Consiglio Grande e Generale. Seduta del pomeriggio. 27 aprile 2016. SMNA

Consiglio Grande e Generale. Seduta del pomeriggio. 27 aprile 2016. SMNA

COMUNICATO
STAMPA

CONSIGLIO
GRANDE E GENERALE 26 APRILE- 3 MAGGIO

MERCOLEDI’
27 APRILE- POMERIGGIO

Nel
pomeriggio si conclude il dibattito al
comma
19

“in merito alle recenti attività intraprese dalle autorità
italiane nei confronti di persone fisiche e giuridiche residenti a
San Marino nell’ambito dell’operazione denominata ”Torre
d’Avorio”. I lavori proseguono quindi con il
comma
20
,
p
rogetto
di legge “Della libertà e attività sindacale nei luoghi di
lavoro, della contrattazione collettiva e del diritto di sciopero”
(II lettura).

Di
seguito un estratto degli interventi del pomeriggio.

Comma
19

– “Riferimento del Governo in merito alle recenti attività
intraprese dalle autorità italiane nei confronti di persone fisiche
e giuridiche residenti a San Marino nell’ambito dell’operazione
denominata “Torre d’Avorio” e successivo dibattito”.

Matteo
Zeppa, Rete: “
Spiace
constatare che questo dibattito vede la presenza solo di un
Segretario di Stato. Anzi due, uno è arrivato adesso. L’indagine
“Torre d’Avorio” si concatena alla voluntary disclosure.
Veniamo oggi in Aula sapendo del comunicato congiunto, sapendo che
tutto sembra messo a posto, ma non sappiamo cosa deve fare chi ha
ricevuto le raccomandate. Lo doveva dire il Segretario. Non siamo
stati bravi. Manca la politica estera, manca la capacità di
confrontarsi con altre legislazioni, oltre a quella italiana. Un
governo che non sa tutelare i propri cittadini che governo è? Sono
state congelate le posizioni? Non lo so. Lo doveva dire lei,
Segretario. Cosa ha offerto San Marino all’Italia per far sì che
le situazioni venissero congelate, come pare sia successo?”.

Enrico
Carattoni, Psd
:
“Le riforme che abbiamo fatto sono importanti. Le nostalgie di chi
dice che una volta si stava meglio si possono evitare. La colpa non è
da ricercare in questo governo, ma nei comportamenti che nel 2007,
2008 e 2009 ci hanno portato in black list, con un rapporto con
l’Italia compromesso. E’ necessario un sempre più forte e
influente rapporto politico fra le amministrazioni. La creazione del
tavolo tecnico è fondamentale. Serve ripensare alle relazioni
politiche bilaterali e multilaterali. Non possiamo affrontare queste
complicate questioni con la politica estera che si faceva 20 anni fa.
E’ stato fatto un lavoro silenzioso ma efficace, l’Aula deve
essere cosciente di questo e ringraziare le istituzioni che hanno
lavorato per questo obiettivo”.
Augusto
Michelotti, Su-LabDem: “
Nell’immaginario
collettivo nostro e dei confinanti cosa rimane di questa vicenda? La
solita storia. Ci considerano ancora uno Stato canaglia, nonostante
gli sforzi fatti per arrivare al giudizio contrario. E’ su questo
che bisogna puntare in maniera decisa. Si ripete il solito copione,
che va cambiato in maniera decisa e ferma. Siamo stati attaccati,
dobbiamo reagire in maniera forte e decisa. Dobbiamo far capire a chi
dirige queste manovre che il Paese sta cambiando. Siamo cambiati ma
sembra non se ne sia accorto nessuno”.
Federico
Pedini Amati, indipendente: “
Mi
sarei aspettato un atteggiamento più vigoroso da parte del
Segretario agli Esteri. Fino al punto di richiamare l’ambasciatore
sammarinese in Italia. Non mi sognerei mai di attaccare la Guardia di
Finanza, che fa il suo lavoro. Ma in questo caso non si tratta di
fare un lavoro legato a fare emergere evasori fiscali. Quando
arrivano in un altro territorio migliaia di lettere, ciò mi lascia
molto perplesso. Questo è un attacco frontale al nostro Stato. Il
problema è politico. Come fa l’indagine “Torre d’Avorio” ad
avere tutta questa mole di dati? Chi li ha forniti alla Procura di
Forlì? Pongo la domanda ai Segretari agli Esteri e alle Finanze.
Pare esserci un server in comune, e su questo vorrei essere smentito,
a disposizione dell’Italia e di San Marino, dove si vanno a
recepire le notizie sui residenti italiani e nel nostro territorio.
Se così fosse, abbiamo venduto la nostra sovranità”.
Luca
Lazzari, indipendente: “
Ho
difficoltà a capire cosa accade. C’è un salto di logica. Altri lo
hanno evidenziato. Si dice che i rapporti con l’Italia sono ottimi,
ma San Marino subisce un attacco alla sua economia. Gli effetti sono
gravissimi.

