinese, confrontandolo con quello di
altri paesi occidentali. Ne venne fuori che prendendo come modello un “giovane”
sammarinese (fra i 35 e i 45 anni), la popolazione occidentale che più gli
assomigliava era quella degli Stati Uniti d’America. Sembra incredibile.

In realtà, spulciando fra i libri dell’epoca, arrivai a scoprire che di
punti in comune, ce n’erano più d’uno. Non certo economici o organizzativi, ma
culturali. Ideologici. Il cittadino americano, molto più di quello europeo,
arrivava ad identificarsi con la mentalità indipendente ed orgogliosa
sammarinese. Utilizza le nuove tecnologie e ha una visione della politica molto
partecipativa e democratica.

In Europa Meridionale, San Marino è una vera e propria anomalia. Lo
sviluppo del settore del terziario avanzato, con i suoi mille uffici, ha portato
la popolazione fra i 35 e i 45 anni ad utilizzare strumenti tecnologici come
Internet, mediamente molto prima e in modo molto più diffuso che -ad esempio- in
Italia o in Francia, e le piccole dimensioni hanno fatto il resto.

Insomma: San Marino è un paese più vivo e più moderno di quanto si possa
pensare. Un piccolo stato con una popolazione anziana molto numerosa, ma anche
molto staccata culturalmente dalla nuova generazione che avanza.
Inesorabilmente.

Analisi sociale della popolazione

Per comprendere pienamente i rapporti sociali che intercorrono fra
popolazione, media e politica a San Marino, è importante capire prima di tutto
chi stiamo osservando. Per fare questo, analizzeremo la situazione culturale
della popolazione adulta sammarinese grazie ad una ricerca sperimentale svolta
nel 2006 da Vittoria Gallina e Benedetto Vertecchi (in La cultura degli adulti:
Il profilo della popolazione sammarinese. Gallina, Vertecchi, 2006).

Scopo di questa indagine era di fornire elementi di riflessione utili per
avviare iniziative di sviluppo del profilo culturale della popolazione. Questo
piano, presentava una significativa differenza rispetto a quelli effettuati
altrove. Si teneva conto infatti, della rapida crescita della speranza di vita e
della presenza nella popolazione di un notevole numero di anziani che conservano
capacità utili nella vita sociale e nel sistema produttivo.

A differenza perciò, dei dati derivanti da altre indagini (pure di grande
rilevanza, come quelle promosse dall’Ocse), che presero in considerazione
campioni di popolazione fino al limite dei 65 anni, si tendeva per la prima
volta a delineare il profilo culturale anche delle persone di età compresa fra i
66 e 75 anni.

Nel corso del Novecento si è assistito ad un cambiamento sempre più rapido
nelle caratteristiche della popolazione. Da un punto di vista culturale, si è
avuta la progressiva affermazione dell’educazione scolastica come condizione
normale di sviluppo dell’infanzia e dell’adolescenza. Negli ultimi anni del XX
secolo, si è assistito ad una accelerazione nella crescita dell’offerta di
istruzione scolastica, tanto che all’inizio del nuovo secolo è apparsa
consolidata la tendenza a considerare normale la frequenza della scuola per
l’intera fascia dell’istruzione secondaria (prima inferiore, poi anche
superiore).

Così descritto, il fenomeno sembra seguire una logica di espansione
lineare. Se si accettasse questo, dovremmo giungere alla conclusione che il
profilo culturale della popolazione ha presentato un’evoluzione positiva. Ma
questa sarebbe un’interpretazione troppo semplicistica, che non reggerebbe alla
constatazione dei tanti aspetti contraddittori che si riscontrano nei
comportamenti sociali. A ben vedere, questa interpretazione non è altro che il
residuo di una concezione ottocentesca del ruolo della scuola.

