Carlo Franciosi L’informazione di San Marino: La Babele nostrana

Carlo Franciosi L’informazione di San Marino: La Babele nostrana

Carlo Franciosi L’informazione di San Marino: La Babele
nostrana

Solo per i pochi sprovvisti di
conoscenze bibliche, ricordo
che il mito della torre di Babele
si riferiva all’intervento stizzito
del Creatore il quale, per bloccare
l’orgogliosa costruzione di
una torre che doveva arrivare a
lambire gli spazi celesti e per
punire l’ambizione degli uomini,
provocò una tale confusione (…)di linguaggio tanto che non si
capirono più tra loro e vennero
dispersi sulla terra.

Mi servo della narrazione di
questo mito, tante volte riproposto,
per stigmatizzare il comportamento
del mondo politico
sammarinese che non riesce a
trovare un linguaggio comune e
si sta impegolando in situazioni
sempre più intricate, tanto da
far pensare al maligno disegno
di qualche onnipotente locale,
che sparge zizzania per tenere
in mano le sorti del Paese.
Le forze (o debolezze?) politiche
sono tutte sotto esame.

A cominciare da quelle di sinistra
che hanno imbandito il
“tavolo riformista”, intorno
al quale in teoria si sarebbero
seduti in parecchi, ma che
rapidamente si è trasformato
in una porta girevole con gente
che entra ed esce a seconda
del garbino, anche perché in
diversi sono ancora nel dubbio
se invitare al convivio l’eterna
Dc. Infatti, pur spennacchiata
com’è, la ritengono indispensabile
per ogni ipotesi di governo
(bontà loro!).

In effetti sono più preoccupati
di controllarsi a vicenda nella
concorrenza interna, che non di
relegare una buona volta il partito,
che da decenni strapazza il
Paese, in una tranquilla posizione
d’angolo dove leccarsi le
ferite e le rogne e per fare un serio
esame di coscienza, pratica
che per i pii dc dovrebbe essere
di routine.

Alleanza popolare, a sua volta,
pur essendo nata per contrastare
il potere Dc, si è rassegnata
a una funzione subalterna di
condizionamento e in seguito a
“vigile” assistenza, senza voler
capire che il proprio atteggiamento
l’avrebbe condotta a una
presenza insignificante nella
vita politica della repubblica,
se non addirittura a bersaglio
dell’accusa di colpevole connivenza.

Il tentativo ingenuo di riprendere
vigore attraverso la fusione
con quel che resta di “Unione
per la Repubblica”, con la nuova
sigla “Repubblica futura”,
è indice dello smarrimento del
vertice di Ap, anche perché le
due formazioni prossime al connubio
nel frattempo si trastullano
stuzzicandosi sulle contraddizioni
dell’essere al governo (…)in funzione di opposizione e
viceversa di essere all’opposizione
in attesa di guadagnare
il governo. Senza dire che sono
scarsi in aritmetica perché non
considerano che 2 più 2 fa quattro,
non fa 24 e tanto meno 31…
I movimenti di recente comparsi
sulla scena pubblica (Rete,
Civico 10 e gli indipendenti Pedini
Amati e Lazzari), pur rappresentando
una promettente
novità nella politica sammarinese
in fase sclerotica, con il
positivo concorso di elementi
giovani decisi a cambiare le
cose, come dimostrato dalle recenti
vicende referendarie, rischiano
di attardarsi troppo nei
distinguo, nelle reciproche gelosie
e nelle ipotesi, abbastanza
velleitarie, di essere autosufficienti
per rinnovare la società
sammarinese senza tanti compromessi.

Questa analisi è purtroppo pessimistica,
ma anche realistica,
per cui c’è poco da stare allegri.

Allora sembra opportuno pensare
di ritornare a quello che
abbiamo detto e scritto, in pochi
fra i dirigenti di Ap, all’indomani
del terremoto dell’ottobre
scorso, quando parlammo
della crisi del sistema di potere
democristiano, paragonabile al
crollo del regime fascista del 28
luglio 1943.

Questa volta non si è arrivati al
crollo per via della solerte opera
di puntellamento messa in
atto da Alleanza popolare, ma
le condizioni per la caduta della
maggioranza c’erano tutte.
Come c’era l’opportunità di affrontare
la situazione di emergenza,
attraverso una serie di
passaggi istituzionali che prevedessero
una fase costituente
per riportare la Repubblica
sulla strada di una democrazia
vera; cosa che fu fatta con molta
saggezza negli anni 1943-’45.
Oggi la situazione politica si è
molto aggravata e appunto la
babele sta paralizzando i deboli
tentativi di trovare una via di
uscita.

A questo punto è d’obbligo rimettere
le sorti di San Marino
nelle mani del popolo, il quale
è certamente meno sprovveduto
di quanto si creda e più disposto
a fare le scelte giuste, qualora
venga direttamente responsabilizzato
e non sia condizionato
da una casta politica e dirigenziale
troppo interessata al mantenimento
dello status quo.
Le strade percorribili sono
varie, a cominciare dalla presentazione
di 2-3 liste civiche per la nomina di un Consiglio
G.G. a tempo determinato (ad
esempio un anno), che consenta,
in accordo con la Reggenza,
la formazione di un governo
provvisorio con compiti ridotti
all’essenziale, per poi tornare
alla normale dialettica democratica
con nuove elezioni regolari,
anche attraverso l’adeguamento
delle leggi elettorale
e referendaria attuando soluzioni
in linea con quanto richiesto
dal corpo elettorale nella
recente tornata referendaria.
Buon lavoro

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