San
Marino subisce un’azione punitiva indiscriminata. Fatta dal corpo
di polizia di uno Stato verso la popolazione di un altro Stato. Fra
le migliaia di posizioni che dovranno essere verificate solo una
parte minima darà qualche esito. Qui c’è un altro salto di
logica. Perché la Gdf dovrà impegnarsi in un’operazione
mastodontica quando gli effetti saranno minimi? L’ipotesi di uno
scoordinamento sul piano tecnico amministrativo a me sembra non
tenere. Secondo me qui il nodo è di tipo politico.

Probabilmente
la Gdf è stata obbligata a usare le reti a strascico per catturare
qualche pesce grosso. Ma ha anche coinvolto pesci piccoli, i
sammarinesi onesti e laboriosi”.

Marino
Riccardi, Psd
:
“Ritengo che questi non siano argomenti sui quali fare battaglie
politiche. Ci sono altre occasioni per attaccare il governo.
Maggioranza e opposizione devono essere dalla stessa parte per
difendere la Repubblica. Quanto successo non ha precedenti e va al
di là di quanto si possa fare in uno Stato di diritto. Forse in
contrasto con le leggi internazionali. Non si può pescare nel
mucchio senza avere indizi precisi. Il danno è stato d’immagine.
C’è terrorismo psicologico per le nostre attività economiche. Non
ci può essere un continuo attacco alla nostra economia. L’economia
è cambiata, è sana, deve lavorare in tranquillità.

Il
governo si è mosso bene, con tempestività, con incontri immediati a
Roma al tavolo tecnico. C’è stato anche un incontro politico tra i
rispettivi ministri a Washington. Il risultato per il futuro è la
costituzione di un tavolo misto: quando ci sarà qualcosa da
reclamare ciascuna parte potrà utilizzarlo.

Se
quello che si è fatto negli ultimi 20 giorni fosse stato fatto
qualche mese fa, probabilmente si poteva attutire il colpo”.

Nicola
Selva, Upr:

“L’operazione
mette sotto la lente di ingrandimento i rapporti con la vicina
Italia, non è cosa da poco, è necessaria da parte del governo una
presa di posizione netta di fronte questa situazione. Comunque non
voglio fare polemica e strumentalizzare, questa vicenda deve servire
per fare una grande riflessione su un’azione condivisa da attivare
per riscattare maggiormente la nostra statualità. Serve maggiore
capacità di politica internazionale, giuridica e di comunicazione,
sono queste le tre attività da mettere in campo. Il governo ha preso
posizione, ma forse, rispetto la velocità di comunicazione attuale,
è stata tardiva”.
Augusto
Casali, Indipendente
:
“Sono rimasto stupito dai toni tranquilli dei membri di governo e
soprattuto quando un terzo segretario ha detto che l’Italia ha fatto
bene. Se questo è lo spirito, credo che difficilmente si otterranno
risultati. Tutti quanti possiamo essere d’accordo nel dire che
l’operazione Torre d’Avorio ha provocato grave danno di immagine ed
economico al Paese. Mi viene da chiedere se tutto quanto fatto
all’unanimità del Consiglio, dal 2008 in poi, nel svolgere
un’operazione di allineamento legislativo rispetto alla comunità
internazionale e per impostare un’economia più reale e trasparente,
non conti nulla. E’ come se non avessimo fatto niente perché il
rapporto con l’Italia non è quello che si sperava. Non possiamo dire
che è un fatto del passato perché le lettere sono di oggi e non
possiamo accontentarci di qualche pacca sulle spalle. Ho sentito dire
che c’è stata rapidità di intervento, ma non ho avuto questa
sensazione. Se poi il risultato è stato un tavolo tecnico dico che
siamo messi male perché il problema è politico. Bisogna mettere le
tende a Roma e pretendere un trattamento di pari dignità. Dobbiamo
stare dalla stessa parte per quale tipo di politica? E’ necessario
svincolarci dall’abbraccio esclusivo con l’Italia. Le nostre ragioni
devono essere conosciute anche dagli organismi internazionali qualora
ce ne fosse bisogno”.
Roberto
Ciavatta, Rete:

