Corriere Romagna San Marino riferisce delle richieste di rinvio a giudizio avanzate dal pm di Forlì Fabio di Vizio per un folto gruppo di indagati, vicenda Credito di Romagna.
Il pm forlivese ritiene
che vi siano stati consapevoli
ostacoli alle funzioni
di vigilanza della
Banca d’Italia (che per altro
si è costituita parte civile
nell’eventualità del
processo). Altre contestazioni
mosse riguarderebbero
alcune delibere senza
osservanza dell’articolo
130 del Testo unico bancario,
abusiva raccolta
del risparmio e l’incidenza
dei fidi agli amministratori
sul totale di tutti
gli altri affidamenti gestiti.
Di Vizio utilizza anche
l’articolo 136 del Tub, che
evoca il conflitto d’interessi
anche fra coloro che
amministrano gli interessi
del credito e della finanza.
Una questione
quasi mai sollevata nelle
procure italiane.
Secondo le accuse, sarebbe
di oltre 45 milioni
di euro, la cifra che Manlio
Maggioli da ex consigliere
di amministrazione
del Credito di Romagna
avrebbe ottenuto
in prestito dalla banca dal
2005 al 2010. Quello che
sottolineano i pm è l’aver
utilizzato il denaro della
banca che si amministrava
per autofinanziare le
rispettive imprese in modo
sistemico provocando
uno sbilanciamento tra
raccolta e impieghi. Senza
contare che si riscontrano
vizi formali nella
stesura delle delibere.
Gli altri indagati sono
Alessandro Fornari, Alessandro
Gardelli, Giovanni
Battista Ghini, Luigi
Lamacchia, Michele
D’Alessandro, Giorgio
Fabbri, Gian Luigi Facchini,
Giuseppe Maria
Farneti, Edo Lelli, Luigi
Martelli, Maurizio Prati,
Fiorenzo Rivelli, Gaetano
Rossi, Ambrogio Rossini,
Emanuele Rossini, Roberto
Valducci.(…)
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