Patrizia Cupo di Corriere Romagna San Marino: Il presidente della Fondazione: « La prima ipotesi è un finanziamento diretto alla Cassa da 60 milioni di euro» / «Per la Carisp i soldi dello Stato» / Masi: «Ho prospettato ai capigruppo l’aumento di capitale sociale»
SAN MARINO. Non si discute: dall’intervento dello Stato per ricapitalizzazione
della Carisp (in cerca di 150 milioni, 60 dei quali da Palazzo pubblico) si deve passare per forza.
A un’alternativa, il presidente della Fondazione Tito Masi, non vuole nemmeno pensare.
Calcolato anche il rischio dell’eventuale condanna a Forlì della Carisp, come persona giuridica, Masi tranquillizza i futuri azionisti: «I conti li abbiamo fatti: una condanna non sarebbe pregiudizievole alla stabilità della Cassa ». Ma i numeri sono comunque impietosi. A meno che non patteggi, se condannata, rischia una pena a sette zeri: sanzioni che verranno calcolate sulla presunta movimentazione di Carisp su Delta che, secondo gli inquirenti (cifre discordanti con quanto ricostruito dalla Fondazione), si sarebbe aggirata su oltre un miliardo di euro. Ora, il governo sammarinese ha due prospettive di fronte a sé: la ricapitalizzazione pura da 60 milioni (ossia un investimento in Cassa da “ riprendersi ” se e quando i tempi saranno migliori), o un prestito della stessa cifra alla Fondazione (che, a sua volta, riverserà nella Carisp e che rientrerà nelle casse dello Stato secondo un preciso contratto).
Tutti d’accordo sull’intervento pubblico, ma l’opposizione chiede più garanzie e di calcolare meglio i rischi. Ora, poi, si pensa alla governance della storica banca: “scaduto” Leone Sibani, per la presidenza, Masi cerca una «persona seria, fidata e capace. E che sia sammarinese: a me l’hanno chiesto ma non ho dato questa disponibilità », sgombra il campo dagli equivoci. (…)
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