“Mi sono chiesto cosa potesse fare di più il governo dopo l’arrivo
della bomba ‘Torre d’Avorio’ ma credo che l’attacco della Gdf non
debba essere interpretato con ‘quello che si sarebbe dovuto fare
dopo’, ma ‘prima’. Ieri proprio mentre usciva un comunicato
congiunto, c’erano controlli sulla superstrada che ferava i camion.
Bello parlare di internazionalizzazione, ma il dato di fatto resta
che siamo qua, un’enclave dentro un altro Stato. Quindi due sono gli
atteggiamenti necessari di trasparenza vera: dobbiamo essere più
avanti dell’Italia per lo scambio di informazioni e per
inattaccabilità, ma a quel punto io pretendo dalle mie istituzioni
orgoglio e fierezza quando siamo ai tavoli. Se siamo in regola non
andiamo a chiedere favori. Andate con orgoglio a chiedere il rispetto
della nostra statualità, non andate a fare i portavoce dei tecnici”.

Franco
Santi, C10
:
“Torre d’Avorio non è una bomba esplosa a marzo, ma è una vicenda
che ci portiamo dietro da tanti mesi, legata alla strategia di un
Paese che ha messo in campo- non solo con San Marino- con lo scopo
preciso di far rientrare capitali nel proprio territorio. Credo che
ci fossero già tutti gli elementi per attivare un’azione forte da
parte del nostro governo con il governo italiano per chiedere un
tavolo politico che risolvesse questa situazione. E su questo ritardo
il mio giudizio è molto negativo. La responsabilità il governo se
la deve prendere tutta, perché in sei mesi non si è fatto nulla.
Visti poi i risultati raggiunti in breve tempo ultimamente- e che
speriamo al più presto diventino più concreti attraverso qualcosa
di scritto e firmato- perché il governo non si è attivato
prima?”.
Mario
Lazzaro Venturini, Ap:

“Da qualche intervento mi pare di aver capito che l’offensiva della
Gdf sia dovuta al fatto che non siamo ancora a posto, malgrado i
riconoscimenti avuti, qualcuno ha detto che che l’offensiva è fuori
dalle regole internazionali, altri hanno detto che sì, è fuori
dalle regole, ma noi non siamo a posto. Preferirei attenermi ai fatti
e a quello che vedo. Tra qualche anno quando ricorderemo i periodi
più burrascosi del rapporto italo-sammarinese non potremo fare a
meno di fare due riferimenti fondamentali: le nostre precise
responsabilità e l’accanimento italiano nei nostri confronti. In
questi anni ci siamo cosparsi abbondantemente il capo di cenere e non
potevamo fare molto altro, sapevamo d avere sbagliato, abbracciando
uno sviluppo che aveva lasciato spazio alle distorsioni. Potevamo
solo assicurare gli interlocutori che saremmo cambiati. Nonostante
questo, nel 2008-2010, in piena bagarre, qui nell’Aula l’opposizione,
il Psd, attaccava il governo del Patto indicandolo come incapace. Si
pretendeva che l’allora segretario agli Esteri, Mularoni, risolvesse
tutto in quattro e quattr’otto. Nonostante l’offensiva italiana fosse
catalogabile come accanimento, credo che la nostra reazione timida
fosse dovuta al senso di colpa perché per anni ne avevamo fatte di
tutti i coloro. Oggi però siamo in una condizione diversa. Il
governo di fronte all’offensiva ‘Torre d’Avorio’ ha però adottato
una linea morbida. E’ sempre difficile per un Paese come il nostro,
con i suoi limiti, adottare la linea migliore, ma io avrei preferito
un intervento più forte da parte del governo, dato che le condizioni
sono diverse dal passato. Non mi sento di mettere in croce nessuno,
ma dal mio punto di vista un’azione più tempestiva, forte e di tipo
politico credo fosse necessaria. Poi magari mi sbaglio e otterremo
comunque ottimi risultati, ma mi sento di fare presente questo. Si
sarebbe dovuto poi mettere in campo un’azione di maggiore
informazione e assistenza verso i cittadini colpiti dalla
comunicazione della Gdf”.
Francesca
Michelotti, Su-LabDem
:
“Rivolgo domande a tutti i consiglieri. Davvero pensavate di avere
lasciato alle spalle il passato? Come siamo stati ingenui a crederlo.
La Gdf ci ha ricordato che il sistema non si è liberato dagli
elementi tossici. Lungi da me mettere in discussione l’operazione
della Gdf. Anche se l’entità del danno è stata eccessiva, al di là
del numero di persone colpite dalla fishing expedition. Pensiamo
infatti al danno di immagine inferto ad un sistema che sta
difficilmente risalendo la china. Qualcuno ha detto che San Marino
deve fare la voce grossa. Faremo il ‘ruggito della formica’ Tuttavia
potremmo emettere un fastidioso ronzio della zanzara, ma anche quello
occorre saperlo fare. Come? Seppellire il nemico con lettere di
protesta, disturbare l’avversario nel week end, mettere le tende
fuori casa a Roma, Ravenna, Bologna… prenderlo per sfinimento. Ma
non ho visto questa lungimiranza, nemmeno ho visto rivolgersi
all’Ocse contro la pratica della fishing expedition per ottenere una
pronuncia super partes per capire se siamo davvero delle vittime, è
una verifica da fare oggi. Non possiamo dimenticare che con l’Italia
c’è un cordone ombelicale, e in questo percorso gioca un ruolo
decisivo l’accordo con l’Ue e anche puntare a prospettive più ampie.
Mi spiace segretario Valentini, ma la vostra visione di politica
estera è banale, anche il comunicato congiunto è riduttivo, ci
aspettavamo di più. E’ vero che conta come ne usciamo, ma conta
anche come evitare di entrarci di nuovo. E’ un problema che il
governo deve affrontare subito”.
Alessandro
Mancini, Ps
:
“Oggi abbiamo le carte in regola e un’azione di questo tipodella
Gdf diventa difficile da sostenere. Non mi è piaciuto nel
riferimento del governo il fatto che sia stato un fulmine a ciel
sereno, non lo è stato. E’ passato quasi un anno a seguito di una
nota della segreteria Finanze che chiedeva un incontro urgente con il
ministro Padoan sull’inizio di questa operazione, il problema era già
noto. Critico il governo per non aver gestito nel migliore dei modi
e dei tempi quello che era venuto fuori un anno fa. Riconosco che
l’ultimo incontro tecnico ha portato i primi risultati, così come
quello di un tavolo permanente. Ma se ci fosse stato un anno fa, mi
viene da pensare che certe questioni oggi non le avremmo avute.
Dall’agosto dell’anno scorso c’è stata un po’ di superficialità. La
politica estera deve dare una marcia in più a una questione
tecnica. Oggi deve iniziare la vera missione per evitare che non
succedano più cose come queste, dall’altra bisogna recuperare il
livello di sovranità che forse abbiamo perso. In questo caso una
denuncia all’Ocse credo sarebbe stata opportuna. Abbiamo bisogno di
leve, se riusciamo ad avere più forza con gli altri Paesi andiamo a
recuperare quella forza che l’Italia vuole sminuire”.

Gerardo
Giovagnoli, Psd
:
“Causa prima dell’inchiesta è stata la permanenza dal 2009 al 2014
della Repubblica in black list. Questo status può portare ancora
oggi effetti negativi. Se dal 2009 ad ora non si fosse proceduto con
tutto quel corpus normativo, con tutti gli accordi con l’Italia per
uscire dalla black list ed entrare in white list, oggi non saremmo a
raccontare che vi è stato un comunicato congiunto, con cui le
autorità italiane riconoscono i nostri passi in avanti. Quello che
si poteva fare con l’operazione politica messa in atto da governo e
dagli incontri tecnici della segreteria per le Finanze: due gli
obiettivi, nell’immediato risolvere il più possibile i tanti casi
che ancora avrebbero dovuto procedere per i controlli della Gdf e il
fatto che per il futuro non debbano più esserci casi in cui
l’amministrazione italiana sia in grado di arrivare a inviare
richieste di informazioni, senza una preventiva attivazione dei
canali diplomatici. Il danno sulla competitività c’è stato e su
quello bisogna porre rimedio. Sono giuste le considerazioni di
lamentela verso quanto accaduto. Eppure se non ci fosse stata
l’azione tecnica, ma intrinsecamente politica, e che continuerà, non
ci sarebbero già le notizie che sappiamo di inversione di tendenza
sul caso ‘Torre d’Avorio’”.
Luca
Beccari, Pdcs:

Dove sta la vera anomali di questa vicenda? Questa non è
tecnicamente una fishing expedition, si dice cosa non corretta quando
si esorta a ricorrere agi organismi internazionali. Bisogna partire
da un’anomalia che sta a metà tra il tecnico e il politico. Il
problema sta nel fatto che nell’accedere ai dati chi fa i controlli
in Italia non ha considerato minimamente che tra San Marino e Italia
c’è una naturale connessione. Che, per esempio, una riminese può
essere sposata con un sammarine. Credo che il comunicato di ieri non
sia assolutamente la risoluzione dei problemi, ma è un importante
punto di svolta su un temi generalmente di forte contenzioso tra
tutti gli Stati. C’è un riconoscimento di una sostanziale condizione
diversa di San Marino dal passato e che esistono i presupposti per
risolvere il contenzioso su altri tavoli. Il dibattito ch eho
ascoltato va a finire su sintesi un po’ banali. Io ho vissuto
l’andare ai tavoli bilaterali, quando potevamo solo promettere di
cambiare e dopo il comunicato di ieri la percepisco la differenza. Ma
qui siamo arrivati ad un punto dove non esiste più una logica in
quello che diciamo”.

Repliche

Gian
Carlo Capicchioni, segretario di Stato

alle
Finanze
:
“Credo che nel dibattito tanta ipocrisia ci sia stata in diversi
interventi. Vorrei capire e vorrei essere aiutato a capire le azioni
in cui, secondo qualcuno, il governo ha mancato o ha adottato una
linea talmente morbida che non ha portato risultati. Sicuramente ‘se
si andava giù Roma’…sì ma qualcuno deve farci entrare e e farsi
ascoltare. Credo che dobbiamo invece avere la consapevolezza di chi
siamo, cosa vogliamo e che peso ha la nostra economia per poter
andare giù e battere i pugni sul tavolo. Non credo sia la strada
percorribile e che dà i risultati. La strada è sicuramente quella
della politica, noi abbiamo chiesto subito un incontro politico, la
nota inviata al Mef attraverso la nostra Ambasciata non è certo una
nota all’acqua di rose, subito ha avuto poi riscontro a livello
politico .Il Mef ha capito la portata dell’azione della Gdf e che per
il nostro Paese ha un impatto devastante e si è reso subito
disponibile a confrontarsi. L’esigenza del ministro è stata quella
di voler approfondire la cosa prima sul piano tecnico. Si è avuta la
consapevolezza di aver fatto un’aggressione al nostro Paese da parte
della Gdf. Tutto è migliorabile. Certo. Ma su questo aspetto mi
sento di aver lavorato in maniera pronta, corretta e leale nei
confronti del nostro interlocutore esterno che ha risposto
immediatamente sulla problematica. C’è chi dice che abbiamo lasciato
soli i nostri cittadini e residenti, anche questo non corrisponde al
vero, abbiamo dato assistenza e indicazioni. Credo che poi se si
istituisse un punto di riferimento, questo debba comunque dirottare
all’ufficio tributario per certificare l’effettiva residenza e allora
serva a poco. L’ufficio di riferimento c’è già. Ribadisco che
l’azione messa in campo dal governo e l’apertura di tavoli tecnici
hanno prodotto e produrranno effetti positivi e il comunicato
congiunto sta a sancire che le cose sono cambiate da un mese a questa
parte e cambieranno per i futuro. Il tavolo tecnico per il futuro ci
permetterà di intraprendere azioni per il futuro con l’Italia. Non
abbiamo offerto nulla per ottenerlo, consigliere Zeppa, abbiamo solo
chiesto perché l’azione messa in campo la riteniamo inaccettabile e
deve essere affrontata insieme per fare in modo che casi del genere
non si ripetano. Stiamo lavorando con il Mef per un’azione condivisa
che vada a definire per il futuro azioni e rapporti in maniera
preventiva. Crediamo di avere fatto del nostro meglio”.
Luca
Santolini, Civico 10
:
Non
riesco a non rispondere all’ultimo intervento di Luca Beccari. E’
stato l’unico che ha provato ad alzare i toni nel dibattito, che
era stato pacato e rispettoso. L’ha fatto in maniera non corretta.
Quando fa la lezioncina tecnica guardando le opposizioni, dicendo che
ci sono stati interventi che hanno dato messaggi sbagliati in merito
all’operazione, dovrebbe ricordarsi che i primi a parlare di
fishing expedition è stato il governo con un comunicato stampa. Lo
ha ribadito peraltro Marco Gatti nel suo intervento”.
Pasquale
Valentini, Segretario di Stato agli Affari Esteri:
Non
ci sarebbe stato il comunicato congiunto se non ci fossero ottimi
rapporti fra i due Paesi. Se fra i due Paesi non ci fossero stati
certi rapporti non ci sarebbe stata la possibilità di agire per una
soluzione condivisa”.
Federico
Pedini Amati, indipendente
:
“Ho sentito dire dal Segretario Capicchioni, e ciò mi lascia
perplesso, che nel 2009 San Marino avrebbe messo a disposizione
20mila transazioni bancarie rispetto alla situazione del sistema
bancario sammarinese. Se ho capito male le chiedo di smentirmi. Non
sapevo che nel 2009 erano stati forniti dei dati di transazioni a
istituzioni in Italia”.
Ivan
Foschi, Sinistra Unita
:
“Ho sentito due linee diverse in maggioranza. Beccari ha idee
differenti rispetto a Capicchioni. E’ una pratica che tolleriamo,
oppure no?”
Marco
Gatti, Pdcs
:
“Il database fungeva da garante dei dati. E’ stato fatto
attraverso un decreto, votato in Consiglio Grande e Generale”.

Andrea
Zafferani, Civico 10
:
“L’Aula dovrebbe confrontarsi su quali punti centrali vogliamo
portare all’incontro. Dobbiamo essere tutti protagonisti, lo dico
soprattutto al governo, che non dovrebbe agire in autonomia, ma
interagire con l’Aula. Nel momento in cui avrete la certezza
dell’incontro politico, ci sia un confronto con tutte le forze
politiche. Come governo dovete imparare a non fare tutto di testa
vostra. L’operato può essere giudicato, come in questo caso,
insufficiente”.
Marco
Podeschi, Upr
:
“Nei Paesi evoluti maggioranza e opposizione parlano informalmente
dei temi importanti per il Paese. Non mi sarei scandalizzato se lei e
i colleghi del Congresso ci aveste convocato per comunicarci
informalmente cosa stavate facendo”.
Roberto
Ciavatta, Rete
:
“Il MEF ci fa sapere che loro si aspettano da San Marino 2
miliardi, prima della chiusura della voluntary disclosure. Come hanno
fatto a quantificare? Avevano tutti gli elementi. Padoan sulla stampa
ci dice che ne faranno un’altra. Dal 2009 al 2014 tutte le
informazioni vengono utilizzate per dirci: ‘Ci aspettavamo di più,
vogliamo di più’. Il Segretario ci porti il documento con gli
accordi presi a Roma, perché voglio capire come si è arrivati a
questa svolta”.
Mario
Venturini, Alleanza Popolare
:
“Ai tempi dell’iniziativa contro Delta – Cassa di Risparmio il
Paese era prostrato e non ha reagito. Adesso siamo in condizioni
diverse, siamo un Paese affidabile. Ecco perché prevedevo un
percorso diverso. Io avrei preteso un incontro con il ministro del
MEF perché avrei immediatamente voluto una dichiarazione che diceva
che il Paese è affidabile. Sarei poi andato all’OCSE per chiedere
un’interpretazione rispetto a quanto fatto dall’Italia”.
Gian
Franco Terenzi, Pdcs
:
“Le situazioni pregresse andavano azzerate. Il problema è stato
posto quando è stato fatto l’accordo e c’è stata l’uscita
dalla black list?

Conclusioni

Giancarlo
Capicchoni, Segretario di Stato alle Finanze
:
“Sull’azione posta dal governo, è stata immediata e decisa. Il
ministro ha ritenuto di rinviare l’incontro dopo alcuni confronti
di carattere tecnico – politico sul tema. Potevamo fare di più per
costringerlo a venire al tavolo? Può darsi. A Terenzi: quando è
stato fatto l’accordo è stata sottolineata la problematica del
pregresso, ma non c’è stato il riscontro che ci si attendeva. Da
parte dell’Italia non è stata accolta la nostra richiesta, che
andava nella direzione di sanare il periodo precedente all’accordo”.

Comma
20

– Progetto di legge “Della libertà e attività sindacale nei
luoghi di lavoro, della contrattazione collettiva e del diritto di
sciopero” (II lettura)

Relatore
di maggioranza, Andrea Belluzzi, Psd
:
“Il percorso di discussione di questa normativa ha visto emergere
la contrapposizione tra due distinte concezioni del modo di intendere
e regolare le relazioni industriali. Da una parte chi ritiene che
nella libertà di associazione possa stipulare contratti con
efficacia erga omnes

chi
ha la maggiore dimensione per numero di iscritti e quindi chi ha
capacità di rappresentare il maggior numero di lavoratori,
dall’altra chi invece ritiene che la democrazia rappresentativa
possa, oggi, essere superata, in favore di una democrazia “diretta”,
dove il referendum – dopo la negoziazione – è l’unico strumento che
possa portare all’adozione di un c
ontratto
collettivo erga omnes.
L’articolo 25 è quello oggetto di
maggiori interventi sostanziali, alla luce dell’ulteriore confronto
con le parti sociali.
Viene
ridotto il livello di rappresentatività richiesto alla parte
datoriale per poter validamente sottoscrivere il contratto collettivo
di settore, nell’ipotesi in cui non sia soddisfatto dalla
associazione datoriale, o loro coalizione, il requisito dell’occupare
almeno il 50% +1 dei lavoratori del settore. La formula, simmetrica a
quella prevista per le Organizzazioni, prevede che se tutti i datori
iscritti alle diverse associazioni datoriali occupino almeno il 50%
+1 dei lavoratori del settore, l’associazione i cui datori iscritti
abbia un numero di dipendenti pari al valore corrispondente al 66%
dei lavoratori operanti presso tutti i datori iscritti alle diverse
associazioni datoriali, potrà validamente sottoscrivere il
contratto.
L’articolo 32 specifica che l’approvazione della
maggioranza dei dipendenti del datore o dei datori di lavoro
firmatari per l’estensione degli effetti del contratto collettivo
aziendale deve conseguire a procedura referendaria sindacale
democratica e trasparente. Va da sé, come indicato nel progetto di
legge, che il Comitato Garante dovrà vigilare affinché il
referendum sul contratto collettivo di settore nonché su quello
integrativo aziendale sia aperto il confronto con gli interessati da
parte tutte le organizzazioni sindacali e associazioni datoriali e
che tutti i destinatari possano conoscerne i contenuti e prendere
parte al voto”.
Relatore
di maggioranza, Roberto Ciavatta, Rete
:
“La legge sulla rappresentatività dovrebbe risolvere la situazione
creatasi a San Marino negli ultimi anni: la legge del 1961 che
regolava la contrattazione collettiva stabiliva, in una situazione
molto differente da quella odierna, unicamente il principio che il
contratto di lavoro avesse validità
erga
omnes
,
cioè
dovesse venir applicato da tutti i datori di lavoro per tutti i
lavoratori dipendenti del settore di pertinenza. Nel 1961 la
situazione era molto differente rispetto ad oggi. Seppur esistessero
due sigle sindacali, esse operavano assieme, avendo costituito la
