Cartoline dal futuro: giovani sammarinesi si raccontano a Rosanna Ridolfi. Oggi la storia di Riccardo Salucci

Cartoline dal futuro: giovani sammarinesi si raccontano a Rosanna Ridolfi. Oggi la storia di Riccardo Salucci

Ci siamo affacciati ancora una volta, con curiosità ma anche con discrezione, sulla soglia delle vite dei ragazzi per ascoltarne la voce, per cercare di capire il rapporto con la Terra dove sono nati, col mondo che li circonda, con gli altri. E loro hanno continuato a rispondere a vecchie e nuove domande con intelligenza, sensibilità, sincerità.

Oggi la storia di Riccardo Salucci

 

Parte prima – Autoritratto

Chi è Riccardo? 

Sono nato nel 2001 a San Marino, attualmente frequento la facoltà di Ingegneria per l’ambiente e il territorio a Trento. Non mi definirei una persona aperta, anzi sono abbastanza schivo e sicuramente riservato. Ho sempre preferito gli ambienti ristretti e familiari a quelli più vasti e aperti ma negli ultimi anni, anche grazie all’esperienza fuori casa, sicuramente sto migliorando. Penso di potermi reputare una persona seria, almeno quando serve esserlo, ed affidabile. O almeno mi pare di vedere che gli altri si fidino di me…

Com’è la tua vita in questo momento? 

A Trento ho trovato un ambiente ospitale e stimolante: è tranquillo e ristretto, quindi si addice a me. Inoltre posso godere tutti i giorni della splendida vista delle montagne, che può sempre far sognare e incoraggiare.

La facoltà di ingegneria è in generale molto impegnativa, quindi per potere restare al passo ho bisogno di dedicare allo studio ed alla frequenza delle lezioni la maggior parte delle giornate. Il tempo libero lo uso in genere per fare un po’ di attività fisica: mi piace uscire a correre o a camminare. La cosa che mi piace di più è fare lunghi giri in montagna, se possibile anche di più giorni.

Da cosa sono state guidate fin qui le tue scelte? 

Le scelte inerenti al percorso di studi mi sono state dettate in primo luogo dalla predisposizione verso l’area scientifica. La facoltà di ingegneria ha inoltre il pregio di avere materie abbastanza varie che non mi hanno mai annoiato. In particolare immaginavo che questo corso di studi mi avrebbe permesso di approfondire molti aspetti inerenti ai miei interessi. Penso che la scelta sia stata parzialmente influenzata anche dalle aspettative lavorative che si possono avere; questo probabilmente mi ha spinto a privilegiare ingegneria rispetto ad altre facoltà che mi attraevano.

Quando devi prendere una decisione ti fidi di più del tuo istinto, di una tua accurata riflessione o dei consigli di qualcuno in particolare? 

Non sono bravo a prendere decisioni, sia nel caso delle piccole scelte che capita di dover fare quotidianamente, sia nel caso delle scelte importanti che si fanno per la vita. Pertanto un processo di decisione per me può anche protrarsi nel tempo e nel mentre si inseriscono nuovi impulsi che finiscono col creare maggiore indecisione o causare passi indietro. In generale direi che ogni mia scelta si basa su una riflessione lunga e ponderata, basata su tutto quello che capita: ragionamenti personali, desideri, istinto, ma anche suggerimenti altrui. Per me sono importanti anche i consigli di chi mi conosce bene, perché possono essere suggerimenti più obiettivi o realistici, non influenzati dalle mie idee o dai miei desideri. Alla fine però credo sia il mio istinto a dare il contributo più significativo.

Hai un modello di riferimento?

In tutta onestà, no. Non ho mai preso decisioni o fatto azioni ispirandomi ad altre persone in particolare. Ma penso faccia parte del mio carattere la tendenza a guardare poco a ciò che fanno gli altri.

Che idea avevi dell’Università e della facoltà scelta? Hai avuto conferme o qualcosa ti ha deluso?

