Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Sequestri di conti, immobili, beni nascosti in trust a carico di Roberti

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Sequestri di conti, immobili, beni nascosti in trust a carico di Roberti

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Nella trasferta in Russia venne siglato un contratto che impegnava il governo / Sequestri di conti, immobili, beni nascosti in trust a carico di Roberti

SAN MARINO. Maxi sequestro effettuato l’altro ieri dalla Guardia di finanza di Rimini a carico di Giuseppe Roberti, indagato nella tangentopoli sammarinese-conto Mazzini
con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e
ad altre pesanti contestazioni. Il sequestro è stato disposto dalla
magistratura sammarinese ed eseguito dalle fiamme gialle riminesi.
Dell’ordine delle centinaia di milioni di euro la cifra fino a cui la
magistratura sammarinese ha disposto di individuare e congelare i beni
nella disponibilità di Giuseppe Roberti. Si tratta di conti correnti,
immobili e altri beni che, secondo gli inquirenti, sono stati nascosti
in dei trust, riconducibili comunque allo stesso Roberti. 
Tra gli indagati della prima ora, il
“rasputin di Montefiore” – come
lo aveva definito Fernando Bindi
nel corso di un dibattito consigliare
– è accusato di essere colui
che smistava e gestiva i milioni di
euro che passavano per i famigerati
libretti della famiglia Mazzini
e finivano in mano a politici e
imprenditori. Roberti è chiamato
in causa dai magistrati anche
nel filone Penta immobiliare. Da
tutte queste movimentazioni di
denaro ritenute illecite dalla magistratura
sammarinese, deriva il calcolo dell’ingente importo che i
magistrati hanno disposto di sequestrare.
La documentazione e il casinò
Ci sono anche dei documenti
compromettenti, seppure siano da
vagliare da parte degli inquirenti,
nelle carte sequestrate a Giuseppe
Roberti. In uno di questi documenti
si risale ad un viaggio
del 2004 fatto da esponenti politici
sammarinesi. Una trasferta
in Russia, alla “corte” di Armen
Sarkissian, nome già comparso
nella tangentopoli sammarinese,
per una movimentazione che da
tre milioni di euro passata attraverso
la fondazione riconducibile
a Podeschi. Da questo documento
emerge che nel viaggio in Russia
i politici presenti contrattarono
l’impegno dello Stato di San Marino
ad aprire un casinò.
L’incontro a Mosca
L’incontro con Sarkissian, stando
al documento sequestrato, si sarebbe
svolto a Mosca e in quella
occasione si firmò un accordo che
impegnava il Governo sammarinese
a legiferare in linea con gli
interessi economici dei partner
stranieri in materia di telecomunicazioni,
giochi della sorte, hotel
di lusso. Proprio i tre ambiti di
interesse che più volte sono emersi
come giustificazioni sottostanti
a transazioni ingenti di denaro
tracciate nelle carte dell’inchiesta.
Causali che, non sempre, i
magistrati ritengono attendibili,
ma pretesto per il trasferimento di
denaro. Comunque a quel viaggio
parteciparono proprio Stolfi e Podeschi,
all’epoca rispettivamente
ministro degli Esteri socialista
e capogruppo della Democrazia
cristiana, Mauro Chiaruzzi, Segretario
del partito dei socialisti
e dei democratici, e Giovanni
Lonfernini, segretario della Democrazia
cristiana.
La firma
Il documento porterebbe la firma
di Armen Sarkissian, ambasciatore
a disposizione di San Marino
a Mosca – anche se è già emerso
che al Cremlino non ne sapessero
nulla – e dell’ingegnere Pietro
Silva, indagato pure lui nella
tangentopoli sammarinese. Silva
che, che come scrive la magistratura,
“consapevolmente ricoprì
ruolo di prestanome” di Podeschi
ed era amministratore della nota
Fondazione per la promozione
economica e finanziaria sammarinese.

Eurasia
Gli investimenti stranieri dovevano
passare attraverso una società
appositamente costituita, Eurasia
San Marino srl. Ora la magistratura
dovrà appurare anche se in
quell’occasione vi fu il pagamento
di una tangente da 150mila
euro per ogni politico sammarinese
e se vi è traccia a distanza di
11 anni di quei soldi.
L’attività di questa Eurasia è stata
già descritta dai magistrati proprio
in una transazione riguardate
Sarkissian. Un passaggio di denaro
che ebbe come destinazione
finale la Fondazione per la promozione
economica e finanziaria,
prima, e Claudio Podeschi,
poi, passando attraverso società
e libretti. I tre milioni di Sarkissian
furono infatti bonificati alla
società Eurasia San Marino srl.
Di qui passarono alla Polider da
dove finirono alla Fondazione.
Come di consueto dal conto della
Fondazione una parte di quei soldi,
per la precisione 1,4 milioni,
venne utilizzata per alimentare
alcuni libretti. “Aurora” con un
milione e 50mila euro. La restante
parte confluì nei libretti “Alice”
e “Serena” aperti in Bcs.

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