Elezioni. Torna Area Democratica: sarà in lista con Repubblica Futura

Elezioni. Torna Area Democratica: sarà in lista con Repubblica Futura

È forse il primo colpo di scena di questo anticipo di campagna elettorale a San Marino: dopo 5 anni torna sulla scena politica Area Democratica e lo fa nella lista di Repubblica Futura.

I rumors in realtà davano le due forze vicine da tempo, ma oggi è arrivata l’ufficialità in conferenza stampa. Torneranno quindi a candidarsi diversi esponenti politici usciti di scena dopo il governo di Adesso.sm. Portavoce del gruppo Augusto Michelotti, ex Segretario di Stato per il Territorio e Turismo e Enrico Carattoni, consigliere di Ssd. Presenti per l’occasione anche altri due ex consiglieri, Vanessa D’Ambrosio e Michele Guidi.

Area Democratica è la forza politica fuoriuscita da SSD nel 2019 in contrasto con la volontà della maggioranza del partito di sciogliere Sinistra Socialista Democratica con Civico10 all’interno di Libera.

Una rottura che ha portato i fuoriusciti a non candidarsi alle elezioni del 2019.

“Dopo qualche anno di silenzio – ha detto Carattoni – torniamo a farci sentire. Abbiamo deciso di avere dei candidati indipendenti di Area Democratica nella lista di Repubblica futura in modo, da un lato di semplificare il quadro politico e non creare una nuova lista, dall’altra di far prevalere ciò che ci unisce piuttosto che ciò che ci divide. Tutti noi abbiamo la nostra storia politica e non la rinnega. Abbiamo esperienze e provenienze politiche diverse ma abbiamo trovato una convergenza molto forte sul programma, a partire dal sostegno alla sanità pubblica e il diritto alla casa. Abbiamo così deciso di dare il nostro contributo per la prossima elettorale nella lista di Repubblica Futura come candidati indipendenti”.

“Nel 2019 – ha aggiunto Michelotti – avevamo deciso di non candidarci alle ultime elezioni, per dare un messaggio di non attaccamento alla poltrona. Ma ci siamo resi conto che fuori dal Consiglio non si conta. E che il paese ha bisogno di persone che si impegnino a tutti i livelli. Qui mi sento un po’ a casa mia, dopo l’esperienza positiva al governo con Repubblica Futura. Tra di noi c’è sempre stato rispetto”.

Perché non scendere in campo con le altre forze di sinistra presenti? “Dov’è la sinistra oggi? – ha detto Michelotti. “Non ti puoi mischiare con qualcosa che è stato completamente snaturato. Noi siamo di sinistra ma purtroppo dobbiamo riconoscere che oggi in questa area politica c’è un gran bulirone. Oggi contano più le persone per bene delle idee”.

Dal canto suo la coordinatrice di Rf Mara Valentini ha espresso “grande soddisfazione” per l’accordo. “Rf è sempre stata il punto di incontro di diverse culture politiche popolari e riformiste. Questo percorso non nasce oggi ma va avanti da anni, dal 2016. Questa collaborazione è nata in modo naturale, dall’incontro di persone per bene. Rf è uscita dall’assemblea congressuale con le parole chiave “apertura” e “insieme”. Occorre tornare ad ascoltare la gente”.

“Ci uniscono diversi valori – ha aggiunto il vice-coordinatore Fabrizio Perotto –  come quello della legalità, per aspetto non negoziabile. E poi la libertà di parola e di espressione. Ci siamo trovati sui programmi, sulle cose da fare e sui metodi”. Tema centrale della campagna elettorale per Rf saranno “la salvaguardia della sanità gratuita, e l’istruzione che non è un costo ma una necessità. Per questo ogni Castello dovrà mantenere un presidio culturale scolastico”.

Inevitabile per i giornalisti sollevare il tema delle alleanze. “I giochi inevitabilmente si faranno dopo il voto in base ai numeri e alle forze in campo – ha detto Carattoni – e lo diciamo da persone che erano contrarie al referendum del 2019“. Quindi potrebbe avvenire anche una alleanza con la coalizione della Dc? “In politica le preclusioni non dovrebbero esserci, certo è che dal nostro punto di vista le distanze sono ampie”. Un po’ meno diplomatico è stato Michelotti: “Se dovessimo arrivare ad una alleanza con la Dc e dovessi essere eletto in Consiglio mi dimetterei lasciando il posto al primo dei non eletti. Non abbandonerei il partito restando in Consiglio come fanno molti”.

Di certo questa mossa va ulteriormente a frammentare l’offerta politica dell’area socialista-progressista oggi spalmata in almeno 5 liste diverse.

 

Digià

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