Festa dell’Amicizia. Discorso di chiusura del Segretario Marco Gatti

Festa dell’Amicizia. Discorso di chiusura del Segretario Marco Gatti

Amiche ed amici,

mi preme, in premessa di questo mio riferimento
politico, ringraziare tutti Voi della partecipazione alla 38° edizione della
Festa dell’Amicizia e ringraziare le Sezioni di Serravalle/Falciano/Dogana, il
Comitato promotore e tutti i volontari che con la loro dedizione e con un grande
spirito di servizio, ci hanno consentito di trascorre, anche quest’anno, 4
giorni di incontro in amicizia, beneficiando di un’ottima gastronomia, di spettacoli
e di dibattiti politici.

Ringraziamoli tutti con un caloroso applauso.

Sono onorato di questo mio primo intervento,
quale Segretario Generale, alla Festa dell’amicizia di fronte ad una platea
numerosa, una platea di amici, ma anche una platea attenta e critica.

Credo sia giusto partire da alcune considerazioni
sul Partito, sul valore che ancora oggi il PDCS è per il Paese e sulla valenza
di questo progetto politico che non è ne tramontato ne vacillante.

La partecipazione in questi 4 giorni ne è la
testimonianza.

Un Partito, il nostro, che è nato, si è alimentato
e continua ad alimentarsi dalla gente, dalle Sezioni locali, dalla base come
amava chiamarla Clara Boscaglia.

Un Partito che trae le ragioni della propria
esistenza nel rispetto delle istituzioni e nelle tradizioni cattoliche.

Un Partito che traccia il proprio programma
politico e sociale sul solco della dottrina sociale della Chiesa.

Un Partito perciò che ricerca il bene comune.

Un bene che è al di sopra di ogni interesse di
parte.

È giusto ricordare i grandi del passato, amici
che oggi non sono più tra noi, perché per ogni democristiano, ma non solo, sono
di riferimento per come hanno saputo rappresentare con la loro vita, con il
loro impegno civico e politico, i valori in cui credevano anche nei momenti di
grande difficoltà del paese e personali.

Cito solo i più noti:

il Maestro Zaccaria Savoretti

Clara Boscaglia

Delio Masi

Federico Bigi

 

Il 
tributo che voglio dare a questi ed a tutti i democristiani scomparsi
non è quello solo del ricordo,

ma è il mio impegno, e l’impegno di ogni
democristiano, nella testimonianza che le ragioni che hanno portato alla
fondazione del PDCS oggi sono ancora tutte vive.

Sono convinto che il rinnovamento della politica
non si esplicita con un semplice cambio generazionale ma nella capacità di
riscoprire e perseguire i valori fondamentali di cui dobbiamo essere portatori
ed educatori.

La mia prima azione si concentra perciò sul
Partito che voglio rafforzato nei valori e nei numeri.

Un Partito che non deve essere arrogante ma
determinato.

Un Partito che vuole essere di riferimento anche
per coloro che non sono aderenti ma che ne riconoscono i valori e la capacità.

Il mio desiderio e la mia azione è nel tentare
di recuperare, di riaggregare, quelle forze, quelle esperienze, quelle persone
che si sono allontanate, formando altri partiti o movimenti perché, sull’altare
del governo ad ogni costo, vedevano che i comportamenti della dirigenza di
allora non rispecchiava la missione del Partito e che ha tolto credibilità alla
politica ed in parte al Partito stesso.

Una missione che, però, la base ha rivendicato
in maniera sempre più forte alla dirigenza e che è mia intenzione perseguire e
che è anche una delle ragioni per le quali mi sono messo in gioco, perché lo
ritengo un compito prioritario.

Come diceva Clara Boscaglia “e giusto aver
assunto come compito prioritario quello di restituire credibilità alla
politica, dignità ai politici, autorevolezza alle istituzioni che
rappresentano”.

Il compito delle forze cattolico-democratiche è
pertanto quello di lavorare per questo compito prioritario, per ricompattare
un’area superando quelle difficoltà che stanno principalmente dentro di noi e
che fanno perdere credibilità alla politica ed alle istituzioni.

Difficoltà dettate da posizioni personali, dalla
ricerca di visibilità, da dubbi e mancanza di fiducia.

La difficoltà di non voler riconoscere che le
ragioni che ci avevano portato alla divisione oggi non ci sono più o si possono
combattere facendo fronte comune.