Penso di avere avuto conferma delle idee che avevo e di essere rimasto assolutamente soddisfatto; è un ambiente decisamente stimolante, piacevole da vivere, dove si viene dinamicamente coinvolti. I professori sono in genere attivi nella ricerca e nello studio, hanno un bagaglio di conoscenze ed esperienze molto vasto. Gli argomenti trattati scendono davvero nello specifico. Quanto al metodo non si basa su nozioni impartite, ma su una ricerca autonoma. Sicuramente gli argomenti di studio sono anche più difficili di quello che ci si potrebbe aspettare, ma l’interesse verso la disciplina riesce sempre in qualche modo ad alleviare la difficoltà.

Cosa pensi del tema del “merito”? 

Penso conti più il percorso rispetto al risultato, perché il risultato in sé vale solo come biglietto da visita, mentre è il lavoro svolto che può testimoniare un vero impegno e una vera dedizione. Insomma è “meritevole” chi davvero dimostra di sapere lavorare per un obiettivo. Attribuire “merito” ad una persona significa dunque secondo me riconoscergli affidabilità, serietà, impegno.

Che definizione daresti dell’intelligenza?

L’intelligenza è un insieme di capacità mentali che permettono di affrontare varie situazioni, di risolvere problemi, anche diversi; penso che ognuno di noi abbia un’intelligenza peculiare: più sviluppata in certi campi, meno in altri. 

Mi vengono in mente, per esempio, un tipo di intelligenza matematica, utile nei problemi teorici; un’intelligenza più pratica che si manifesta nei problemi concreti, oppure un’intelligenza comunicativa e relazionale. Anche avere una memoria molto sviluppata la considererei una facoltà intellettiva.

Esistono situazioni o persone che fanno scaturire in te la voglia di ribellione?

In me suscitano rabbia e desiderio di ribellione le persone che parlano a sproposito di temi di cui non sanno nulla, pretendendo di avere ragione a tutti i costi. Mi irritano perché sono maleducate, mostrano di non sapere affrontare correttamente un dialogo e di non sapere ascoltare gli altri. Inoltre il loro atteggiamento è dannoso per tutti dato che favoriscono la circolazione di idee errate e penalizzano la corretta informazione e magari anche la promozione di certi temi. Queste persone fanno scaturire in me la voglia di oppormi alla loro arroganza.

Cosa ha il potere di renderti felice?

Una cosa che mi rende molto felice è raggiungere un obiettivo; ripensare al lavoro fatto, all’impegno riposto, godermi il risultato, mi provoca soddisfazione, felicità e serenità. Non importa quale obiettivo sia, può essere qualsiasi cosa. Ad esempio un esame appena superato, per il quale avevo dedicato giornate intere allo studio; ma anche arrivare in cima ad una montagna dopo avere camminato a lungo, e sedermi ad apprezzare la vista che ho guadagnato.

Le emozioni secondo te vanno manifestate o represse? Rappresentano una forza o un limite?

Dipende dalla situazione. A volte possono essere un punto di forza, in quanto in fondo contribuiscono notevolmente a determinare rapporti positivi con gli altri; quindi dal punto di vista relazionale e umano possono fare la differenza.

D’altra parte penso ci siano momenti in cui bisogna sapere mantenere il controllo di sé stessi e della situazione in cui ci si trova; in questi casi lasciarsi andare alle emozioni può costituire un ostacolo o anche un problema. 

In generale direi che le emozioni sono una parte importante di noi, ma bisogna anche capire quando è bene manifestarle e quando è meglio metterle da parte.

Quale contributo immagini di poter dare al mondo del futuro?

Non ho particolari aspirazioni a divenire portatore di grandi cambiamenti. Spero però di riuscire ad esercitare al meglio la mia professione, qualunque essa sia. Mi auguro che si riesca in futuro a migliorare alcune cose che dalle generazioni passate sono state fatte in modo assai approssimativo, per esempio le opere per il controllo del territorio, la gestione dell’acqua, le infrastrutture; in passato è stata posta davvero poca attenzione a questi temi e ciò continua a portare anche a gravi conseguenze. Io auspico di poter dare un contributo valido in questo settore.