A dimostrazione di ciò, possiamo osservare come dalla metà del Novecento, i
sistemi educativi sono entrati in crisi. Ciò ovviamente non significa che alla
desiderabilità sociale si sia sostituito un rifiuto. Ma vuol dire che non è più
possibile giungere alla conclusione che il profilo culturale della popolazione
sia determinabile soltanto dal livello scolastico. Da un’interpretazione lineare
è stato necessario passare ad una capace di raggruppare i molti aspetti della
vita sociale.

Negli anni ‘80, proprio partendo dalla necessità di cambiare punto di
vista, si incominciò a dubitare che la semplice fruizione di un periodo più o
meno consistente di educazione scolastica fosse di per sé condizione sufficiente
per il possesso nel corso della vita di competenze basilari, come quelle
alfabetiche. Un’indagine Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico, alla quale aderiscono tutti i maggiori paesi industrializzati)
eseguita verso la metà degli anni ‘90, rivela che in Italia quasi un terzo della
popolazione compresa fra i 16 e i 65 anni appare priva della capacità di
comprendere testi semplici formulati in forma scritta, e solamente l’8% della
popolazione dimostra di poter comprendere testi di elevata complessità.

I dati italiani, certamente inquietanti, possono in parte essere spiegati
se si considera che la maggior parte della popolazione al di sotto dei 50 anni
non ha potuto fruire di un periodo di istruzione di otto anni.

L’indagine effettuata nella Repubblica di San Marino consente di comparare
il profilo culturale della popolazione con quelli rilevati dall’Ocse nel corso
degli anni ’90 nella maggior parte dei paesi industrializzati.

La popolazione sammarinese, che conta circa 35.000 individui, costituisce
una sorta di campione naturale, e non può essere assimilata a quella italiana. È
vero che nei due paesi si parla la stessa lingua, che determinati fenomeni
sociali hanno assunto le medesime consistenti dimensioni e che la
scolarizzazione diffusa ha seguito un percorso di crescita parallelo, ma è anche
vero che l’identità sammarinese deriva da una lunga tradizione storica di
indipendenza, con proprie istituzioni e proprie leggi.

Il profilo del cittadino Sammarinese

Circa il 44% della popolazione sammarinese dispone di un titolo di studio
superiore alla licenza di scuola secondaria inferiore, mentre circa l’11% della
popolazione ha conseguito un titolo di studi secondari (laurea, specializzazione
ecc.). Il risultato è che in media, si fruisce di 11,09 anni di istruzione
scolastica. Già di per se, questo dato è rilevante, in quanto mostra un livello
scolastico molto alto.

Uno dei dati più significativi però, è indubbiamente quello riguardo l’uso
dei nuovi media di informazione. A San Marino, circa il 60% della popolazione ha
competenze basilari nell’uso dei computer e circa il 40% utilizza internet per
informarsi.

Questa ricerca sperimentale del 2006 ci porta a conoscenza di un altro dato
importante per capire la direzione dell’evoluzione socio culturale sammarinese.
Questo è ricavabile dal test di risoluzione di problemi (Problem Solving) e da
quello riguardante le prove cognitive.

Paragonando questi dati con quelli di altri paesi occidentali, osserviamo
che nella Repubblica di San Marino, oltre alla tendenza all’incremento dei
livelli di istruzione nelle fasce più giovani, si manifestano i segni di
un’involuzione tipica di molti paesi industrializzati, a cominciare dagli Stati
Uniti.

Ci si aspetterebbe, infatti, che il rendimento più alto fosse dato dalla
fascia compresa fra i 26 e i 35 anni, visto che tendenzialmente è la fetta di
popolazione che ha terminato più recentemente il percorso di studi scolastici.
Invece non è così, in quanto la fascia 36 – 45 ottiene risultati migliori.
Questo fenomeno è dovuto al fatto che il modello scolastico non riesce a fornire
una preparazione duratura e stabile.

