Giacomo Amadori di Libero: Blitz della Finanza a San Marino Nel mirino 27mila italiani

Giacomo Amadori di Libero: Blitz della Finanza a San Marino Nel mirino 27mila italiani

Libero

Conti all’estero


Blitz della Finanza a San Marino Nel mirino 27mila italiani


Al setaccio 33 miliardi di movimenti. Il paradosso: Roma spinge (e paga) per la voluntary ma la Repubblica del Titano teme la fuga di capitali e nega il condono ai nostri correntisti

Giacomo Amadori

Gli italiani che negli anni scorsi hanno scelto San Marino per portare fuori dall’Italia i loro soldi o per aprire società anonime si saranno certo pentiti. Il motivo? Sul Monte Titano nel 2010 hanno cancellato l’anonimato societario e adesso anche il segreto bancario. Ma la piccola repubblica non ha garantito nessuna uscita di sicurezza ai migranti finanziari come hanno invece fatto altri ex paradisi fiscali o bancari. Risultato: i presunti evasori del Belpaese si trovano ora tra l’incudine sammarinese e il martello italiano. Vediamo perché. Ieri un comunicato stampa della Guardia di finanza ha annunciato che il nucleo di polizia tributaria di Forlì e la locale procura della Repubblica, guidata da Sergio Sottani, hanno messo sotto osservazione oltre 58.000 persone (di cui 27 mila italiani) che negli anni dal 2009 al 2014 hanno effettuato movimentazioni finanziarie tra l’Italia e San Marino per oltre 33 miliardi di euro. Questo esercito di frontalieri della finanza è stato individuato grazie a un’articolata indagine in materia di riciclaggio, evasione fiscale e altri reati.
Le prime verifiche condotte dalla Guardia di finanza nei confronti di circa 1.050 posizioni (tra essi moltissimi imprenditori e nessun politico) avrebbero consentito di constatare la mancata dichiarazione al fisco per oltre 850 milioni di euro di redditi e un’evasione dell’Iva per un importo superiore ai 153 milioni di euro. Gli accertamenti sono tutt’altro che conclusi, ma questa diffusione agostana di risultati parziali ha insospettito alcuni osservatori.
Infatti l’ufficializzazione dell’indagine delle Fiamme gialle potrebbe funzionare da stimolo per convincere i clienti italiani delle banche sammarinesi ad aderire entro il 30 settembre alla «collaborazione volontaria» (voluntary disclosure) con il Fisco italiano, uno strumento che consente ai contribuenti che detengono illecitamente patrimoni all’estero di regolarizzare la propria posizione. Purtroppo qui sorge l’altro problema: chi vuole riportare i propri capitali in Italia, rischia di non farcela e di assistere al loro sequestro. Infatti le banche sammarinesi già dissanguate dallo scudo fiscale voluto da Giulio Tremonti (rientrarono in Italia da San Marino 7 miliardi) non sembrano in grado di affrontare il nuovo probabile salasso causato dalla voluntary, anche a causa della recessione.
Per questo il Tribunale sammarinese, per evitare la fuga di capitali, ha avviato una serie di azioni penali per riciclaggio, che hanno comportato il sequestro, e in alcuni casi la confisca, di rilevanti somme. In poche parole chi chiede indietro i propri soldi rischia di essere accusato di riciclaggio. Da notizie ufficiose sembra che il valore complessivo dei patrimoni congelati sino a oggi abbia superato i 50 milioni di euro. Sebbene questi procedimenti rispettino le normative europee sul contrasto ai capitali illeciti, c’è qualcosa che non quadra. In fondo sino all’anno scorso i depositi dei clienti (compresi quelli italiani) venivano accettati solamente dopo la cosiddetta «adeguata verifica».
Quindi o la verifica non era adeguata o quei correntisti adesso vengono trattati da mariuoli per pura convenienza. Con la conseguenza che chi chiede di disporre dei propri soldi, negli ultimi mesi vede scattare le verifiche e le azioni penali sopra citate.
Il motivo di questo voltafaccia è presto detto: il governo della piccola Repubblica non sembra aver messo in campo contromisure adeguate per affrontare le gravi difficoltà dovute alla carenza di liquidità delle banche. La sola iniziativa concreta adottata è stata la richiesta all’Italia di un cospicuo prestito. La cui entità non è stata resa pubblica. Due giorni fa il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan sul punto ha risposto con un «no comment», ma a Libero risulta che l’aiuto ammonti a circa un miliardo e che dovrebbe servire alle banche per onorare gli obblighi verso la clientela e al governo per il pagamento di stipendi, pensioni, cassa integrazione e finanziamento della sanità. In pratica il governo Renzi è pronto a prestare un miliardo a San Marino per consentire agli italiani di riportare il proprio denaro in Italia; e implementare la voluntary. Una soluzione che assomiglia tanto al classico gatto che si morde la coda.

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