Consiglio Grande e Generale seduta mattutina. Agenzia Dire

Consiglio Grande e Generale seduta mattutina. Agenzia Dire

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 22-28 OTTOBRE

MARTEDI’ 22 OTTOBRE-mattina

I lavori del Consiglio grande e generale si aprono con l’indirizzo di saluto dei nuovi Capitani reggenti, Gian Carlo Capicchioni e Anna Maria Muccioli.

I capi di Stato leggono poi due sentenze del Collegio garante della costituzionalità delle norme dello scorso 4 ottobre, n. 5 e 4: nella prima il Collegio dichiara la questione di legittimità costituzionale dell’art. 6 della Legge 17 giugno 2008 n. 93, sollevata dal commissario della legge Manlio Marsili “manifestamente inammissibile in quanto del tutto priva di motivazione”; nella seconda, in merito al sindacato di legittimità costituzionale sollevato dal commissario della legge Gilberto Felici, con ordinanza dell’11 aprile 2013 nei ricorsi amministrativi riuniti nn. 22 e 23 dell’anno 2012, il Collegio “dichiara l’incostituzionalità dell’art. 18 comma 5 della Legge 28 giugno 1989 n. 68 nella parte in cui, nelle controversie in materia di pubblico impiego devolute alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, non ammette mezzi di prova orali per l’accertamento di fatti non altrimenti dimostrabili”.

Prendono poi la parola alcuni segretari di Stato e consiglieri.

Di seguito un riassunto della seduta mattutina.

Comunicazioni.

Capitani Reggenti: “Esprimiamo l’auspicio che quest’Aula possa essere sede di confronto leale e costruttivo. Da parte nostra ci sarà massimo impegno per la corretta applicazione delle regole. Nei prossimi mesi l’attività sarà particolarmente impegnativa. E’ indispensabile un impegno comune senza precedenti per affrontare le misure necessarie per fronteggiare una crisi pesante. Chi ha responsabilità politica deve rispondere a questa esigenza e ridurre la distanza dalla cittadinanza, recuperando la base di consenso necessaria per operare i cambiamenti. Serve un grande sforzo collettivo, il contributo di tutti e la fiducia di ognuno. Dobbiamo chiedere ai concittadini maggiore impegno contributivo per mantenere lo stato sociale, ma in maniera equa, rimuovendo i privilegi. Dovremo intervenire finalizzando i sacrifici a una prospettiva di sviluppo chiara. Nella consapevolezza che se non avverrà pagheremo noi, ma soprattutto le prossime generazioni. Sarebbe un errore imperdonabile se togliessimo ai giovani il futuro. La solidarietà è un vincolo sociale indispensabile per la nostra comunità, anche per reagire alle difficoltà diffuse. E deve essere il caposaldo morale dell’azione politica.

Una partecipazione costruttiva e il confronto per cercare ampia convergenza devono rappresentare le risorse migliori per affrontare questo momento.

Ci preoccupa molto lo scontro sociale che caratterizza il Paese. A fronte dei sacrifici richiesti deve proseguire l’opera di risanamento dei conti pubblici, facendo salve risorse adeguate per cultura, sanità, formazione e investimenti strutturali essenziali. Offrire ragioni di fiducia ai sammarinesi che non trovano occupazione è un obiettivo centrale, serve uno sforzo per garantire in tempi brevi la ripresa economica. La grave crisi occupazionale ha acuito le difficoltà dei giovani a trovare un impiego, per cui auspichiamo che in tempi brevissimi si possano adottare soluzioni normative e per garantirne l’inserimento. Cruciale è la formazione. Occorre favorire l’apporto dei cittadini nella formulazione delle proposte. In questo momento delicato e importante per il futuro del Paese confidiamo nella piena collaborazione di tutti. Il senso dello Stato deve sempre ispirare il Consiglio”.

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri: “Ringrazio i capi di Stato per il messaggio, che ha sintetizzato le preoccupazioni della popolazione. Dobbiamo attenerci a questo richiamo, per quelle le preoccupazioni devono lavorare Consiglio e organismi istituzionali.

Sui referendum do giudizio positivo, dobbiamo essere soddisfatti di come è stato vissuto questo momento di partecipazione democratica. C’è stato un aumento significativo nell’affluenza, la popolazione interna ha sentito il dovere di partecipare. Il mantenimento di un clima rispettoso e democratico, senza eccessi, ci deve rendere orgogliosi. Non è scontato. C’è un problema di quorum, ma vanno tenuti presenti anche i cittadini residenti all’estero C’è una pecca nel sistema, dobbiamo trovare i modi che non accada. Tutti i cittadini devono avere la possibilità di potersi esprimere. La questione è più evidente che per le consultazioni politiche.

Per il referendum sull’Ue, la maggioranza è del Sì, ma c’è sostanziale equivalenza. Questa indecisione, o questa decisione contraddittoria, testimonia che la popolazione ha bisogno di ulteriori elementi per esprimersi in maniera convinta. Il Paese sta facendo un percorso che esige una maggiore integrazione e non possiamo usare l’esito referendario per dire che San Marino non ne ha bisogno. Maggiore integrazione significa rendere stabile la scelta della trasparenza e più opportunità. Serve equilibrio tra le aspettative di una maggiore possibilità di movimento nell’Ue e la necessità di rispettare le peculiarità del nostro Paese. Un problema di sostenibilità e di adattamento del percorso alle nostre peculiarità statuali. La Commissione europea ne è conscia. Dobbiamo trovare la nostra via. Nessuno vuole imporci niente, dobbiamo manifestare cosa vogliamo mettere in comune e cosa no.

Inoltre dobbiamo arrivare velocemente al decreto italiano che ci toglie dalla black list. E’ un controsenso che l’Italia abbia ratificato l’accordo è che noi ci siamo ancora. Questa richiesta la rivogliamo in maniera pressante al governo italiano e al ministero dell’economia. Pur capendo i loro problemi, abbiamo urgentissimo bisogno di questo atto che completa la normalizzazione dei rapporti. Sul tavolo del presidente del consiglio Letta c’è la nostra richiesta di guardare al rapporto fra i due Stati in maniera complessiva per creare opportunità comuni. Abbiamo un elenco di temi che devono fare parte del’agenda comune. Sul versante europeo attendiamo il rapporto della Commissione sulla fattibilità dei percorsi di integrazione indicati per vedere se aprire nel 2014 un vero negoziato. A giorni ci sarà poi la comunicazione dell’Ue sulla negoziazione dell’accordo Ecofin. Questo il lavoro che ci aspetta, strettamente connesso con quello da fare all’interno: la riforma tributaria, la legge per lo sviluppo, il bilancio 2014 e la spending review.

Il referendum salva-stipendi ha dato un’indicazione precisa, la maggior parte dei cittadini è favorevole. C’è un preoccupazione forte sul potere d’acquisto dei salari. E se ne deve tenere conto. I lavoratori dipendenti chiedono un giusto contratto e che non siano nel ricatto di una situazione di non determinazione. Il contratto deve caratterizzare i rapporti di lavoro. C’è una chiara richiesta di serietà. La preoccupazione va unita a quella della crescente disoccupazione. Occorre creare le condizioni perché aumentino le opportunità di lavoro. Non serve però un clima di contrapposizione, bensì di collaborazione. Occorre trovare tra le parti il comune interesse. Entrambi i referendum possono essere colti come ricchi di indicazioni per gli indirizzi da dare all’azione politica”.