Solo se sapremo uscire da tutto questo il nostro
ideale e i nostri valori saranno vincenti.

I primi mesi di lavoro tra le forze che hanno
aderito al progetto federativo per tentare di riaggregare l’area
cattolico-democratica sta portando buoni frutti.

Il lavoro, anche nel governo, sta diventando più
concreto, più coordinato e sta salendo la fiducia reciproca.

Un lavoro che dovremo ripetere ed intensificare
anche tra le forze del Patto per uscire dallo sfilacciamento che abbiamo avuto
in questo ultimo periodo.

Questo deve però essere un lavoro convinto di
tutte le forze del Patto e non solo del PDCS.

Se crediamo nella aggregazione delle forze
politiche, se crediamo nel progetto politico tra i partiti del Patto, dobbiamo
essere consapevoli e conseguenti anche delle azioni dei singoli partiti.

Resto amareggiato quando tra le forze del Patto,
che sono certo siano convinte della validità del progetto,

un progetto che è la base del cambiamento
intrapreso dal Paese, sono amareggiato, dicevo, quando di fronte ai problemi
che ci sono stati, ci sono e ci saranno, le stesse si disuniscono con posizioni
di parte che non aiutano e non rafforzano il progetto politico ma lo
indeboliscono.

Il problema del metodo non è solo limitato alle
manchevolezze dei necessari tempi di confronto su progetti importanti ed urgenti,
ma anche a come ci si pone per risolvere il problema.

Se vogliamo trovare una soluzione ad una
esigenza legittima, senza creare ulteriori difficoltà o barricate, con
sincerità, non possiamo cercare solo una visibilità di parte che di sicuro non
aiuta a trovare la soluzione.

Così come ieri sera sono rimasto molto
amareggiato dal passaggio dell’amico Mario Venturini sulla politica estera.

Da sempre noi abbiamo sostenuto, diversamente da
altri, che la difficoltà di relazioni tra San Marino e l’Italia non è un
problema di persone o tra persone, ma un problema politico che deve essere
risolto tra i due governi.

Riportiamo perciò il problema delle relazioni
dove è giusto che stia.

Non è, come non è mai stato, un problema
personale, ma un problema che va affrontato tra i due Governi.

Chiedo pertanto al Governo, ed in questo faremo
grande pressione, un’azione più chiara perché nel brevissimo periodo venga
fissato un incontro bilaterale tra Governi per affrontare tutte le problematiche
che riguardano i due Stati, assegnando delle tempistiche alle soluzioni ed agli
accordi.

Uscire dalla black-list italiana non è più
derogabile.

Chi crede nel Patto e nella bontà del progetto
sarà verificato non nelle dichiarazioni giornalistiche ma sulla sua capacità di
riconoscere gli errori commessi e da questi ripartire traendone insegnamento.

 

Questi giorni di dibattito hanno portato
all’attenzione delle forze politiche molte cose che dipendono esclusivamente
dalla nostra capacità e velocità decisionale.

Cose e decisioni che sono attese dai cittadini
per fronteggiare una crisi che ci vede in compagnia di molti Stati e che per
questa ragione ancor di più ci preoccupa.

In questo siamo consapevoli che è indispensabile
confrontarsi sulle scelte, anche con le forze di opposizione, ma questa
necessità si scontra con la tempestività di risposta.

Per incontrare le due esigenze dobbiamo pertanto
intensificare i momenti di confronto nei partiti e tra i partiti arrivando in
tempi brevi a decisioni sulle quali, se necessario, potremo ritornare.

Il ritardo, o peggio ancora la mancanza di
decisioni, è sempre causa di danni allo Stato anche in ordine a maggiori costi
o a minori entrate.

Questo contrasta con il perseguimento del bene
comune e con l’assunzione di responsabilità che ci siamo presi avendo vinto le
elezioni politiche.

È vero che il Patto da oltre un anno ha una
difficoltà numerica ma è ancora maggioranza con progetti e riforme ambiziose
che abbiamo il dovere di portare a termine.

Sono certo che, come è accaduto ultimamente su
molti provvedimenti, la capacità di confronto che abbiamo dimostrato con le
forze di opposizione, possa migliorare i provvedimenti stessi e portare ad una
loro approvazione con un’ampia condivisione, come auspicabile per ogni riforma.

La riforma della PA, la riforma pensionistica,
la riforma del mercato del lavoro, la riforma tributaria, la riforma della
giustizia e della legge urbanistica non sono rimandabili.

Anche qui non c’è molto da inventare.

In occasione del XXI Anniversario della morte di
Clara Boscaglia ho approfondito il suo pensiero sullo Stato, sul lavoro,
sull’impresa, sull’Europa.

Un pensiero più attuale che mai da cui cogliere
le linee e lo spirito che deve seguire ogni riforma.

Infine voglio chiarire come il PDCS si pone
verso il progetto del Nuovo Partito Socialista per ridare vita ad un unico
Partito Socialista riunendo un’area che si è divisa più volte nel tempo
passato.

Il primo punto fermo è la legge elettorale.

La nuova legge ha imposto un grande cambiamento
alle forze politiche.

Oggi non si va più a chiedere consenso su un
proprio programma elettorale e successivamente si cercano le convergenze per
formare il governo con un suo programma.

Oggi le forze devono fare una sintesi prima di
presentarsi al voto.

Devono condividere un  programma ed una alleanza che se si scioglie
non può essere sostituita con altre formule politiche ma si deve tornare dalla
cittadinanza.

Sulla base di questa legge è nato il Patto.

Otto forze politiche hanno deciso di collaborare
assieme per realizzare un programma. Questo progetto ha addirittura visto
l’inizio di un rapporto politico tra PDCS ed AP dopo 15 anni di gelo.

Purtroppo non tutte le forze politiche hanno ben
compreso questo cambiamento.

La coalizione avversaria, data la diversità
ideale tra le forze che la componevano, si è ben presto sciolta essendo venuto
a meno l’unico collante possibile: l’aspettativa del Governo.

Nell’ambito del Patto una forza in particolare,
gli EPS, hanno dimostrato sin da subito una certa insofferenza e causato, a mio
avviso, situazioni di sfilacciamento interne al Patto con una caduta di fiducia
che stiamo ancora oggi pagando.

Il resto dei partiti del Patto hanno invece sino
ad oggi, solo con qualche mancamento comportamentale di tanto in tanto,
dimostrato di volerci stare alla sfida lanciata dalla nuova legge.

Sin dal principio nell’ambito di un confronto
tra le forze del Patto si è convenuto che l’area socialista potesse svolgere un
forte ruolo di rafforzamento per se stessa e per il Patto.

Per cui, a seguito della uscita dal Patto degli EPS
si potevano percorrere diverse strade.

La prima dell’arroccamento della maggioranza a
30 contro l’opposizione cercando di tirare a campare a scapito delle necessità
del Paese.

La seconda di lasciare ad ogni Partito del Patto
lo spazio per muoversi nel cercare sostegni tra i partiti della minoranza.

La terza, quella scelta nell’ambito del patto,
di valorizzare il percorso avviato dal Nuovo Partito Socialista, percorso che
avrebbe potuto aiutare la condivisione più ampia sugli importanti progetti di
riforma di cui il Paese necessita.

Il PDCS pertanto intende confermare questa
strada intrapresa, convinto che la costituzione di un Partito Socialista che
non si contrappone alle forze del Patto possa essere un’importante interlocutore
per rafforzare l’azione che il Governo presente e quelli futuri devono mettere
in campo e per affrontare la crisi ed i cambiamenti che si stanno verificando.

Il PDCS non intende entrare nel merito di chi
sarà protagonista di quello che riteniamo un processo politico importante e che
seguiamo perciò anche con molta attenzione.

Vogliamo solo ribadire che, perché tale processo
non costituisca un problema per il Patto, da parte di tutti deve esserci
fiducia e rispetto delle prerogative che ci siamo dati all’inizio del percorso.

Il messaggio finale, che voglio lasciare a tutti
voi ed ai partiti alleati, e che per il PDCS rimane imprescindibile, è la
custodia dell’uomo e della dignità della persona umana.

Per questa ragione, e solo per questa ragione,
il nostro partito continua a sussistere e continuerà a spendersi affinché la
città dell’uomo, in cui ognuno di noi vive, possa essere luogo e contesto che
promuova e faccia crescere la vita di ogni cittadino.

Questa è la realizzazione del bene comune e ciò
che vogliamo per la nostra amata Repubblica.

Auguro a tutti un buon proseguimento di serata.

                                                                                              Marco
Gatti

Segretario Politico del PDCS

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