Civico10: valutazioni post referendum

Civico10: valutazioni post referendum

In entrambi i referendum il quorum non è stato raggiunto, nonostante l’affluenza alle urne da parte dei nostri concittadini ci sia stata e sia stata molto buona. Il nostro movimento vuole sottolineare il limite democratico di questo quorum. Dobbiamo fornire una risposta alla Cittadinanza che partecipa e che, anziché disinteressarsi, vuole incidere nella vita pubblica del proprio Paese e per questo ribadiamo la proposta di abolire il quorum.

Il risultato del quesito sull’Unione Europea ci fa capire come la Cittadinanza voglia essere informata e messa al corrente dei passi che saranno compiuti verso l’integrazione con l’Unione Europea. Ora sarà fondamentale proseguire quello che di buono è stato messo in campo in questi ultimi anni: l’accordo di associazione “ad hoc” o l’adesione allo Spazio Economico Europeo, che ci potranno garantire le quattro libertà fondamentali.

Vogliamo più trasparenza ed informazione durante ogni atto per far capire ai cittadini dove il Paese sta andando.

Per quanto riguarda il referendum sul “salvastipendi”, è invece il sindacato che ora avrà la responsabilità di trovare un’alternativa valida, in modo da soddisfare la volontà dei Cittadini espressa con referendum. Le parti economiche e sociali, oltre che il Governo, devono prendere atto di questo risultato e fornire risposte immediate affinché gli squilibri ad oggi esistenti nel “mercato del lavoro” siano riequilibrati.

Vogliamo ribadire alcune nostre proposte che potrebbero favorire i lavoratori e tutelare la contrattazione:

1) incentivare la contrattazione aziendale di secondo livello. È nelle aziende che si possono ottenere e premiare gli incrementi di produttività; è nelle aziende che si possono tarare al meglio le esigenze di competitività; ed è anche corretto che per aziende diverse, con livelli di efficienza diversi, vi siano salari diversi, in modo che anche i lavoratori siano incentivati a lavorare al meglio.

2) la previsione per cui gli incentivi di qualsiasi genere (dagli sgravi fiscali al credito agevolato, ecc…) possano essere concessi solo alle aziende che non applichino un contratto scaduto, dando spazio eventualmente ad un contratto aziendale in caso di mancanza di contratto collettivo;

3) la defiscalizzazione, nei periodi di crisi economica, di una parte degli incrementi retributivi se questi sono superiori agli incrementi della produttività del lavoro; in questo modo si manterrebbe anche in periodo di crisi il potere d’acquisto degli stipendi senza pesare troppo sulle imprese e senza rischiare licenziamenti, generando quindi benefici per i consumi e l’economia.

 

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