Procedendo nel confronto con i dati relativi ad altri paesi industriali
occidentali, è evidente come la popolazione sammarinese presenti caratteristiche
praticamente identiche a quelle italiane nella fascia di età 56 – 65. Ma a
dispetto di quanto si possa pensare, questa somiglianza non è la regola, ma
l’eccezione. Infatti, in tutte le altre fasce di età, San Marino presenta
caratteristiche molto più simili agli Usa che all’Italia. E questa somiglianza è
tanto più evidente, quanto abbassiamo la fascia di età, fino ad arrivare alla
fascia 25 – 35 che presenta notevoli somiglianze con i valori
statunitensi.

Questo quadro della popolazione sammarinese, ci restituisce un’immagine di
un gruppo sociale decisamente atipico. Da una parte, troviamo che l’incidenza
numerica e culturale della popolazione anziana è assolutamente decisiva, almeno
quanto in Italia, da un’altra parte, notiamo come la popolazione più giovane sia
incanalata verso uno sviluppo sociale molto simile a quello di paesi come Stati
Uniti, Canada e Germania.

San Marino e Stati Uniti: Il perché di alcune somiglianze
sociali.

Analizzando le caratteristiche proprie della popolazione sammarinese che
vengono evidenziate dai dati della ricerca sperimentale che abbiamo osservato,
appare chiaro come il modello sociale dell’adulto sammarinese contemporaneo sia
particolarmente simile a quello di un paese come gli Stati Uniti.

Ma questo non è un caso.

 Da sempre infatti, vi è un particolare rapporto che lega la piccola
repubblica sul monte Titano agli Usa. Per spiegare questa peculiarità, è
necessario osservare come queste due culture apparentemente molto diverse, sono
venute a contatto nel corso dei secoli.

 È risaputo che uno dei più grandi vanti di San Marino è da sempre quello di
potersi fregiare del titolo di “repubblica più antica del mondo”. Questa
particolarità in passato evidentemente più presa in considerazione, spinse molti
scrittori e giornalisti americani a raccontare di San Marino.

Uno dei momenti storici più particolari e significativi nella storia
sammarinese fu certamente quello che intercorse a cavallo fra il XVIII e il XIX
secolo. Fu proprio in questo periodo che gli Usa vennero a contatto con quella
che era la realtà sammarinese.

A sancire l’interessamento sincero degli stati uniti verso San Marino fu
John Adams, secondo presidente della storia americana. Egli, in seguito ad un
viaggio nella repubblica, promosse il racconto della sua storia attraverso
alcuni scritti pubblicati in patria.

Un altro contributo fondamentale a questo legame, fu indubbiamente dato da
George Washington Erving, un diplomatico americano che giunse ad affermare che
entrare a contatto con la realtà tipica sammarinese dovrebbe essere il motivo
principale di un viaggio in Europa da parte di un vero cittadino americano. Lo
Erving, ebbe lunghe discussioni con i governanti sammarinesi, su come fare
politica e su concetti costituzionali quali la libertà dell’individuo e il
concetto di indipendenza.

Questi contatti, nei secoli contribuirono alla moderna impostazione
politico – legislativa di San Marino, addirittura avvicinando il modello
sammarinese più a quello americano che a quello italiano.

Il fascino che la
repubblica di San Marino esercitò sui primi americani fu tale che Attilio Brilli
ne “Il mito americano dell’innocenza” (in Alla ricerca della repubblica ideale.
A cura di A. Brilli, 2002) descrive così questo sentimento:

“ l’interessamento americano per San Marino è naturalmente determinato
dalla struttura e dal funzionamento della repubblica più antica del mondo,
dall’autentico “prototipo della più perfetta e ammirevole società civile”… E’
allora l’individuo semplice, incorrotto e incorruttibile, davanti al quale
s’inchinò lo stesso Napoleone, che avvince un diplomatico e un costituzionalista
americano come lo Erving. In quella dimora ruvida e tenace come la roccia alla
quale è abbarbicata, colma di libri di storia americana, il discendente dei
padri pellegrini ritrova i germi di quella libertà, di quel candore, di quella
innocenza di cui non c’è più traccia nei paesi del vecchio mondo. Vi trova una
scheggia antica del nuovo mondo.” [Brilli, 2002]

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