Tornare o andar via definitivamente da San Marino

È una domanda che prima o poi dovrò pormi seriamente, ma al momento non so darmi ancora una risposta. Probabilmente sarà una scelta da fare sulla base alle diverse opportunità, ai desideri e alle aspettative che avrò tra pochi anni; oppure mi lascerò guidare dall’istinto.

 

Parte seconda – Macrocosmo e microcosmo

 

Per la maggior parte delle persone l’IA è diventata una parte imprescindibile della vita. Quali svantaggi? Quali vantaggi? 

La tecnologia non si limita semplicemente alla ricerca su internet, ai messaggi, ai social. I sistemi informatici sono ovunque e servono a fare funzionare qualsiasi cosa, ogni sistema e sono pertanto essenziali nello sviluppo delle conoscenze, dei servizi, nelle opere. 

Nel corso della storia ci sono sempre stati progressi, ovvero scoperte o invenzioni che hanno modificato o migliorato, lo stile di vita e la società umana. Penso sia giusto considerare la tecnologia parte di questo processo. Se si spinge tanto in questa direzione, significa che effettivamente ci sono forti potenzialità. In una situazione ipotetica di collasso totale ed improvviso del sistema, senza dubbio si bloccherebbe il mondo dato che la maggior parte delle attività e dei servizi funzionano così. Immagino che, anche nella peggiore delle situazioni, ci sarebbe un tentativo disperato di ripristinare il sistema appena andato perso; vedo invece molto improbabile un riadattamento ad una società pretecnologica.

A proposito di social ti ripropongo tre avvenimenti d’attualità divenuti, come si dice, virali. Uno è il caso delle tre ragazze universitarie filmate sul treno Como-Milano e poi postate su TikTok, mentre, sembra, ridevano di una famiglia cinese.  È stato un gesto davvero razzista o solo un atteggiamento sciocco (comunque non giustificabile …). E come giudichi le reazioni che hanno suscitato?

Non mi è parso che in questa storia ci fossero, almeno da quello che si vede nel video, i presupposti per parlare di razzismo. Mi sembra piuttosto che le ragazze stessero solo ridendo di qualcosa o qualcuno, di certo in modo invadente e fastidioso. Sicuramente è stato maleducato da parte loro, soprattutto in quanto erano consapevoli di essere osservate. 

Non condivido però le reazioni e in particolare quella dell’università che frequentano che “si è dissociata”: qualunque fosse l’intento delle ragazze, non si giustifica l’intervento di questa istituzione. Non spetta ad essa educare le persone, semmai questo compito spetta a qualcun altro. E in fondo, da adulti, si è responsabili delle proprie azioni da soli.

Altro avvenimento. Enrico Mezzetti, presidente provinciale dell’Anpi Viterbo, durante le celebrazioni del 25 aprile ha rifiutato di stringere la mano al sottosegretario della cultura Vittorio Sgarbi affermando che “non lo stima”. Come giudichi il gesto?

Secondo me è solo un piccolo gesto, ma denso di significato. Sarebbe stato motivato dal fatto che, per quanto avesse apprezzato il discorso di Sgarbi in sé, Mazzetti non lo ha trovato coerente con la vera personalità dell’oratore, ma scritto solo per la formalità di quel momento. Non mi sento di poterlo criticare, dato che è stato solo un atteggiamento che, senza avere conseguenze particolari, è servito semplicemente ad esprimere dissenso. 

Il cestita greco Giannis Antetokounmpo, “stella” dei Milwaukee Bucks, a un giornalista che, dopo la sconfitta, gli chiedeva se la stagione fosse stata un fallimento, ha risposto che “non esiste fallimento nello sport”. Cosa ne pensi? Ritieni che le affermazioni dell’atleta possano avere un valore educativo più esteso anche per i giovani? 

Credo possano avere un valore educativo per chiunque: non solo per i giovani, anche per molti adulti. Il messaggio che mi piace è che bisogna sempre sapere accettare le situazioni e saper trovare la forza di reagire; condivido il punto di vista per cui non bisogna vedere gli eventi della vita semplicemente come vittoria o sconfitta, ma bisogna piuttosto vederli come piccoli o grandi progressi. Sicuramente è possibile provare delusione se il risultato non rispecchia l’obiettivo prefissato, ma invece che coglierlo come sconfitta bisogna immaginarlo come stimolo a fare meglio la volta successiva. È un atteggiamento che purtroppo nello sport competitivo spesso manca, così come nella vita di ogni giorno. 

