Patrizia Cupo di Corriere Romagna San Marino si occupa della indagine
Staffa, mettendo in primo piano non l’avv. Livio Bacciocchi, ma Roberto Zavoli che pare essere entrato in contatto con i Vallefuoco forse nel 2006 quando fu aperto a Gualdicciolo un forno pasticceria. Zavoli fra l’altro non nasconde ‘legami con la politica‘, che la Cupo cerca di portare alla luce.
Zavoli fu anche l’amministratore di Ises, la società di recupero crediti che, secondo gli inquirenti, operava con metodi estorsivi; stando all’ordinanza firmata dal gip di Napoli Isabella Iaselli, il sammarinese era anche il tramite degli affari tra Vallefuoco e
Bacciocchi.
E ancora: è con lui, che il boss dei casalesi programma l’agguato a Bacciocchi.
E’ sempre lui a “consigliare” a Vallefuoco di andare a Riccione «se vuole spezzare un braccio a Bacciocchi». «Ises è chiusa dal 2009: non facevamo estorsioni – racconta -. Io non sapevo da dove venissero quei soldi. Mi sono accorto che le cose puzzavano nel 2009: allora inviai una raccomandata cattiva a Bacciocchi e Vallefuoco. Io, delle altre cose, non so nulla.
So solo che sono pieno di debiti: se fossi un mafioso, i soldi li avrei». E quella brutta vicenda dell’Impresit 2000, quando nel novembre del 2005 qualcuno sparò colpi di pistola contro il portone dell’impresa edile? «Hanno sbagliato porta. Non c’erano mai state minacce. Non è poi vero che presentai io Vallefuoco a Livio: fu Bacciocchi a chiedermi di costruirgli il forno…».
Ma chi erano, allora, questi amici- politici che assicuravano protezione e affari a Bacciocchi? «E’ una questione delicata: io non so se posso… – tentenna Zavoli che non nasconde di sapere, poi affonda -: io so solo che devo salvare la mia casa, la mia famiglia. Se mi salvano loro, i politici, bene, sennò mando tutti in galera».
Leggi la ordinanza cautelare del gip di Napoli Isabella Iaselli, con le intercettazioni
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