I 30 DIVENTANO 31

I 30 DIVENTANO 31

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 i 30 diventano 31

Lo stesso mercoledì 18
settembre in cui la delegazione della
compagine democratica è andata dalla Reggenza per presentare il
documento attestante fra l’altro la perdita della maggioranza consiliare da
parte della coalizione governativa, comincia a circolare nel paese la notizia
che il consigliere Attilio Giannini, eletto nel 1955 come indipendente nella
lista del PCS, ha abbandonato la coalizione governativa per unirsi ai 30
consiglieri dell’opposizione.

La voce su Giannini è
fondata. Se ne ha conferma il giorno dopo, cioè giovedì 19 settembre: lo stesso
giorno in cui è convocato il Consiglio.

Il
Consiglio è convocato per le ore 15.

Alle ore 11 Bigi,
Giancecchi e Galassi chiedono di nuovo udienza alla Reggenza. Esibiscono un
documento firmato dai consueti 30 consiglieri della compagine democratica
ed un ulteriore documento firmato da Attilio Giannini, con cui egli dichiara di
aderire alla formazione della maggioranza consiliare composta dai gruppi
democristiano, socialista indipendente e socialista democratico
.

Dunque, Bigi, Galassi e
Giancecchi alle ore 11 del 19 settembre comunicano formalmente alla Reggenza che
si è costituita una nuova maggioranza consiliare. Con ogni inerente
conseguenza
– precisano – a partire da quello stesso giorno: nel pomeriggio
la nuova maggioranza non avrebbe votato per i Reggenti proposti dal
Governo
, ma due propri candidati. Fanno sapere, inoltre, di essere
preoccupati per la voce … che il Consiglio non si sarebbe più riunito.
Nel caso i tre rappresentanti della compagine democratica non esitano ad
indicare come responsabile la Reggenza stessa.

La
Reggenza assicura Bigi, Giancecchi e Galassi che il Consiglio avrebbe avuto
luogo regolarmente.

Appena i
tre rappresentanti della compagine democratica lasciano il Palazzo, la
Reggenza convoca urgentemente il Congresso di Stato. Il Congresso prende
in esame il parere del giurista cesenate avv. Comandini, riportato da
Gino Giacomini e Domenico Morganti appena tornati, appunto, da Cesena dove si
erano recati di buon’ora, quello stesso giorno.

 Poco dopo
Gildo Gasperoni per il Partito Comunista ed Enrico Andreoli per il Partito
Socialista
presentano alla Reggenza le lettere di dimissioni da
consiglieri della precedente maggioranza con firme autentiche
datate 19
settembre 1957.

Le lettere
sono complessivamente 34.

Fra di
esse ci sono quelle degli stessi due Reggenti in carica, Giordano Giacomini e
Primo Marani. Ci sono quelle di quattro consiglieri eletti nel 1955 nella lista
del PSS ed ora appartenenti al PSIS cioè Alvaro Casali, Domenico Forcellini,
Giuseppe Forcellini e Federico Micheloni. C’è quella del consigliere Attilio
Giannini eletto nel 1955 come indipendente nella lista del PCS, che aveva
comunicato per iscritto alla Reggenza poche ore prima di aver lasciato la
maggioranza per aderire alla nuova compagine democratica, senza di certo
aver espresso la volontà di dimettersi dal Consiglio.

La Reggenza annuncia
quindi con un manifesto affisso sulla porta del Palazzo che le sono pervenute
appunto le lettere di dimissioni di 34 consiglieri e stabilisce che il Consiglio
deve considerarsi sciolto. E con un ordine scritto al Capitano
Sozzi dispo­ne che il pubblico Palazzo, dalle ore 14 del 19 corrente e fino a
nuovo ordine, rimanga chiuso e presidiato dalle forze di Polizia. È consentito
l’accesso ai Segretari di Stato e alle persone da Loro stessi
autorizzate
.

Nello
stesso pomeriggio del 19 settembre la Reggenza emette il decreto che fissa le
elezioni per il 3 novembre.

 

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