“A parità di lavoro deve corrispondere parità di diritti”, l’ha detto Landini (Cgil) durante la sua visita a San Marino

“A parità di lavoro deve corrispondere parità di diritti”, l’ha detto Landini (Cgil) durante la sua visita a San Marino

“È stata una giornata storica quella dello scorso 1° settembre per i rapporti tra Csdl e Cgil”.

Così la Csdl sulla visita del leader della Cgil, Maurizio Landini, per la prima volta a San Marino, ha messo il suggello più prestigioso alla firma dell’accordo tra le due organizzazioni che istituisce la doppia affiliazione.

“Siamo emozionati – afferma in una nota il segretario della Csdl, Enzo Merlini – perché firmare un accordo in cui si sancisce che un lavoratore frontaliero è automaticamente iscritto alla Csdl e alla Cgil, per noi è un fatto straordinario. L’obiettivo concreto è quello di aumentare i servizi, sia per i lavoratori frontalieri dei due paesi che per i cittadini residenti a San Marino, i quali, attraverso la presenza di operatori della Cgil, potranno svolgere una serie di adempimenti presso la nostra sede, piuttosto che doversi recare a Rimini o in altre città limitrofe. Questa collaborazione si esplica in un’ottica europeista, e noi lo siamo da sempre. Infatti, abbiamo compreso da tempo che non possiamo farcela da soli; questo principio è alla base della nostra collaborazione con la Cgil sia a livello territoriale che a livello transnazionale, in particolare europeo. Infatti, le decisioni principali oggi vengono prese a Bruxelles: attraverso la Confederazione europea dei sindacati, a cui anche Csdl e Cgil sono affiliate, vogliamo influire sulle decisioni che vengono assunte dall’Ue”.

L’importanza di questo accordo è stata evidenziata anche dal segretario generale Cgil, Maurizio Landini, all’inizio del dibattito moderato dalla giornalista di San Marino Rtv, Sara Bucci. “Quando un lavoratore entra in una sede sindacale, ora entra a casa sua, sia che si trovi a San Marino alla Csdl o ad esempio a Rimini alla Cgil”, ha commentato Landini.

“Questo accordo – ha proseguito il leader Cgil – risponde all’esigenza del mondo del lavoro, che è quella di unirsi: quando si è frantumati e divisi si è più deboli. Ma ha anche un significato più generale, perché vuole contrastare una logica che è passata in questi anni anche in Europa; cioè, determinati diritti vengono riconosciuti in base al paese di residenza. Questo fa arretrare i diritti delle persone, in quanto mette in competizione i paesi e il mondo del lavoro. Invece abbiamo bisogno di affermare il principio che a parità di lavoro deve corrispondere parità di diritti e di condizioni”.

“Il limite dell’Unione europea – ha puntualizzato Landini – è che è stata costruita intorno alla moneta unica, ma non sulla socialità e sui diritti. Abbiamo sistemi fiscali, sociali e diritti diversi nei vari paesi; ma questa Europa deve misurarsi con realtà molto grandi, come la Cina, gli Stati Uniti, l’Africa. La caratteristica dell’Europa nella storia, dal dopoguerra in poi, è quella di aver realizzato una mediazione tra il capitale e il lavoro, che ha originato sistemi di stato sociale che in altre aree del mondo non esistono. Molti dicono che questi sistemi non possono più reggere e che occorre andare verso la privatizzazione dei servizi pubblici; noi invece dobbiamo batterci per difendere il welfare, e fare in modo che i diritti vengano estesi. Per un lavoratore, il modo migliore per tutelarli, è che questi diritti li abbiano tutti. Quindi, il significato di questo accordo firmato, va ben oltre i contenuti scritti”.

Il tema della mancanza di diritti si riflette sul dramma delle morti sul lavoro, che in Italia avvengono pressoché quotidianamente. “Oggi c’è troppa precarietà; in qualunque luogo di lavoro, le persone non hanno gli stessi diritti e le stesse tutele, pur svolgendo le stesse mansioni. C’è il dipendente della ditta in appalto, il lavoratore del subappalto e così via. Questa è una situazione che va cambiata. In molti casi a morire sul lavoro sono proprio quelle persone che lavorano nelle aziende dell’appalto e del subappalto, dove c’è una concorrenza spietata e spesso non c’è alcun rispetto delle norme in materia di sicurezza. Chi fa gli appalti si disinteressa delle conseguenze, perché vince l’azienda che fa il prezzo più basso, a prescindere dalle condizioni di lavoro delle persone. Per cambiare le cose è necessario che i lavoratori si organizzino e si uniscano”.

Sul tema dell’occupazione, i dati in Italia sono migliorati, ma il Segretario Landini invita a non soffermarsi solo sul dato numerico. “Intanto c’è il problema di come vengono calcolati i dati; se si conta anche chi lavora un mese all’anno, allora è inevitabile che le percentuali degli occupati aumentino. Fino a giugno ci sono dati che hanno indicato una ripresa dell’occupazione, ma da luglio in poi, soprattutto nel manifatturiero, gli ordini sono calati. Bisogna anche valutare la qualità del lavoro; sono aumentati i contratti a temine e le forme di lavoro precario. Non basta avere un posto di lavoro, deve essere un’occupazione stabile, che dia una prospettiva soprattutto alle giovani generazioni. Per superare la dilagante precarietà bisogna cambiare delle leggi che sono sbagliate”.

Altri importanti temi sono stati affrontati nel dibattito con Maurizio Landini ed Enzo Merlini, sollecitati dalle domande di Sara Bucci.
Tra questi gli aumenti delle tariffe energetiche e il caro-vita, la tutela delle retribuzioni, la crescita della povertà, la questione fiscale, oltre al quesito “legge sulla rappresentatività o salario minimo?”.

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