Patrizia Cupo di Corriere Romagna San Marino riferisce delle critiche che sono piovute sul Tribunale della Repubblica di San Marino, per il clamoroso arresto, sabato scorso, dei tre sammarinesi implicati nella indagine
Staffa: Livio
Bacciocchi, Roberto
Zavoli e Oriano
Zonzini.
(…) se le tesi degli inquirenti napoletani sono note, rimangono avvolte dal segreto quelle degli investigatori sammarinesi: oltre una decina le indagini aperte sul Titano e tutte coperte, infatti, dal regime speciale di segretezza.
Di certo, si sa solo che i mandati di cattura spiccati appena sabato mattina (nonostante il tribunale commissariale indaghi da oltre 10 mesi) sono stati firmati dal commissario della legge Simon Luca Morsiani.
L’esigenza cautelare, spiegano i legali Stefano Caroli (che difende Zavoli assieme al collega Luca Della Balda) e Gian Nicola Berti (per Zonzini) nascerebbe dal timore dell’inquinamento delle prove: il mandato di cattura, poi, sarebbe stato spiccato in virtù delle discordanze tra la ricostruzione dei fatti offerte da Bacciocchi in Italia e quanto dichiarato da Zavoli a San Marino. «Non mi sembra sussistano le esigenza cautelari – taglia corto l’avvocato Caroli -: nei dieci interrogatori a cui è stato sottoposto, Zavoli ha cercato di ricostruire i fatti con le relative documentazioni e ha operato gomito a gomito con i magistrati. Il mandato di arresto? Mi pare più un colpo di teatro degli inquirenti per far vedere che anche loro esistono».
Più cauto il legale Berti: «Ci dicono sia necessaria una nuova raccolta di prove, Zonzini è sempre stato molto collaborativo e ha chiarito di aver eseguito semplicemente degli ordini. Aspettiamo l’interrogatorio».
Leggi la ordinanza
cautelare del gip di Napoli Isabella Iaselli con intercettazioni.
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