CSU. A ogni contrattazione, dunque, si riusciva (non senza fatica) a
sottoscrivere un unico contratto di lavoro, che aveva validità erga
omnes.
Ora spesso ci si trova di fronte a più di un contratto, e
se CSU ha nel tempo prediletto accordi con ANIS, dunque con le grandi
attività per lo più industriali, USL ha prediletto accordi con le
sigle riconducibili allo IUS, di dimensioni più esigue ma
numericamente maggiori.
Il nostro tessuto economico si fonda sulle
piccole attività, all’interno delle quali i rapporti tra datore e
lavoratori sono spesso più ‘familiari’. Non entriamo qui nel peso,
in termini di imposte, versato tanto più dalle piccole attività
rispetto alle grandi. Il valore medio di lavoratori per ogni impresa
solo in due settori è superiore a 5. Sono il manifatturiero (11
lavoratori per impresa) e quello finanziario (12,6 lavoratori per
attività). Escludendo le attività senza dipendenti, le medie
passano a 15,12 nel manifatturiero, e 19,31 nel settore
finanziario.
Va sottolineato che in questi due settori la media di
occupazione femminile è estremamente ridotta (nel manifatturiero 1
lavoratore su 4). Le donne sono maggiormente occupate in settori in
cui il numero di occupati per attività non è superiore a 3/4.
Possiamo quindi presumere che una legge, come questa, che basa i
rapporto di forza in termini di maggior numero di occupati, sia
penalizzante per la rappresentanza delle lavoratrici donne.
Un
malinteso che si ripete in tutta la legge: il calcolo del peso delle
associazioni viene stabilito non dal numero di datori iscritti (con
almeno un lavoratore a carico), ma dal numero di lavoratori
dipendenti che occupano. La legge, in tal modo, favorisce le
associazioni al cui interno sono iscritte le grandi imprese, che però
sono una piccolissima percentuale delle attività a San Marino.
Un
articolo problematico è il 25, che tratta dell’erga omnes
attribuendola solo ai contratti sottoscritti dalle organizzazione
sindacali e associazioni che rispettino certi requisiti. E’
immediatamente evidente che le associazioni datoriali sono valutate
in base al numero di occupati. Un contratto viene stipulato da due
parti contraenti, ognuna delle quali deve trovare un equilibrio
accettabile per sé. Per quale motivo qualche decina di grandi
imprenditori deve poter costringere alle sue condizioni il 90% dei
colleghi di dimensioni inferiori?”

Iro
Belluzzi, Segretario di Stato al Lavoro:

Uno
degli elementi che voglio mettere al centro di quanto fatto è la
scelta di mantenere in essere l’erga omnes, il contratto di lavoro
con valenza di legge. Ciò risulta essere più necessario rispetto
alla libera contrattazione. Il governo e la maggioranza pongono al
centro il bene comune dei lavoratori e dei cittadini. Ci sono 18mila
impiegati nel comparto privato. In un momento come questo le tutele
devono essere garantite dai governi. Il dibattito è ampio anche in
Italia, dove si dibatte per un contratto nazionale di settore. Si
pensa di regolamentare il tema della rappresentatività. Non è una
materia semplice da affrontare.

C’è
un percorso iniziato nel 2009 che sta dando i suoi frutti. Il PIL è
aumentato. Il messaggio che si vuole dare alla cittadinanza è che
negli ultimi tre anni gli occupati sono aumentati. Un altro elemento:
l’economia di San Marino si è salvata anche grazie
all’eterogenericità del sistema economico. Ma ricordo che chi ha
permesso di recuperare i 737 posti di lavoro persi nel 2015 sono
state importanti aziende come la Colombini, l’ASA, la SIT”.

San
Marino, 27 APRILE 2016/02

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