Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Il ‘caro Padre’ e la truffa a Bianchini, sequestri per 10 milioni

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Il ‘caro Padre’ e la truffa a Bianchini, sequestri per 10 milioni

L’informazione di San Marino

Da una costola di Criminal Minds prende
origine l’operazione Magna Fides della Gdf di Rimini

Il “caro
Padre” e la truffa a Bianchini, sequestri per 10 milioni

Antonio Fabbri

Con la storia del “Caro
Padre
” di cui si parla anche nelle carte agli atti dell’inchiesta Criminal
Minds
, avevano spillato milioni al patron di Karnak, Marco
Bianchini
. Ed è proprio da una costola di quella indagine che nasce
l’operazione portata avanti dalla Guardia di Finanza di Rimini, denominata Magna
Fides, con il riferimento probabilmente non casuale alla grande fede sempre
manifestata da Bianchini, sfociata probabilmente in un eccesso di fiducia anche
verso i suoi collaboratori. Infatti, questa volta, a finire vittima delle
pirotecniche trovate criminali di alcuni dei protagonisti in negativo delle note
vicende che avevano portato all’arresto di ben 27 persone e a disvelare la fitta
rete di interessi criminali sull’asse Italia-San Marino, è stato proprio
l’indagato principale di quell’indagine: Marco Bianchini. I finanzieri del
Comando Provinciale di Rimini hanno, infatti, scoperto un’associazione per
delinquere transnazionale finalizzata alla commissione di delitti di truffa,
estorsione, uso di sigilli destinati a pubblica autenticazione, falsità
materiale commessa dal privato in atti pubblici, usurpazione di funzioni
pubbliche, millantato credito che era riuscita a spillare all’ex “re della
carta” un patrimonio di circa 10 milioni di euro
.

Le indagini condotte dal Nucleo
PT della Guardia di Finanza di
Rimini e coordinate dal Procuratore
della Repubblica Paolo
Giovagnoli e dal Sostituto Procuratore
Luca Bertuzzi, si sono
concluse con la denuncia di 15
soggetti e con il sequestro di beni
mobili e immobili per un ammontare
complessivo pari a circa
10 milioni di euro.
Gli ideatori della truffa sono
risultati essere proprio due dei
più stretti collaboratori di Bianchini
(nonché suoi complici nei reati contestati nell’operazione
“Criminal Minds”, dice la Gdf):
Riccardo Ricciardi e Giovanni
Pierani
Finta attività commerciale
E’ stato proprio durante la perquisizione
eseguita presso l’abitazione
di Ricciardi in occasione
del suo arresto, che sono stati
rinvenuti timbri di diversi Enti
Pubblici nonché documentazione
attestante ingenti vendite di materiale
di cancelleria, tra gli altri,
a diversi Ministeri, ai Comandi
Generali dell’Arma dei Carabinieri
e della Guardia di Finanza
e, persino, ai Servizi Segreti.
Gli approfondimenti investigativi
hanno fatto emergere la falsità
di tutti i timbri e di tutta la documentazione
relativa alle vendite
e hanno fatto cadere il velo sulla
realtà dei fatti: era una colossale
truffa in danno di Bianchini cui
erano state sottratte rilevantissime
quantità di materiale, poi verosimilmente
rivenduto in nero,
inscenando accordi commerciali
non veritieri.
Il “caro Padre”
Quando l’imprenditore aveva
manifestato i primi dubbi, insospettito
dai mancati pagamenti
che pensava di dover ricevere,
ecco il “coupe de theatre” costituito
dall’entrata in scena di altri
sodali che ricoprivano il ruolo di
appartenenti alla fantasiosa associazione associazione
segreta dei “Cavalieri
di Malta” cui, in tutta fretta, con
una cerimonia di investitura in
piena regola, veniva arruolata la
vittima. La stessa associazione
– guidata dal “Caro Padre” cui
il patron di Karnak indirizzava
missive – tranquillizzava Bianchini
del fatto che i pagamenti
della sua merce erano stati effettuati
e che, per sua sicurezza, gli
introiti erano stati depositati su
un conto corrente acceso a suo
nome presso la Banca Centrale
di Malta. Inutile dire che nulla
di quanto detto corrispondeva
a verità. Intanto, erano in corso
le verifiche che avrebbero portato
alle indagini nell’ambito
dell’operazione Criminal Minds.
La parte offesa si mostrava preoccupata
dei possibili esiti sfavorevoli
e, dunque, ancora una volta
l’associazione aveva pronta la
soluzione: si sarebbe fatta carico
di “intercedere” con magistrati
e Forze di polizia comprandone
i favori.
La dazione in denaro ammontava
a circa 3.700.000 euro consegnati,
in varie tranches, in contanti
agli indagati, alcuni dei quali
spacciatisi per “alti ufficiali” dei
Servizi Segreti.
Vittima di se stesso
A questo punto Bianchini diviene
vittima di se stesso e della sua
spasmodica bramosia di ricevere,
a tutti i costi, favori illeciti
per poter trarre vantaggi commerciali
dalla presunta infedeltà
di pubblici ufficiali. Quando la
vittima provava a ribellarsi, il
sedicente capo della loggia massonica
“Sua Eccellenza”, come si
faceva chiamare, inviava sms in
cui profetizzava scenari apocalittici
in cui ci sarebbero state conseguenze
nefaste per la vittima
e per la sua famiglia, financo a
minacciare che i Servizi Segreti
deviati avrebbero potuto far del
male a loro e a tutte le persone a
loro vicine.
La denuncia di Bianchini
Le indagini si sono avvalse anche
della denuncia della vittima
che ha analiticamente ricostruito
i fatti confortando le ipotesi degli
investigatori. Al termine dell’attività
investigativa il Nucleo di
Polizia Tributaria segnalava alla
Procura della Repubblica di Rimini
15 soggetti poiché avevano
costituito un’associazione a delinquere
“transnazionale” (reato
specificamente previsto dalla
legge 146/2006) operante in
Italia e nella Repubblica di San
Marino chiedendo, nel contempo,
il sequestro per equivalente
di beni sino alla concorrenza di
10 milioni di euro. Condividendo
le tesi della Guardia di Finanza,
la Procura della Repubblica
di Rimini richiedeva al Giudice
delle Indagini Preliminari del
Tribunale di Rimini il sequestro
per equivalente sino alla concorrenza
di 10 milioni di euro a
carico di tutti gli indagati. Sulla
base del provvedimento emesso
dal Giudice delle Indagini Preliminari
del Tribunale, ieri la Gdf
ha dato esecuzione al decreto di
sequestro preventivo in Italia e,
a seguito di rogatoria internazionale
richiesta all’Autorità Giudiziaria
Sammarinese, anche nella
Repubblica di San Marino. La
fattiva collaborazione tra Autorità
Giudiziaria Italiana ed Autorità
Giudiziaria della Repubblica
di San Marino, nonché quella
tra Guardia di Finanza e Polizia
Civile Sammarinese, hanno permesso
di addivenire al sequestro
di beni per l’intero ammontare
dell’importo indicato dal Giudice
per le indagini preliminari.
Anche questi beni saranno gestiti
da un custode ed amministratore
giudiziario nominato dal Giudice
delle Indagini Preliminari del
Tribunale di Rimini che, complessivamente,
gli ha affidato tutti
i beni sequestrati per un totale,
allo stato, di 10 milioni di euro.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy