Antonio Fabbri – L’informazione: Per la morte di William Righi cinque rinvii a giudizio

Antonio Fabbri – L’informazione: Per la morte di William Righi cinque rinvii a giudizio

L’informazione di San Marino

Morte di William Righi, in cinque rinviati a giudizio

Antonio Fabbri 

Era il 13 agosto di cinque anni fa quando, dopo alcune ore trascorse in discoteca, un gruppo di giovani aveva deciso chiudere la nottata di divertimento a San Marino. Fino all’alba del sabato, quindi, i giovani avevano proseguito la festa nella piscina della Villa Tabarrini, di proprietà del nonno di uno di loro. Piscina in cui Willy Righi, 28 anni, era stato ripescato agonizzante tra le 10 e le 11 dagli amici che lo avevano portato all’ospedale. Dove, però, morì poco dopo. Questa, almeno, era
la versione che emerse all’epoca,
nell’imminenza dei fatti.
Scattò subito l’indagine, gli
amici furono interrogati e già
nei giorni immediatamente successivi,
dalle analisi del sangue
sul giovane deceduto, risultò la
presenza di alcool e droga.
Le indagini, poi, sono proseguite
e le risultanze dell’inchiesta
– condotta in una prima fase
dal Commissario della Legge
Simon Luca Morsiani e poi dal
Commissario della Legge Antonella
Volpinari che ha firmato
il rinvio a giudizio – raccontano
una verità un po’ diversa rispetto
a quella della prima ora.

Il rinvio a giudizio. Risale a più di una settimana fa il decreto che dispone il rinvio a giudizio dei giovani che, quella notte, erano assieme a William Righi. Quattro di loro – Jacopo Manzari, sammarinese di 28 anni; Francesca Provenzano, bolognese di 31 anni; Paolo Gentilini, 33enne bolognese; Stefano Ventura, 35enne bolognese – dovranno andare sotto processo con l’accusa di omissione di soccorso. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, infatti, omisero di richiedere un intervento tempestivo ed efficace intervento del personale sanitario. Per l’accusa i sanitari, oltre ad essere stati contattati in ritardo rispetto al momento in cui si era manifestato il gravissimo stato fisico del giovane, non vennero informati del fatto che Righi aveva assunto stupefacenti.

Anzi, i ragazzi
accusati fecero un riferimento,
che il magistrato definisce “equivoco”, ad una condizione
da “annegamento”.
C’è di più. Per gli inquirenti
gli accusati non prestarono
adeguato soccorso e non si
attivarono perché potesse farlo
il 118. Anzi, per essere sicuri
che i sanitari non si presentassero
presso la Villa, fornirono
l’indicazione sbagliata, dicendo
che Righi si trovava da tutt’altra
parte, in via Cantù.
In questo frangente, secondo
le ricostruzioni del magistrato,
omisero di fornire assistenza
a Righi le cui condizioni si
aggravavano sempre di più a
causa dell’assunzione di alcool
e di stupefacenti. Una intossicazione
acuta che si andò via
via complicando fino allo stato
comatoso.
Poi il giovane venne sì condotto
in pronto soccorso, ma giunse
all’ospedale in uno stato tale
per il quale i sanitari annotarono
le parole: “giunto cadavere”.
Anche in questa circostanza al
personale sanitario non vennero date informazioni corrette:
non venne detto che il giovane
aveva assunto stupefacenti, né
che la sua condizione si era
aggravata.
Ai quattro, dunque, è contestata
l’omissione di soccorso con
l’aggravante che dalla condotta
omissiva derivò il coma,
l’arresto circolatorio e, poi, il
decesso.

La soppressione di prove
Due dei giovani che erano
presenti a quella tragica festa
devono rispondere anche di
un latro reato: soppressione di
prove. Secondo le ricostruzioni
degli inquirenti Jacopo Manzari
e Nahuel Zanfini, 26enne
di Borgo, per impedire che
venisse ritrovata la sostanza
stupefacente, ecstasy, che era
stata lasciata su un tavolino nei
pressi della piscina della villa,
la presero, salirono sull’auto di
Zanfino e la trasportarono in
territorio italiano e la gettarono
dal finestrino ai bordi di una
strada.
All’epoca dei fatti, la morte di
William Righi, destò sconcerto
e profonda tristezza nel Paese
e non solo. Il giovane era molto
noto, anche perché promettente
giocatore di basket. Dell’accaduto,
oltre ai giornali e tv
sammarinesi, parlarono anche
media italiani, da La Repubblica
alla Rai.
A distanza di cinque anni la
conclusione delle indagini e
il rinvio a giudizio degli altri
giovani protagonisti di quell’alba
tragica.

 

Precisazione pubblicata su L’informazione  di sabato 09 aprile 2016

L’informazione di San Marino: Rinvio a giudizio, la replica: “Manzari ha fatto tutto il possibile per prestare soccorso”


Riceviamo e pubblichiamo:
Gentile direttore, in
ordine alla notizia diffusa
in data odierna di
rinvio a giudizio, tra gli
altri, del signor Manzari
Iacopo, su espresso
incarico di quest’ultimo,
rappresento che lo
stesso si è attivato con
tutte le sue possibilità e capacità per prestare
soccorso all’amico
William Righi (foto)
che insieme ad altri
si era recato il sabato
mattina da lui presso
l’abitazione del nonno
materno, portandolo
personalmente presso il
locale Pronto Soccorso
per le necessarie cure.
A onore della verità rappresento inoltre, che
non corrisponde affatto
al vero che Iacopo
Manzari abbia trascorso
la nottata in compagnia
di William Righi e
degli altri amici che lo
accompagnavano.
Iacopo Manzari nutre
la massima fiducia
nella Giustizia, affinchè
possa emergere la verità dei fatti e la sua
totale innocenza in
una vicenda che lo ha
profondamente provato
e addolorato.
Chiedo cortesemente la
pubblicazione integrale
del presente intervento
nell’edizione di domani
9 aprile 2016.

Distinti Saluti
Avv. Maria Luisa Berti

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy