Il dottor Pietro Masiello sulla vicenda Banca del Titano

Il dottor Pietro Masiello sulla vicenda Banca del Titano

Banca del Titano, storia di un salvataggio annunciato

Leggo da un articolo del Segretario all’Industria Tito Masi (1) che “…non abbiamo esagerato quando abbiamo definito la vicenda della Banca del Titano uno scandalo di regime”, di certo è una vicenda che presenta molti aspetti bui e controversi.

Continuando nella lettura dell’articolo del Segretario Masi si apprende che l’intera operazione di salvataggio della BdT* è costata sino ad ora (se i dati sono esatti) ai contribuenti ben 14 milioni di Euro, ma vediamo in dettaglio:

– 22 milioni di Euro messi a disposizione del Governo Straordinario;

– 10,5 milioni di Euro perdite accertate sino ad oggi, quindi ripianate;

– 3,5 milioni di Euro concesse sottoforma di credito d’imposta.

Per definizione uno (2) “scandalo finanziario avviene quando qualcuno fa un uso distorto dei soldi che gli sono stati affidati da qualcun altro,….di solito i problemi si manifestano in un secondo momento quando ci si rende conto che il rendimento di quell’investimento è molto basso se non negativo”.

Ma dopo l’accaduto alla BdT è incredibile che nessuno parli di mettere mano alla legge societaria laddove si è rivelata inefficace ossia nei compiti e nelle responsabilità di chi esercita il potere decisionale nelle imprese, soprattutto perché come ben sottolinea Paolo Santella (2) “…un’efficiente governance bancaria è un presidio rispetto ai comportamenti fraudolenti, ma anche verso i molto più diffusi casi di gestione aziendali inefficienti, in gioco non è soltanto la fiducia degli investitori nel mercato finanziario ma l’efficienza del sistema produttivo”, quindi in ultima analisi le possibilità di sviluppo futuro.
Per completare il quadro va detto che le motivazioni addotte dal Governo Straordinario nel 2006 per il salvataggio dell’Istituto furono la volontà di (3)“tutelare il risparmio e la stabilità del sistema e per evitare le ripercussioni negative sull’intero comparto bancario – finanziario che sarebbero derivate dal fallimento della banca”.

Queste motivazioni pur vere sembrano perlomeno sproporzionate per due motivi:

– Visto l’elevato numero di istituti bancari la crisi della banca avrebbe avuto un impatto limitato sul sistema paese.

– La mole dei risparmi gestita dalla BdT è rilevante ma non gigantesca (anche se rapportati alle dimensioni della Repubblica).
Altro dato da evidenziare è l’assoluta mancanza e/o totale inefficacia della filiera dei controlli a vari livelli (collegio sindacale – revisori contabili – Ufficio tributario) che ha portato a trascurare quello che sempre nell’articolo sopracitato (1) “..risultava evidente da una semplice lettura dei bilanci” .

ha funzionato quella che Giulio Tremonti (4) definisce “ la vigilanza ex post” ossia si è chiusa la stalla quando (quasi!) tutti i buoi erano scappati, è un fallimento che dovrebbe indurre ad una seria riflessione politica sul problema magari istituendo una autorità ad hoc (5) con una definizione puntuale dei compiti di sorveglianza con ampi poteri di indagine e con la possibilità di comminare sanzioni.

Ricordo che in una democrazia il Parlamento ha certamente il diritto di decidere di usare una parte del suo bilancio (ossia gettito fiscale) per salvare una banca fallita, ma le modalità di salvataggio della BdT sono avvenute con un provvedimento legislativo che ha delle peculiarità sospette: tutto è avvenuto con grande velocità ed in assenza di una reale dialettica parlamentare, per esempio non si è valutato un menu di scelte alternative (per esempio valorizzare le politiche industriali o investire nel settore commerciale od anche finanziare politiche sociali), tutto questo sulla base del collaudato sistema COSTI COLLETTIVI/BENEFICI COLLETTIVI.

Vorrei ricordare che nelle malaugurata ipotesi che il salvataggio della banca non abbia un buon esito il cittadino sammarinese avrà pagato tre volte:

1^ per il finanziamento già avvenuto;

2^ per gli investimenti (magari più redditizi) che non si sono fatti per destinare i fondi alla BdT;

3^ perché molto probabilmente lo Stato dovrà rimettere mano al portafoglio.

Ultima considerazione, è singolare il fatto che lo Stato non sia entrato in possesso delle azioni della Banca, il paradosso è che lo Stato è bravo quando mette i denari nelle banche , cattivo se acquisisce le azioni, cattivissimo se socio di maggioranza decide magari di nominare i responsabili dell’azienda stessa (si spera con esiti migliori dei precedenti).

Hutton (6) riferendosi alle recenti vicende bancarie inglesi e statunitensi ha scritto che: “Per trent’anni ci hanno detto che lo Stato non ha alcun diritto di interferire con il sistema bancario.
Quest’anno la verità si è presa una piccola rivincita”, aggiungo io che questa è la ri – visione di un film molto noto in terra italica la privatizzazione dei profitti accompagnata dalla socializzazione delle perdite.

Masiello Dott. Pietro

* Banca del Titano (RSM)

Riferimenti Bibliografici


1) Vedi l’articolo del Segretario all’Industria Tito Masi su Controluce n. 4 anno XI del dicembre 2007;

2) Si legga l’articolo di Paolo Santella “Corporate governance, la madre di tutte le questioni” sul sito La Voce del 20.04.2006”;

3) Volantino di AP AP informa del 13.12.07 pag 1;

4) l’ intervista di Alberto Orioli a Giulio Tremonti su Il Sole 24 Ore del 29.07. 2003;

5)Articolo di Francesco Giavazzi “ Chi deve vigilare sulle banche?” sul sito La Voce del 20.04.2006”;

6) Vedi articolo di Will Hutton, “Le illusioni finanziarie” The Observer pubblicato su l’Internazionale n. 718dell’08.11.07

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