Gian Carlo Venturini, segretario di Stato per gli Affari interni: “Dopo i referendum credo sia d’obbligo fare alcune considerazioni. C’è stata una buona partecipazione dei cittadini, come dimostra l’affluenza che ha registrato oltre 14 mila votanti, pari al 62.88% degli aventi diritto. Nessuno dei due quesiti ha raggiunto il quorum necessario. Il referendum denota ulteriormente la volontà di esprimere la propria volontà. I cittadini hanno manifestato la volontà di aderire all’Unione europea e di integrarsi il più possibile ma, al contempo, hanno ribadito la necessità di avere ulteriori elementi d’informazione su ciò che comporterà. Le stesse considerazioni valgono anche per la rivalutazione delle retribuzioni dei dipendenti previste dal secondo referendum: 10.025 Sì hanno manifestato la necessità di mantenere un certo potere d’acquisto”.

Iro Belluzzi, segretario di Stato per il Lavoro: “Questi referendum inducano tutti noi a un’importante riflessione. In primis che il Paese è in ansia per il suo futuro sviluppo. La perdita del potere d’acquisto fa sentire meno protetti coloro che hanno il lavoro e ancora peggiore è la situazione di chi il lavoro l’ha perso. L’attenzione maggiore deve essere rivolta per coloro che non hanno tutele e gli sforzi della politica devono concentrarsi nell’attirare sul territorio nuovi investimenti. Solo così recupereremo quella capacità d’acquisto che nel tempo è andata scemando”.

Teodoro Lonfernini, segretario di Stato per i rapporti con l’Aass: “Abbiamo lavorato unitamente alla segreteria di Stato per il Territorio e abbiamo ragionato con chi abbiamo in essere accordi (Regione e Ministero Politiche Ambientali) per il trasferimento dei nostri rifiuti. Non più il sito di Sogliano, abbiamo trovato la disponibilità per il sito di Ravenna. L’attività da un punto di vista gestionale è stata perfetta. Il sito di San Giovanni ha continuato a operare nella sua perfetta funzionalità: si è occupato dello stoccaggio e della conservazione del rifiuto fino a quando non eravamo pronti per il trasporto a Ravenna. Da ieri sono partiti i primi mezzi per il trasferimento dei rifiuti. Nell’arco di 8/9 giorni andremo completamente a smaltimento. Gli investimenti che faremo rientreranno in una logica di progettualità nuova: nuova concezione per il trattamento del rifiuto. Informeremo passo dopo passo la cittadinanza e le istituzioni preposte”.

Francesco Morganti, Psd: “Nei giorni 27-28 settembre si è celebrato il 2° congresso del Partito dei socialisti e democratici che ha conferito al partito il mandato di far uscire il Paese dalla crisi con metodo di buon governo e realizzando le riforme necessarie per garantire sviluppo e benessere a tutti i cittadini. anche il referendum sull’Ue è stato al centro dell’assise. Il Psd ha avuto merito di aprire il dibattito sull’Europa. Il Paese si è espresso, il sì anche se di poco ha superato i no. Di qui la necessità di impegnarsi per superare l’isolamento che ci deriva da stato Terzo ed exrtracomunitario, considerando che i no non rappresentano contrarietà in modo categorico. Nel prossimo Consiglio grande e generale sarà inserito un comma apposito con un dibattito sui rapporti tra San Marino e Ue, l’impegno del Psd è di mantenere viva l’attenzione sul tema, continuando a percorrere la strada dell’integrazione e stimolando il dibattito nel Paese”.

Augusto Michelotti, Su: “C’è qualcosa che non quadra rispetto a quanto avvenuto domenica, la normativa sul quorum del referendum non funziona. Quindi l’Europa: non se ne è mai parlato in campagna elettorale, ma solo quando la pappa ormai era pronta. Non possiamo vivere senza l’Europa, non siamo nel Medioevo, non possiamo pensare di essere autosufficienti, non lo siamo neanche sui rifiuti. L’istituto referendario torna a bomba sull’argomento perché fatto in questo modo è come una battaglia tra chi ha una fionda e chi ha invece un bazooka. Non c’è onore per chi vince a mani basse. Alla fine dei conti ha vinto il sì, però ha perso, perché non ha raggiunto il quorum. Bisogna toglierlo per rendere il referendum uno strumento veramente di partecipazione democratica. Faremo di tutto in questa direzione, presenteremo presto un referendum per richiedere l’abolizione del quorum”.

Gianfranco Terenzi, Pdcs: “Faccio un riferimento sulla partecipazione della delegazione sammarinese all’assemblea interparlamentare di Ginevra, dal 7 al 9 ottobre scorso. La delegazione era composta da chi vi parla, i consiglieri Mirco Tomassoni, Alessandro Cardelli, Mariella Mularoni.
L’assemblea si è espressa condannando l’uso delle armi chimiche e invitando i rispettivi governi alla firma della convenzione per la messa al bando totale di tali armi. Il consigliere Alessandro Cardelli è intervenuto ricordando la responsabilità dei parlamenti nel favorire il confronto e la partecipazione dei cittadini. Quindi si è discusso del tema dei minori, sollecitando interventi normativi in sicurezza alimentare, salute e istruzione. Il consigliere Mularoni è intervenuta sottolineando l’attenzione di San Marino verso questo tema. Il consigliere Tomassoni ha quindi riconosciuto l’importanza del lavoro dei parlamentari sui governi in tema di disabilità, ha riferito in seduta plenaria rimarcando la rilevanza del condividere esperienze e iniziative e formulare raccomandazioni per promuovere un sistema di partecipazione veramente inclusivo”.

Antonella Mularoni, Ap: “Sui referendum Alleanza popolare ha una visione diversa su quorum e referendum rispetto al consigliere Michelotti. Il quorum è un’esigenza legittima. Se la gente sceglie di non partecipare di fronte quesiti di un certo tipo è comunque una scelta democratica. Prevedere che almeno un quarto del corpo elettorale si rechi alle urne ed esprima un si o un no è un’esigenza che va rispettata. Può essere uno strumento di salvaguardia rispetto all’inflazione di un referendum. C’è stato un periodo in cui ogni anno si celebravano 7-8 referendum e la gente non andava più a votare. Noi abbiamo detto che quello sull’europa appariva intempestivo alla luce di un percorso che il Paese sta facendo dal 2009. Nessuna ipotesi di lavoro è mai stata esclusa da questa maggioranza e da quella precedente. Se l’Ue lo novembre scorso ci ha detto che non ci sono le condizioni per entrare, forse non fa piacere a qualcuno, ma non si può dire che non è stato fatto nulla. L’esito del referendum significa che i sammarinesi hanno voglia di partecipare con quesiti rilevanti e che sanno fare i conti con il quorum. Quando volevano fare passare i quesiti, malgrado il quorum del 32%, i quesiti sono passati. Ap ha sempre rispettato il risultato referendario e intende farlo. Credo abbia inciso il fatto che continuare ad insistere di entrare nel club quando il club ci ha detto che non è il momento, non paga. Nulla è escluso, ma la forma di integrazione che oggi perseguiamo ritengo sia la più adatta al nostro Paese, per la sua capacità amministrativa e di recepimento normativo. Rispetto ai referendum, mi sorprende poi che nascano da chi è qui dentro e ha tanti modi per intervenire, con l’iniziativa legislativa. Lasciamo il referendum ai cittadini. Sul referendum sindacale: rappresenta un problema che c’è. Ap ha detto che non ci pareva la soluzione più adeguata. Se dobbiamo certamente salvaguardare i diritti dei lavoratori, non è a mio avviso un’emergenza il livello dei salari in questa fase. Noi esprimiamo comunque soddisfazione per il fatto che i sammarinesi abbiamo manifestato la voglia di partecipare ed è un invito alla politica di occuparsi delle emergenze che abbiamo”.

Lorella Stefanelli, Pdcs: “Insieme ad altri colleghi abbiamo partecipato alla quarta sessione plenaria del Consiglio d’Europa e ora farò un breve resoconto di questa esperienza. E’ stato presentato un odg per favorire la discussione d’urgenza sulla Siria e l’assemblea ha espresso grande preoccupazione per la situazione di pericolo cui è sottoposta la popolazione e per la sistematica violazione dei diritti umani. La raccomandazione prevede che i Paesi membri lavorino per il “cessate il fuoco” con conseguente distruzione delle armi chimiche siriane. L’assemblea ha dibattuto anche una risoluzione sull’attività dell’Ocse: sono stati ribaditi i problemi legati all’evasione fiscale ma anche all’eccessiva imposizione fiscale. Troppa austerity può minare fiducia dei cittadini nei loro governi e dunque nella democrazia. L’accesso all’informazione è stato un altro dei temi del dibattito. Sul referendum? Il voto va interpretato con realismo politico. Non una chiusura all’Europa, ma un segnale ad entrarci con saggezza dei nostri Padri che hanno sempre avuto ben presente i limiti di una piccola realtà come San Marino. L’Ue ancora non ha una struttura adeguata ad accogliere adeguatamente piccolissimi Stati e neppure San Marino, stando alle condizioni attuali, riuscirebbe ad integrarsi nella comunità europea. Ben venga la strada suggerita di negoziare singoli passaggi di integrazione con l’Ue. Siamo favorevoli all’avvicinamento negoziale che non mina la nostra identità. Sul referendum salva-stipendi non credo che la vittoria del “si” sia un’aggressione alla libertà di fare impresa. Il quesito non ha raggiunto il quorum ma quei diecimila voti sono un richiamo alla classe politica”.

Oscar Mina, Pdcs: “I lavori all’assemblea Ocse, a cui ho preso parte insieme ad altri colleghi in rappresentanza di San Marino, si sono aperti con l’intervento del premier del Montenegro. Il meeting è iniziato con un forum abbastanza rilevante che si concentrava sul Mediterraneo e sulla Siria. Si è parlato anche della crisi e del fallimento del sistema internazionale: si è richiesto all’Ocse di evitare la ghettizzazione di alcune aree del nostro continente”.

Giovanni Lonfernini, Upr: “L’intervento della collega Mularoni ha sollevato una serie di considerazioni che devono essere valutate. Oltre 14 mila votanti rappresentano un dato significativo, in aumento rispetto al referendum del 2011: è la dimostrazione di quanto l’istituto referendario sia apprezzato dalla cittadinanza. In questa tornata referendaria c’è stato anche il partito della scheda bianca, ma ne esce male perché le scorciatoie della politica non sono state seguite dalla cittadinanza. Come Upr esprimiamo forte rispetto per i cittadini qualunque sia stato il loro voto. Il Paese è spaccato sul referendum d’orientamento e dobbiamo fare delle valutazioni serie. L’Upr lancia l’auspicio che tra tutte le forze che hanno partecipato alla campagna referendaria ci possa essere un confronto costante. Il referendum salva-stipendi invece è stato azzoppato perché erano in vigore vecchie regole”.


Ivan Foschi, Su
: “Si registra una partecipazione significativa e crescente, rispetto ai vecchi referendum. Credo che il governo avrebbe dovuto avere idee più chiare, tracciando vari scenari a prescindere dall’esito referendario. Non si può sostenere ora che si è chiuso un percorso e che non necessitiamo di relazione con l’Unione Europea. Anzi dovremo continuare a lavorare per rapportarci adeguatamente con l’Ue. Vorrei inoltre sottolineare la scorrettezza della Dc che il giorno del referendum ha provveduto a far consegnare tramite il servizio postale il proprio “giornalino” in cui dava chiare indicazioni di voto. Tornando al referendum, io credo che sia giunto il tempo in cui non possiamo più fregiarci del nostro aureo isolamento”.

Simone Celli, Ps: “Il primo dato che vorrei sottolineare è l’affluenza. Se depuriamo il risultato dall’elettorato estero, per cui è ormai abitudine che non incida per la partecipazione sul referendum, è da sottolineare la soglia percentuale di partecipazione interna, oltre il 60%. Va poi sottolineata la qualità del voto espresso, i cittadini hanno rimandato al mittente le posizioni ambigue, in entrambi i referendum sono prevalse posizioni a sostegno dei quesiti o contrari. Significa che gli elettori hanno voluto dare messaggi chiari e in tal senso non si può non rilevare la disfatta del partito della scheda bianca, gli elettori hanno respinto al mittente questo invito e hanno rigettato le posizioni ambigue di chi ha cercato di mascherare le profonde divergenze interne alla maggioranza su un tema strategico per il futuro del Paese. E’ da rilevare, sul piano politico, che nella coalizione Bene comune sono emerse 4 posizioni distinte, tra libertà di voto, scheda bianca, il sì e il no, ed è segnale non trascurabile.
Noi ci siamo espressi per il sì, rispettiamo la volontà popolare, ma credo che il referendum debba essere il punto di partenza, ritengo indispensabile l’affermazione di una cultura europea nel nostro Paese. Con l’Ue poi ci abbiamo a che fare tutti i giorni, la stessa emergenza rifiuti ce lo dimostra. E’ un tema su cui è fondamentale proseguire l’azione di grande confronto e coinvolgimento popolare, altrimenti rischiamo che l’esito del referendum si trasformi in un boomerang che mini il prestigio internazionale del nostro Paese. Sul referendum salva stipendi: credo che occorra una riflessione sulla norma transitoria che ha impedito di validarne l’esito”.

Luigi Mazza, Pdcs: “La partecipazione alta al referendum indica l’adesione alla proposta. Non sono assolutamente per togliere il quorum, come Michelotti. Il quorum valorizza il risultato. Non ho sentito in molti interventi precedenti il rispetto dell’esito del voto. I partiti intendono valutarlo nei rapporti sulla maggioranza e sul governo. Sul referendum salva stipendi abbiamo lasciato libertà di scelta agli elettori, nonostante fosse battaglia condotta dalla sola Cdls, che tendeva a mettere avanti una preoccupazione per salvare gli stipendi. La politica è chiamata a valutarla, per evitare lo scontro sociale. Ma è solo creando occupazione che possiamo intervenire. Il tema posto è di garantire il lavoro, l’impresa e i lavoratori, è su queste tematiche che il referendum sprona tutte le forze sociali e politiche a metterci a un tavolo. Sul referendum sull’Europa: ci sono due esigenze dei partiti, prima di valutare il voto vero e proprio. Primo, sottolineare la sconfitta del partito di maggioranza relativa che ha chiesto di votare scheda bianca, secondo evidenziare le divergenze della maggioranza. Sgombriamo il campo da tutto ciò: se c’è un partito attento alle problematiche di San Marino in Ue quel partito è la Dc. Quando si è firmato l’accordo doganale con l’Europa, venti anni fa, San Marino era il primo dei piccoli Stati ad averlo. Quindi è arrivata la convenzione monetaria, nel 2001, nel 2004 l’Ecofin. San Marino ha sempre avuto rapporto con l’Europa, chiaro che allora la nostra economia e l’Europa stessa erano diversi. Dal 2008 il percorso è cambiato, lo abbiamo scelto noi e l’Europa ha chiesto un maggiore coinvolgimento. La Dc, in coerenza con quanto detto sempre, ha semplicemente sostenuto che il no al quesito era sbagliato con una trattativa aperta. Ci voleva coraggio politico per dire che bisognava andare a votare né si, né no. Perché dire no all’Europa è profondamente sbagliato. Sul problema dell’adesione all’Europa: quando prevalerà l’idea degli Stati uniti d’Europa e si troveranno gli equilibri necessari e ci saranno anche le condizioni per garantire gli Stati piccoli come San Marino. Oggi non ci sono quelle condizioni perché l’Ue non è nata per quello”.

Denise Bronzetti, Psd:
“Su questo referendum le espressioni chiare di invito al voto sono mancate. Sul risultato del referendum salva-stipendi, che ha sfiorato il quorum, credo abbia pesato la situazione di difficoltà attuale del nostro sistema economico ed occupazionale. E sull’espressione favorevole a quel referendum ha pesato anche la riforma fiscale. Sottolineo poi l’atto dovuto, serio, da parte del segretario Cdls, di fronte alla valutazione del popolo, perché il referendum è andato perso e hanno oggi molto senso le sue dimissioni. Voglio richiamare il fatto estremamente positivo rappresentato da ampia partecipazione da parte dei cittadini residenti. Sul quorum: anche un’eventuale abbassamento al 25% come previsto da nuove regole, non avrebbe cambiato esito di quello su Ue, diverso esito sul salva-stipendi. Le regole per questa tornata erano diverse e ora occorre fare le valutazioni del caso. Quando la politica non prende posizione, non è mai un bel segnale, nonostante si corra a esito noto a giustificare il perché di una non scelta. Dal mio punto di vista non va bene mai quando la politica non si esprime chiaramente. Poi in merito a referendum su Ue che già molte difficoltà di interpretazione ha prodotto nell’elettorato, una non indicazione non ha aiutato a comprendere le ragioni del si e del no. Certamente bisogna proseguire sul percorso di maggiore integrazione, che ci sta accomunando a piccoli Stati diversi da noi. Ma l’esito del referendum ci dà la possibilità di ragionare e riposizionare il percorso intrapreso rispetto alla possibilità di stringere accordi con l’Ue, restringendo i tempi”.

Luca Santolini, C10: “Non si può parlare di vittoria commentando i due referendum perché non hanno raggiunto il quorum e dunque non sono validi. Il quorum a mio avviso è anti-democratico soprattutto perché tiene conto di cittadini non residenti che difficilmente torneranno in paese per rispondere a un quesito che non li tocca personalmente. Meglio dunque non avere un quorum. Il referendum sull’Europa ha avuto uno scarto minimo e i tanti “No” faranno riflettere in tanti dentro il Palazzo. Guardando il risultato di questo referendum credo che le riflessioni da fare siano tre: 1) il momento di grave crisi economica in cui si è andato a inserire il referendum 2) la mancanza di un percorso di adesione su misura per i piccoli stati sovrani come San Marino 3) la mancanza di un’opera di sensibilizzazione e informazione capillare su obblighi e benefici derivanti dall’adesione o meno all’Europa. Il governo faccia tesoro di queste riflessioni.

Do infine lettura di un ordine del giorno in tema di sostegno umanitario ai profughi di Lampedusa: ‘Il Consiglio Grande e Generale, valutato il grande spirito di servizio, l’umanità e la generosa accoglienza che la popolazione dell’isola di Lampedusa, meta di un flusso continuo di migranti provenienti da Africa e Medio oriente, dimostra anno dopo anno, (…); considerato che l’instabilità politica derivante dalle rivolte della Primavera araba ha intensificato i flussi migratori dai Paesi coinvolti in vere e proprie guerre civili , rendendo critica la gestione dell’accoglienza e causando, periodicamente, vere e proprie stragi di migranti (…); considerato lo spirito di accoglienza verso chi fugge dalle persecuzioni o dalla miseria è storicamente un aspetto caratterizzante della Repubblica di San Marino (…), dà mandato al congresso di Stato di impegnare la delegazione sammarinese presso il Consiglio d’Europa a presentare nella prima sessione utile di questo una dichiarazione scritta o una formale comunicazione che, nel solco della nostra migliore tradizione e memoria storica, possa richiamare l’attenzione dell’Assemblea sulle vittime di questa tragica migrazione e sullo sforzo immane necessario per salvaguardare migliaia di vite e offrire loro accoglienza e dignità. L’obiettivo è farsi parte attiva per promuovere una risoluzione del Consiglio d’Europa che possa coinvolgere i Paesi europei nella collaborazione all’impegno italiano, predisponendo aiuti logistici e un corridoio umanitario per condividere l’onere dell’accoglimento dei profughi”.

 

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