Approvazione legge edilizia sovvenzionata, Civico10

Approvazione legge edilizia sovvenzionata, Civico10

Ci troviamo purtroppo a commentare l’ennesimo colpo basso dato dalla maggioranza al nostro sistema di stato sociale. Che viene dopo la bocciatura del reddito di cittadinanza, dopo l’approvazione di un Fondo di Carità (che la maggioranza ha chiamo “di Solidarietà”), dopo le riforme che hanno abbassato gli importi degli ammortizzatori sociali, dopo i tagli ai servizi sanitari, i farmaci a pagamento, l’allungamento delle liste d’attesa,  e si potrebbe continuare ancora.

Ora è il turno del diritto alla casa.

Con la legge approvata venerdì dalla maggioranza chi richiede un mutuo per l’acquisto di una casa deve prima chiederlo e ottenerlo da una banca, e solo dopo potrà godere di un contributo in conto interessi da parte dello Stato. Sarà la banca ad assumersi il rischio e ad iscrivere l’ipoteca, sparirà la garanzia dello Stato.

Questo cosa comporta? Che sarà la banca a decidere se e a chi concedere il mutuo prima casa, visto che sarà lei ad assumersi il rischio di un suo non pagamento. Il rapporto diventa quindi assolutamente bilaterale, banca-richiedente, ed è facile immaginare che le persone che non possono offrire adeguate garanzie patrimoniali e reddittuali rischiano di ritrovarsi senza mutuo prima casa.

Avevamo tra le mani uno strumento, quello del mutuo agevolato, che ci invidiavano tutti, che ha consentito alla stragrande maggioranza dei sammarinesi di avere una casa di proprietà (i dati mostrano che San Marino ha un tasso di case in proprietà molto elevato), seppur a prezzo di sacrifici, con la connessa stabilità familiare e con la connessa possibilità di avere un capitale da trasmettere ai propri figli. Era una cosa di cui andare fieri, non da distruggere. Invece la maggioranza ha deciso, ed è stato detto nel dibattito, che le persone più deboli devono stare in affitto, non avere la casa di proprietà.

Ma i peggioramenti non finiscono qui. Se prima lo Stato pagava il 70% per una durata fino anche trentennale del mutuo, oggi il contributo del 70% si ottiene solo qualora si chieda un mutuo di durata particolarmente breve (pari a 10 anni), ed in ogni caso la durata massima dello stesso mutuo non può superare i 25 anni (in questo caso lo Stato aiuterà le famiglie con un contributo di solo il 55%). Le persone più deboli, che normalmente necessitano di allungare la durata del mutuo per avere rate più piccole, vengono quindi gravemente svantaggiate. Anche qui l’aspetto sociale della questione è andato a farsi benedire con questa riforma.

Certo, qualche cosa buona c’è, ed erano quelle poche cose su cui bisognava intervenire per aggiustare la vecchia norma. Le principali sono 1) la previsione di un limite di reddito al di sopra del quale non si può ottenere il contributo dello Stato, una cosa utile a evitare che vengano sostenute persone che non hanno bisogno 2) la portabilità del mutuo, cioè la possibilità di “spostarlo” fra un istituto di credito e l’altro, che consente di aumentare la concorrenza fra istituti di credito e quindi facilita un pochino la vita al contribuente lasciato, come detto, solo dallo Stato.

Ma al di là di questo, è proprio sulle scelte di fondo che questa legge falla completamente. Non riusciamo a capire perchè sia stata fatta questa riforma, che peggiora decisamente la situazione oggi esistente e mette in difficoltà i più poveri, le persone più deboli, i precari, le famiglie giovani, chi non ha garanzie alle spalle. Il contrario di ciò che uno Stato civile ( e un Governo), dovrebbe fare.

Movimento Civico 10

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