Claudio Antonelli, Libero: Panama, Isole Vergini e Tibet: quel che resta dei paradisi fiscali

Claudio Antonelli, Libero: Panama, Isole Vergini e Tibet: quel che resta dei paradisi fiscali

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Panama, Isole Vergini e Tibet: quel che resta dei paradisi fiscali

Claudio Antonelli

La lotta al contante ha spuntato le armi all’elusione. E dalla guerra alle piazze offshore si salvano le nazioni “benedette” dagli Usa e protette dalla Cina. Compresa Londra per i soldi russi e arabi.

Per via della guerra ai paradisi fiscali, la Svizzera ha perso in cinque anni oltre 350 miliardi di asset. Adesso non ha altra scelta che reinventare il sistema bancario e consolidarlo in attesa della definitiva scomparsa del segreto. Negli ultimi mesi anche il Lussemburgo ha alzato bandiera bianca. Dal primo gennaio del 2015 dirà addio al segreto bancario. In Europa resterebbe solo l’Austria. Ma il ministro delle Finanze, Werner Faymann, si è già detto disponibile ad aprire una discussione. San Marino è stato violato da Tremonti e il Liechtenstein dalla Merkel. Poi c’è stato anche l’anomalo salvataggio di Cipro e il conseguente azzeramento della locale piazza offshore. E da ultimo lo pseudo scandalo, già soprannominato Offshoreleaks, usato per indebolire i Caraibi. Il motore della rivoluzione copernicana ha una bandiera a stelle e strisce e si basa sul motto: chi tocca dollari o denaro di cittadini americani ricadrà automaticamente sotto la giurisdizione Usa. Ora la domanda è «Che cosa resta dei paradisi fiscali?». Per rispondere bisogna comprendere sono gli obiettivi americani.

Durante il meeting Ocse a Città del Messico nel 2009 nacque l’idea delle liste nere e grigie e si lanciò il progetto del club di Parigi fautore della lotta alla finanza offshore. In quell’occasione Barack Obama condannò ufficialmente le isole Cayman. Denunciando il fatto che Ugland House, un piccolo palazzo a quattro piani, ospitasse la sede di 18.857 società offshore. Si dimenticò di guardare in casa sua. Nel Delaware esisteva (esiste ancora oggi) un palazzo di 16 piani dove sono registrate quasi 60mila società. Tutte Llc e intestate a non residenti. Il Delaware con 900mila abitanti ha quasi 1 milione di società. Uno studio del 2013 della banca Mondiale ha dimostrato che delle 817 società di facciata comparse in 213 casi di corruzione investigati in tutto il mondo, ben 102 sono risultate registrate negli Stati Uniti. Nel 2011 Tim Geithner, allora Segretario al Tesoro Usa, ammise che a quella data negli Stati Uniti fossero depositate presso conti offshore somme non tassabili (perché si tratta di proventi generati all’estero) per circa 3 mila miliardi di dollari. E’ chiaro che non è più permesso sottarre denaro agli usa e agli alleati. Ma nessuno ha vietato il procedimento inverso. Per tale motivo, Panama, utile per le triangolazioni tra il nord e il sud del continente Latino americano, non è mai stata attaccata sul fronte del segreto bancario. In parallelo gli Stati Uniti non hanno mai puntato direttamente alla City di Londra e alle Isole Vergini. Queste ultime convogliano direttamente i capitali della Russia e dei Paesi Arabi. Sempre più fondamentali per il sostentamento dell’economia occidentale. Appare dunque chiaro che, rispetto alla giungla degli anni ’90 e del 2000, in futuro resteranno queste poche piazze finanziarie offshore. Tutte “benedette” dagli Usa. In futuro si inserà il Dragone, l’unico che ha la forza di “dialogare” su questo tema con gli Usa. La Cina ha già iniziato a costruire nella contea di Shannan ciò una free zona. Praticamente ciò che per anni Montecarlo è stata per Parigi. Caso a parte Singapore che furbescamente si è trasformata in tempo per sopravvivere.

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