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ex assessore a bologna della giunta guazzaloca

«In divisa al soldo degli indagati» Arrestato il vicequestore Preziosa

Prelevato dalla Guardia di Finanza di Venezia per corruzione e peculato. È sospeso dal servizio

L’hanno arrestato alle sette nella sua casa di Pianoro. Era in pigiama quando si è trovato di fronte i finanzieri con in mano un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati pesantissimi per chiunque, figuriamoci per un funzionario con la sua storia. «Datemi il tempo di vestirmi», si è limitato a dire Giovanni Preziosa, vicequestore aggiunto e dirigente del commissariato Santa Viola, poliziotto storico della Questura. Una «divisa sporca», secondo la Procura di Venezia, un servitore dello Stato, ora sospeso dal servizio, passato dall’altra parte della barricata.

La brutta storia di presunte mazzette, soffiate su indagini in corso, prebende e ricche consulenze che, lo scorso marzo, aveva portato gli inquirenti a perquisirgli casa e ufficio, è deflagrata martedì con le manette. I finanzieri diretti dal colonnello Renzo Nisi, comandante del nucleo di polizia tributaria di Venezia, lo hanno portato nel carcere di Verona in un reparto protetto, lontano dai criminali comuni.
È accusato di corruzione, accesso abusivo a sistemi informatici, rivelazione di segreti d’ufficio e peculato in un filone nato dall’inchiesta che a marzo ha portato in carcere i vertici del gruppo Mantovani, il colosso di costruzioni impegnato in Laguna nei lavori per il Mose, per una maxi evasione fiscale, presunte tangenti e fondi neri.
Uno sviluppo clamoroso che ha fatto il giro della città e della Questura dove martedì non si parlava d’altro: «Una vicenda che certo amareggia. Da parte mia c’è massima fiducia nella magistratura», ha detto il questore Vincenzo Stingone che ha invitato gli agenti del Santa Viola, dove arriverà un nuovo dirigente, a guardare avanti. «Si chiarirà tutto nell’interrogatorio di garanzia», si è limitata a dire l’avvocato Caterina Caterino, legale di Preziosa.
Con il funzionario è finito in carcere anche Manuele Marazzi, 50enne di Monte San Pietro, imprenditore attivo nel campo delle investigazioni private. Per chi indaga era lui il tramite tra Preziosa, Mirco Voltazza, imprenditore padovano (indagato), e Giorgio Baita, ex ad della Mantovani, talmente preoccupato per le indagini che smuove mari e monti per conoscere le mosse degli investigatori. Firma addirittura un contratto con una società di Voltazza per «anticipare eventuali aggressioni da parte di forze dell’ordine e magistratura, concedendo all’azienda i tempi di attivazione dei diversi piani di gestione della crisi con conseguente attività di bonifica ambientale».
Un compito di intelligence che, per l’accusa, coinvolge Marazzi e chiama in causa proprio Preziosa, in grado di avere facilmente informazioni riservate. Si muove per i soldi, Preziosa. Tanti soldi, hanno ricostruito gli investigatori: gli accessi proibiti allo Sdi, alla banca dati del Viminale, al server Aci e al cervellone delle Fiamme Gialle, fatti fare da un poliziotto del Santa Viola (non indagato). Loro chiedono e Preziosa esegue. E incassa. Almeno 162 mila euro consegnati al casinò di Ca’ Noghera o in buste siglate nascoste nella cassaforte in commissariato con la pistola d’ordinanza, il motore Yamaha da 100 cavalli per il suo gommone, 8.750 euro di valore, e la promessa di una consulenza da 150 mila euro l’anno alla Mantovani: la polizza su un futuro senza più divisa. Bisogna sapere chi è l’intestatario di un’auto che forse pedina gli indagati, i precedenti di un personaggio equivoco, le mosse degli investigatori? Ci pensa Preziosa. C’è un amministratore della Veneto Strade che si mette di traverso su una delibera che sta a cuore alla Mantovani. Bisogna impressionarlo. Ci pensa Voltazza che, via Marazzi, ottiene da Preziosa una paletta della polizia e un lampeggiante da montare su un’auto presa a noleggio. Un favore (peculato) per il quale Preziosa riceve il motore che ritira personalmente in Veneto.
Sono intercettazioni, pedinamenti e indagini economiche a fare da architrave per l’ordinanza. Ma, soprattutto, le rivelazioni di Voltazza, la gola profonda dell’inchiesta che disegna lo scenario di illeciti che ha coinvolto anche Preziosa.
Gianluca Rotondi

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