Bonus maternità a San Marino, bocciata dal Consiglio l’Istanza d’Arengo

Bonus maternità a San Marino, bocciata dal Consiglio l’Istanza d’Arengo

Sono state esaminate al Centro congressi Kursaal di San Marino questa mattina, durante i lavori consiliari della sessione di metà marzo, 5 Istanze d’Arengo.

Ha incassato una bocciatura dal Consiglio l’Istanza d’Arengo, la n. 7, “Per il riconoscimento di un bonus di anni figurativi di lavoro legato alla maternità”, il cui esame si è trasformato in un’occasione di confronto sul tema delle politiche in favore della natalità. Lo dice San Marino News Agency nel proprio report.

Il segretario di Stato per il Lavoro, Teodoro Lonfernini, ha dato lettura del riferimento Iss e del parere del governo, in sostituzione del collega alla Sanità, assente per impegni istituzionali.
L’Iss rileva che le nascite sono passate da una media di 250 unità l’anno a una media di 220 nell’ultimo triennio. E valuta il costo eventuale per lo Stato, per l’applicazione dei benefici richiesti per le donne che affrontano una o più gravidanza e che godrebbero di pensionamento anticipato di almeno un anno, in caso di una sola nascita: ciò comporterebbe oneri per circa di 4,5 milioni di euro l’anno.

La segreteria di Stato, dal canto suo, ha detto di condividere le finalità degli istanti ma, se accolto, il quesito, per come è posto, pone diversi dubbi interpretativi.
Inoltre, è in cantiere la riforma previdenziale, ha ricordato il segretario di Stato, in cui tale tema può essere più approfondito e ricompreso. Si è optato, quindi, per il rigetto dell’istanza.

Si è aperto così un dibattito sul tema delle politiche per le donne e per la famiglia.

Gian Nicola Berti (Noi per la Repubblica) ha proposto piuttosto l’istituzione di una forma di retribuzione per le donne disposte a dedicarsi alla “professione di madre”, dando loro la possibilità di astenersi dal lavoro per alcuni anni in cui decidono di seguire i figli.  In questo modo, “forse abbiamo la possibilità anche di invertire un meccanismo infelice che ci porta a essere società sempre più vecchia. Abbiamo bisogno di bambini e nuove leve, di rinnovarci, se non cominciamo a pensare in modo diverso, saremo una società destinata all’estinzione”.

Maria Cristina Albertini (Partito democratico cristiano sammarinese) ha ringraziato i proponenti per aver sollevato il tema, legato alle difficoltà che incontrano le mamme a conciliare carriera e vita sociale, ad accedere al mondo del lavoro e il fatto che “per le donne il godimento della pensione risente della sospensione della propria carriera lavorativa legato alla maternità”.
Quindi, l’ipotesi di un bonus può essere una agevolazione per la donna che si avvicina al pensionamento, ha riconosciuto la Albertini.
“Tuttavia – ha proseguito Maria Cristina Albertini – è necessario compiere un approfondimento sull’impatto economico sul nostro sistema previdenziale e occorre valutare bene i requisiti per l’accesso a tale misura”.
Quindi l’auspicio che “prosegua il confronto tra segreteria di Stato e parti sociali sulla riforma previdenziale – ha concluso – con un occhio di riguardo volto ad agevolare il ruolo della donna e della famiglia  nella società”.

Andrea Zafferani (Repubblica futura) ha compiuto un confronto tra i Paesi europei con i tassi di natalità più alti e quelli dell’area del Mediterraneo, dove invece i tassi sono i più bassi del vecchio Continente: “Sappiamo bene come le forme di Welfare familiare, nei Paesi del mediterraneo, Italia e San Marino inclusi, siano basate proprio sul far stare a casa le donne o sull’aiuto dei nonni. Tutto è a carico della famiglia, non funzionano bene i servizi di assistenza pubblici e privati”.
Nei Paesi come Irlanda, Francia e Regno unito, invece, i tassi sono più alti perché “quando non si è più obbligati a scegliere tra famiglia e lavoro, aumenta la natalità”.
L’Istanza va in questa direzione: “In un progetto generale di riforma previdenziale ci si può pensare o si possono utilizzare altre forme per sostenere la continuità contributiva delle donne”.
Bocciata, invece, la proposta di Berti: “Non dobbiamo pensare a un meccanismo che porti le donne a restare a casa per badare a un bambino per anni, non è utile e non aiuta nemmeno l’economia”.

Nicola Renzi (Rf) è dello stesso avviso: “La mentalità di ‘pagare le donne per fare figli’ deve essere rifuggita totalmente. Aumenteremo la natalità quando faremo capire alle donne che, grazie ai provvedimenti adottati, potranno non sacrificare la carriera lavorativa per essere madri”.

Per Michela Pelliccioni (Domani-Motus Liberi), occorre trovare un equilibrio nell’ambito della riforma previdenziale: “Per accompagnare le donne e la natalità e sostenere la famiglia intervenire con contributi è importante, ma è altrettanto importante agevolare la possibitià per le donne di lavorare”.
A riguardo, ha osservato come la pandemia, attraverso la spinta per lo smart working e l’uso di tecnologie, possa avere favorito le donne sulla strada della conciliazione dei tempi per famiglia e lavoro.
Inoltre, “i tempi sono maturi per andare a intervenire su un sistema di contributi del Fondo sociale non più in linea con i tempi”.

Infine, Iro Belluzzi (indipendente in Libera) ha invitato tutti in Aula ad affrontare il tema della natalità con un approccio multidisciplinare: “È un argomento che passa per le politiche della famiglia, della casa, dell’occupazione, dell’assistenza. Va affrontato attraverso politiche composite”.
Quindi, ha sottolineato il valore e le capacità delle donne sul lavoro: “L’impostazione portata avanti dal consigliere Berti può essere più legata a modelli passati. Attenzione a non introdurre misure che potrebbero ledere la dignità, la libertà e anche il valore con cui le donne possono contribuire alla nostra società”.

L’Istanza è stata infine respinta con tutti voti contrari e un astenuto.

 

Clicca qui per leggere il resoconto dei lavori consiliari di questa mattina

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