Senti di poter offrire una visione alternativa a quella della narrazione ufficiale secondo cui i ragazzi, ormai tutti anaffettivi, nichilisti ed annoiati, finiscono con il manifestare il loro disagio con comportamenti violenti o asociali?

Sì, sento soprattutto di potere dire che, come è valido in fondo per qualsiasi luogo comune, sia sbagliato generalizzare. E ancora, che purtroppo spesso ad essere enfatizzati sono proprio casi isolati che però, a causa di gesti forti e di scalpore mediatico, diventano più visibili e noti di altri.

Succede sempre più spesso che le notizie di certe azioni violente, asociali, comunque segno di disagio, inducano a pensare che tutti i giovani ormai abbiano perso ogni valore e ogni riferimento, offrendo una visione parziale e distorta della realtà. Accade invece che tanti altri esempi più positivi restino nell’ombra semplicemente perché non sono in grado di fare scalpore allo stesso modo. Mi riferisco a tutti quei giovani che hanno passioni, interessi a cui dedicano tempo, progetti che portano avanti, che nella vita inseguono sogni ed aspirazioni. Qualsiasi cosa può in fondo costituire un proprio valore, un sentimento capace di dare un senso alla propria vita. Credo insomma che oltre ai giovani annoiati che passano il tempo facendo i vandali ci siano anche giovani che nella vita hanno sogni e capacità, e che possono ancora fare sperare nel bene. 

Opere d’arte imbrattate con zuppe e torte, vernice spray sui monumenti, blocchi stradali … in Italia viene proposto l’inasprimento delle pene nei confronti di quelli che da molti sono ritenuti ecoterroristi, associazione a delinquere: eppure loro sono disposti ad andare in prigione per salvare il Pianeta. Meritano di essere difesi?

I cosiddetti ambientalisti dichiarano che il loro obiettivo è quello di attrarre l’attenzione della gente sul “riscaldamento globale”, ma io non sono per niente convinto che il loro approccio funzioni, perché così facendo spostano l’attenzione sul gesto in sé, col risultato che invece di sensibilizzare al problema, si guadagnano il disprezzo e l’odio. 

Inoltre hanno una conoscenza parziale e superficiale del problema: la loro è una protesta vuota, lottano senza avere bene in mente cosa vorrebbero; sostengono che il tema del riscaldamento globale sia completamente dimenticato, ma al contrario è uno dei principali temi caldi su cui si stanno prendendo decisioni politiche sia nel nostro Paese, sia nella UE.

In questo contesto, la volontà di provocare disagi alla popolazione per mettere fretta è del tutto ingiustificata: il cittadino medio, per quanto abbia a cuore la tematica, può fare poco. Il problema inerente al riscaldamento globale non può essere risolto in pochi giorni dalla gente comune, ma solo in tempi lunghi tramite azioni programmate e coordinate. Secondo me i veri ambientalisti, che davvero conoscono il problema e vogliono ottenere cambiamenti positivi, sono quelli che sostengono l’assunzione di particolari politiche, volte a definire un metodo capace di raggiungere l’obiettivo. 

Cosa pensi dell’apertura di nuove centrali nucleari per la produzione di energia in Italia? Quali politiche ambientali auspichi per il mondo e per il nostro paese?

Sono un convinto sostenitore dell’energia nucleare, perché al momento è l’unico strumento capace di contribuire significativamente a ridurre le emissioni di gas serra del settore energetico, che sono la quota più alta, e a raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica di cui si parla. Questo perché le emissioni di CO2 di una centrale nucleare sono, per tutto il tempo in cui resta in funzione, estremamente basse in confronto alla quantità enorme di energia prodotta: in sostanza questa scelta permetterebbe di soddisfare tutta la domanda in modo continuato garantendo sempre valori bassissimi di emissioni.

