Claudio Antonelli, Libero, L’assedio fiscale di Tremonti manda all’inferno San Marino

Claudio Antonelli, Libero, L’assedio fiscale di Tremonti manda all’inferno San Marino

Libero

L’assedio fiscale di Tremonti manda all’inferno San Marino.

La strategia della black list è già costata alla Rocca duecento posti di lavoro e la Banca Agricola che Unicredit vuol cedere in fretta e furia.”

Claudio Antonelli.

Il 30 giugno scorso la Difass farmaceutica, azienda sammarinese doc ha chiuso i battenti. Prima vittima del decreto incentivi italiano e dell’assedio di Tremonti alla Rocca. Ventuno dipendenti della società sono stati assorbiti da una cordata di imprenditori riminesi. Non sono rimasti senza posti di lavoro, ma ora fanno i trasfrontalieri all’incontrario. A due mesi di distanza i lavoratori del Titano che hanno dovuto traslocare in Italia sono un centinaio. Mentre poco più di cento sono quelli che hanno perso il lavoro. Le rispettive aziende non sono riuscite a traslocare in Italia ed hanno semplicemente chiuso i battenti.

Per l’economia della Rocca non sono quisquiglie, ma numeri importanti. Basti pensare che la locale Confindustria non ha più di 300 associati. E l’aria a San Marino da quando Giulio ha chiuso i confini comincia a diventare un po’ asfittica. Perché con le nuove norme le aziende del Titano di fatto non possono più partecipare ad appalti pubblici tricolore. E si trovano pure tagliati fuori dagli uffici con i privati.


Chi ha in casa fatture targate San Marino ha l’accertamento automatico della Guardia di Finanza.
Così, se l’idea è soffocare San Marino la strada sembra quella giusta.
Lo si capisce dalla tecnica che i funzionari del ministero e dell’Agenzia delle Entrate da tempo portano avanti.
Prima è stato chiesto l’adeguamento alle norme Ocse. E il governo della Rocca si è adeguato.
Poi c’è stato l’esame del Moneval. Anche questo è passato.
A quel punto l’Italia ha chiesto lo lo scambio automatico delle informazioni e la controparte ha fatto sapere di essere disponibile.
Risposta di Tremonti? Nulla.
Nulla perché Giulio Tremonti già vede la piccola Repubblica di San Marino un protettorato fiscale dell’Italia.
Anche se la scelta, opposta a quella della Francia su Montecarlo, rischia di essere un boomerang per l’economia della Emilia Romagna. Non solo perchè circa diecimila italiani lavorano a San Marino, ma anche perchè le economie alternative, se gestite come a Montecarlo, recano vantaggi al mercato dei consumi circostanti.
E in questi tempi di crisi farebbe comodo.
Invece la dottrina Tremonti pervade anche i banchieri italiani.

Come dimostra la notizia che viene dai piani alti di Unicredit della cessione dell’85% della Banca Agricola Commerciale di San Marino. Un affare da 90 milioni, dal quale gli istituti italiani si tengono alla larga per input politico e non certo per scelta strategica. Visto che l’istituto è in buona salute anche in termini di liquidità. Così, senza acquirenti stranieri, negli ultimi giorni si sono fatte strada due ipotesi: la prima di un’acquisizione congiunta di Bac da parte dei due principali istituti, e un’altra caldeggiata dal presidente della Fondazione della Cassa di Risparmio di San Marino, Tito Masi, di una fusione tra Banca di San Marino e Cassa di Risparmio. Idee entrambe bocciate da dall’Ente Cassa di Faetano, la Fondazione Bsm. Con l’addio di Unicredit, che avrebbe anche deciso di porre un termine temporale alle trattative troppo lunghe, nella Repubblica rimarrebbe come unica proprietaria italiana al Cassa di Risparmio di Rimini, che detiene il 100% del Credito Industriale Sammarinese. Insomma la strategia dell’assedio comincia a dare i primi frutti. Rimane da capire se San Marino, invece di porgere la spada dalla parte dell’elsa, la girerà contro il tricolore.

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