“Non si condivide l’urgenza di emettere un decreto proprio alla fine dell’anno senza nemmeno avviare un confronto degno di questo nome; alcuni interventi erano stati solo parzialmente enunciati, e non si è mai ragionato entrando nei dettagli, men che meno si è lavorato su una bozza!”.
Così le Federazioni Pubblico Impiego della Centrale sindacale unitaria giudicano il decreto n. 213, promulgato il 30 dicembre 2021 che apporta diverse modifiche alla legge 188/2011 e al decreto n. 162/2021, ovvero il nuovo fabbisogno della Pa da poco approvato”.
“Solamente oggi, dopo che è stato emesso il provvedimento, è stata convocata una riunione per discutere delle modifiche apportate. Sono interventi che cambiano la struttura e l’organizzazione della Pa di diversi Uffici che operano già oggi in difficoltà – dicono le Federpubblico impiego della Csu in una nota congiunta -. In particolare prevedono: l’accorpamento della Segreteria istituzionale e della Segreteria esecutiva; il progressivo accentramento delle attività della gestione del personale; trasferimenti di competenze fra Ufficio Attività di Controllo, Ufficio del Lavoro e Ufficio Attività Economiche, Avvocatura dello Stato, Protezione Civile, Ufficio Pianificazione Territoriale e Ufficio del Turismo; la creazione di una nuova figura professionale di Posizione Organizzativa con incarico triennale deciso dal dirigente, che andrà progressivamente a sostituire i Resuniop (Responsabile Unità Operative). Così i profili più alti di responsabilità della Pubblica amministrazione saranno progressivamente tutti a termine, minando l’autorevolezza e l’autonomia della Pa”.
E ancora: “Occorre condividere gli obiettivi che si intendono perseguire insieme ai lavoratori, che sono i primi che devono recepirli e metterli in pratica, e alle parti sindacali, che possono dare il loro contributo per migliorare le norme; in assenza di tutto questo diventa difficile immaginare che tutto ciò possa funzionare. Si dirà che c’è tempo per il confronto, che il decreto deve essere portato in ratifica e che si può modificare; si dirà che il personale non perderà nulla, ma noi diciamo ai signori del governo che non è questo il modo di considerare la Pubblica amministrazione e le parti sociali; il confronto deve essere preventivo e non quando si è già deciso tutto“.
“Non si può nemmeno accampare la scusa dell’emergenza sanitaria; qui c’è invece una emergenza democratica! È una politica che non intende spiegare preventivamente cosa vuole fare, che non è capace di coinvolgere e motivare le persone! Una politica che non riesce a capire che le scorciatoie e i metodi unilaterali e decisionisti non portano buoni risultati”, evidenziano con tono polemico le Federazioni Pubblico Impiego della Centrale sindacale unitaria, che poi aggiungono: “Speriamo di sbagliarci, ci auguriamo vivamente che si possa aprire una stagione di condivisione dei provvedimenti che dovremo adottare a breve, in primis quello sul precariato, e che consenta il rinnovo del contratto di lavoro del settore Pubblico Allargato, da troppi anni scaduto”.
“Dobbiamo lavorare tutti per una pax sociale, tutelando la nostra piccola comunità, anziché mostrare i muscoli e soffiare sul fuoco del conflitto o alimentare la protesta”, chiosano le Federazioni Pubblico Impiego della Csu.