Molto spesso, quando si parla di politiche energetiche future, si dice molto genericamente che bisogna aumentare gli investimenti in energie rinnovabili. L’energia nucleare tende purtroppo, in Italia, ad essere volutamente trascurata nei dibattiti pubblici, soprattutto a causa dell’assurda disinformazione che è stata fatta in passato: comunemente l’uso del nucleare viene associato soltanto ai due incidenti più gravi, Chernobyl e Fukushima, mentre tutto il resto viene ignorato dai più.

Le fonti rinnovabili sono intermittenti ed imprevedibili. Ciò rende impossibile, al momento, una produzione di energia completamente rinnovabile: ad esse bisogna necessariamente affiancare qualcos’altro che sia capace di fornire energia in ogni momento per garantire un carico di base costante. Questo ruolo è assolto, in molti casi, dalle centrali a gas o a carbone che hanno emissioni altissime, e finché si investe solo in nuovi impianti rinnovabili di esse ci sarà sempre bisogno. È proprio per questo che dovrebbe entrare in gioco l’energia nucleare, perché al momento è l’unica in grado di sostituire completamente gas e carbone. 

Sembra che il tribunale di Trento abbia stabilito che al momento l’Orsa JJ4 non possa essere abbattuta; secondo te quale dovrebbe essere il suo destino?

Prevedere il destino dell’orsa è difficile dato che c’è un’intenzione politica diretta alla sua uccisione, contrastata dal tribunale che pare non volere autorizzare l’atto. Quello che penso è che la vicenda sia stata portata all’esasperazione dai media nazionali, che hanno sollevato polemiche a volte eccessive e, come del resto succede sempre per tutte le cose, interventi da parte di chi non ha minime conoscenze al riguardo ma comunque si improvvisa esperto. La popolazione locale trentina è generalmente favorevole all’uccisione dell’orsa, anche perché è alla fine un’operazione che può rientrare nel normale controllo della fauna del territorio. Inoltre io, conoscendo e frequentando i luoghi, condivido pienamente il naturale sentimento di paura che colpisce chi ci vive, una cosa che non potrà mai capire chi invece esprime giudizi comodamente dal divano. Sicuramente l’uccisione di JJ4 non sarebbe sufficiente a risolvere il problema, che andrebbe affrontato con una gestione più attenta degli orsi in Trentino, che includa anche un maggiore controllo sul loro numero o una redistribuzione. Di certo però non condivido l’estremismo di alcuni animalisti.

Inquinamento di vario genere, nuove malattie, intolleranza, guerre, disastri naturali: tutto sembra congiurare per far perdere la speranza all’umanità. 

È una visione del mondo che non condivido, la trovo troppo limitata e pessimista. Inoltre non credo nelle congiure e nei complotti. In tutta sincerità la trovo un’affermazione molto “giornalistica”, ovvero scritta in modo provocatorio ed altisonante con lo scopo di spaventare il lettore. 

Esistono per caso solo adesso le guerre, i disastri naturali, l’intolleranza? A me risulta che siano sempre esistiti e che anzi, forse, in passato ci siano stati periodi molto peggiori. 

Per quanto riguarda l’inquinamento, è una questione complessa che invece è propria della nostra epoca, successiva alla rivoluzione industriale. Ma anche qui ritengo che la situazione, almeno nei paesi più sviluppati, sia in netto miglioramento, dato che le conoscenze nel settore e gli sviluppi tecnologici stanno permettendo di ridurre il problema e soprattutto i rischi per la salute umana.

Quindi non ritengo che ogni speranza sia persa, ma che anzi la nostra epoca sia per certi aspetti migliore di tante altre.

Da cosa dipende secondo te una buona qualità della vita per le persone?

Secondo me dipende soprattutto dalle condizioni dell’ambiente e del luogo in cui si vive, da quanto ci piace, da quanto esso rispecchi i nostri gusti e le nostre aspettative. Inoltre si può sicuramente dire che vivere nel “bello” aiuti a vivere bene, e allora è importante che la città o il paese in cui si abita siano ordinati, puliti, curati. 

