Da flagello a business, l’evoluzione del granchio blu in Emilia Romagna

Da flagello a business, l’evoluzione del granchio blu in Emilia Romagna

Da flagello a business, l’invasore alieno ora viene anche esportato. Si tratta di organizzare bene i punti di raccolta perché deve arrivare alla lavorazione in tempi strettissimi. Con il freddo si insabbia e sparisce

LAURA GIORGI – Sicuri di non aver già mangiato il granchio blu prima della grande attenzione mediatica dell’ultimo mese? Quelle chele rosso vivo nelle fiamminghe di spaghetti allo scoglio servite in riviera, dove gli scogli non fanno parte del paesaggio costiero, molto probabilmente erano sue, in cottura cambia colore. Ora tutti ne parlano, al punto che anche i critici gastronomici vogliono dire la loro, fra improbabili comparazioni con crostacei più o meno blasonati, dissertazioni sulle consistenze e la sapidità perdendo però di vista la questione principale: qui, nel nostro mare, il granchio blu non dovrebbe esserci. Eppure ci è arrivato, e non da ora, e fa danni. Nell’Adriatico meridionale è sbarcato ancora prima, portato dalle acque di zavorra delle navi da carico da anni, anzi lustri, poi è arrivato anche in quello settentrionale e dunque anche sulla costa emiliano romagnola. Prima di diventare il ricercato numero uno dagli allevatori di vongole nostrani, sui banchi del pesce, quelli del Delta del Po ma anche quelli riminesi, e quindi anche sulle tavole, comprese quelle di alcuni ristoranti di spiaggia, s’era già visto, anche se non era stato pescato qua ma arrivava dal sud. Tra la foce del Po e del Marecchia, intanto, giovani Cassandre del medio Adriatico, cinque “mariscadoras” riminesi Carlotta Santolini, Alice Pari, Giulia Ricci, Matilda Banchetti, Ilaria Cappuccini, dal 2021 andavano predicando che era giunta l’ora di pensare a qualcosa per affrontare la questione che a breve sarebbe esplosa anche qui. E loro una soluzione l’avevano: mangiarselo questo granchio alieno che proliferando indisturbato avrebbe sconquassato l’ecosistema nostrano. (…)

Articolo tratto da Corriere Romagna

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