C’è oltre a ciò una componente della qualità della vita che deriva dai servizi di cui si dispone, in cui includerei tutti quelli essenziali nella nostra società: sanità, istruzione, uffici, attività commerciali, connessione veloce ad internet, oltre ovviamente alla rete di trasporti e alle vie di comunicazione che è una delle cose più importanti, soprattutto nelle grandi città. C’è anche una componente legata alla salute, allo stile di vita e alla qualità dell’aria, che purtroppo è spesso scarsa o pessima, con pesanti ricadute. 

Come definiresti la cultura? Qual è e quale dovrebbe essere la sua funzione nel mondo?

La cultura è data dall’insieme di conoscenze – intellettuali, scientifiche, morali – che una persona o un insieme di persone può acquisire o produrre. La sua funzione penso sia ovviamente quella di aiutare ognuno ad orientarsi nel mondo e nella vita.

Soprattutto nel mondo attuale, che è complesso e ricco di difficoltà, dovrebbe essere a maggior ragione necessario arricchire il più possibile le proprie cognizioni personali per comportarsi e ragionare nel modo migliore.

 

Parte terza – Cosa ti passa per la mente se ascolti queste parole:

 

Trasgressione 

Un improvviso desiderio di disobbedire alle regole o alla coscienza. Si trasgredisce quando si insegue un desiderio forte, un impulso momentaneo. La trasgressione può aiutare a vivere momenti intensi e ad essere felici, ma non bisogna abusarne altrimenti ci si assuefà e l’effetto che si cercava all’inizio svanisce.

Emarginazione 

È una situazione che provoca un disagio interiore. Può anche essere volontaria, se si decide di allontanarsi da certi individui, ma di solito è involontaria ovvero si è esclusi da altri; la percezione può essere molto negativa e danneggiare profondamente dal punto di vista delle relazioni. L’emarginazione di qualcuno può derivare facilmente da una conoscenza superficiale della persona, che spinge ad ignorarla in quanto “diversa” o “non interessante”. Penso invece che di ognuno ci sia tanto da scoprire. La differenza è che qualcuno si manifesta apertamente agli altri, mentre qualcun altro tende a non esporsi troppo: in questo caso il processo di conoscenza va stimolato dall’esterno.

Coscienza 

È una forma di conoscenza di noi stessi, la consapevolezza dei nostri punti di forza, dei difetti, dei gusti e dei desideri, che spesso influenza le nostre scelte. La coscienza è una sorta di archivio della nostra storia: ogni fatto passato contribuisce a definirla.

Dio 

Il concetto di Dio, più che indicare un’entità, si traduce in un insieme di credenze, riti, conoscenze. Avere fede in Dio significa aderire a tutto ciò.

 Compromesso 

È un punto d’incontro tra richieste contrapposte e divergenti. Capita spesso di dovere scendere a compromessi, perché in fondo tutti siamo un po’ egoisti e ci dispiace cedere completamente alle richieste altrui sacrificando le nostre.

Pace 

Nella storia la pace, intesa come assenza di guerre o di violenza, è sempre stata più un’utopia che una realtà. Molte persone predicano e chiedono la pace nel mondo, ma le parole non sono mai bastate. 

Amore 

È un sentimento fondamentale per tutti, che è capace di condizionare la vita profondamente. L’amore è stato da sempre anche tra i temi fondanti della cultura, dell’arte, della letteratura, quindi è forse il sentimento che più di tutti ha definito la storia e il carattere umano.

Pudore

Un atteggiamento di moderazione, che può nascere anche spontaneamente, per rispetto dei sentimenti e degli atteggiamenti degli altri.

Cita una frase dal libro che più ti è piaciuto fra quelli che hai letto

“Non esistono proprie montagne, si sa, esistono però proprie esperienze. Sulle montagne possono salirci molti altri, ma nessuno potrà mai invadere le esperienze che sono e rimangono nostre”.

Walter Bonatti “Montagne di Una Vita” 

E infine un verso di un poeta o di un cantautore che secondo te ti rappresenta o in cui ti rispecchi

“The imagination is not a state: it is the human existence itself.

L’immaginazione non è uno stato mentale: è l’esistenza umana stessa”.

William Blake, “A Letter in defense of the imagination”.

 

A cura di Rosanna Ridolfi.



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