Il giro della camorra che ha coinvolto Flavio Pelliccioni. Il Fatto Quotidiano

Il giro della camorra che ha coinvolto Flavio Pelliccioni. Il Fatto Quotidiano

Il Fatto Quotidiano

Così i soldi da Forlì finivano
alla camorra. I pm: “Sapevano bene chi favorivano”

Antonella Beccaria

Le intercettazioni e i messaggi
che hanno portato in carcere un faccendiere romagnolo e un’imprenditrice
iscritta al registro degli indagati nella maxi operazione fatta dalla Procura di
Napoli

Faccendieri,
“improbabili” broker finanziari, politici e imprenditori che arrivano anche in
Emilia Romagna. È la fauna umana descritta nell’ordinanza di custodia cautelare
firmata dal Gip di Napoli Egle Pilla su richiesta dei pubblici
ministeri Antonello Ardituro, Francesco
Curcio
, Giovanni Conzo e Henry John
Woodckock
, che hanno condotto l’operazione “Il principe e la
ballerina”. Tra i 55 arresti disposti in tutta Italia, le denunce e la richiesta
di carcerazione per l’ex sottosegretario del governo Berlusconi Nicola
Cosentino
, ci sono anche due romagnoli.
Il
primo si chiama Flavio Pelliccioni, nato nel 1956 a Monte
Colombo, in provincia di Forlì, descritto dai magistrati partenopei che ne hanno
ordinato l’arresto come “faccendiere e falsario professionista disposto a
qualsiasi attività illecita”. Già entrato nel mirino della polizia tributaria
bolognese e della Dda del capoluogo emiliano, è accusato di aver concorso
insieme ad altri “da esterni […] fornendo un contributo
stabile
nel settore della acquisizione e gestione degli appalti, delle
forniture, e, più in generale, delle attività di reinvestimento del sodalizio”.
Inoltre avrebbe eluso la normativa in materia di
antiriciclaggio
.
Il secondo nome, per quanto più marginale, è
quello di Stefania Porcellini, forlivese di 49 anni, accusata
di aver ricevuto e trasferito “in modo da ostacolare l’identificazione della
loro provenienza delittuosa il denaro provento della truffa”. La donna,
rappresentante legale della Scv Srl Unipersonale di Forlì, avrebbe beneficiato e
negoziato un assegno di 35 mila euro da un’altra azienda, la
Vian Srl, il odor di camorra.
Gli indagati avrebbero avuto “piena
percezione” di favorire la camorra
. La vicenda ruota attorno alla
costruzione di un centro commerciale, “Il principe”, in zona
Madonna di Briano, al confine con il comune casertano di Villa di
Briano
. Si tratta di un progetto descritto dall’ordinanza del Gip come
“un crocevia nel quale si sono intersecati interessi economici, politici,
criminali, che avevano come comune denominatore il loro asservimento agli
interessi del sodalizio casalese”.
Inoltre, nel reperimento delle risorse
economiche per realizzarlo e nel reclutamento di aziende che svolgessero gli
interventi progettuali ed edili, si aggiunge che “il dato […] emerso con
prepotenza è che tutti i protagonisti della vicenda, anche quelli che non
avevano un collegamento territoriale stabile con la provincia di Caserta e con
Casal di Principe, […] agivano con la piena percezione che le
proprie condotte convergevano verso il soddisfacimento degli interessi della
camorra. Era il caso […] degli appaltatori del basso Lazio […], dei
sub-appaltatori [e] degli stessi faccendieri, in primo luogo il romagnolo
Pelliccioni”.
Alla ricerca di garanzie finanziarie e una
fideiussione falsa
. Più nel dettaglio, in base alla ricostruzione dei
magistrati di Napoli, Pelliccioni sarebbe stato il vertice di un gruppo definito
“ben organizzato” che doveva procurare garanzie finanziarie
all’imprenditore casalese Nicola Di Caterino. Lo
testimonierebbero le parole di alcuni collaboratori, documentazione
amministrativa e bancaria oltre a varie conversazioni intercettate. Qui si parla
di fideiussioni false che avrebbero consentito, a partire dalla fine 2006 (ma
l’operazione va avanti per molti mesi), di acquistare i terreni su cui edificare
il centro commerciale.
In particolare, la fideiussione sotto accusa è
pari a 8 milioni di euro emessa da Monte dei Paschi, l’istituto
non era consapevole di quanto stava accadendo. A procurarla, secondo l’accusa,
sarebbe stato Pelliccioni per consentire a Di Caterina un’ulteriore operazione:
farsi concedere un affidamento bancario da Unicredit da 5,5
milioni
di euro.
Inoltre gli investigatori hanno scovati altri
strumenti finanziari definiti “inidonei”, come titoli, azioni e
polizze. Il tutto, sempre secondo i pubblici ministeri, con l’intermediazione
che Pelliccioni avrebbe fatto da tramite tra l’imprenditore campano e alcuni
broker anche di San Marino. In proposito si dicono i due al
telefono:
Di Caterino: Ti voglio dire: è finito il tempo degli
scherzi, vediamo di fare questa fidejussione perché veramente serve come
l’acqua…
Pelliccioni: Questo lo so Nicola, adesso…
Di
Caterino
: No, ti voglio dire di più Flavio…
Pelliccioni:
Dimmi dimmi…
Di Caterino: Io, indipendentemente di come vi siete
accordati…
Pelliccioni: Sì.
Di Caterino: Io
metto a disposizione altri 100, poi tu… decidi tu a chi darli, se li metti di
darli a lui, o all’altro funzionario…
Nelle complesse operazioni
finanziarie che verrebbero gestite dal romagnolo e da alcuni complici sparsi in
altre regioni, ci sono percentuali da pagare. La richiesta che viene fatta a Di
Caterino è sempre in crescita e non si accettano assegni bancari. Almeno non
subito, all’inizio meglio i contanti. In seguito ci si accorderà anche per
titoli postdatati. Ma intanto il ruolo di Pelliccioni viene
commentato con queste parole da altre persone coinvolte
nell’affare: “E questo ha chiesto un milione per fare una fideiussione
falsa? Ma questo è un bandito di prima categoria
”.
Diventa
urgente trovare nuove garanzie finanziarie
. I problemi iniziano ad
emergere nella seconda metà del 2007, quando si rende necessario far
sparire
le tracce della fideiussione falsa, in scadenza il 1 febbraio
2008. Occorre a questo punto trovarne una nuova (che si fatica a trovare)
affinché nel carteggio bancario non compaia quella emessa da Mps.
È a
questo punto che emerge una rete dei prestanome per celare chi
si nasconda dietro i giri di denaro, cioè i referenti del clan e
contemporaneamente occorre fare in modo che l’affidamento di Unicredit,
nonostante l’ipoteca accesa sui terreni acquistati, non venga revocato proprio a
causa della scadenza della fideiussione sempre più vicina. In merito si dicono
al telefono Pelliccioni e l’imprenditore casertano di Caterino:
Di
Caterino
: Allora Zara (Cristofaro, altro indagato, ndr) sta
aspettando che arriva questa nuova fideiussione così quella la buttiamo proprio
e ci togliamo il pensiero.
Pelliccioni: Va
bene.
[…]
Di Caterino: Sennò se usciamo fuori con
quella cosa mandiamo di mezzo a 30 persone.
Pelliccioni: E
quello che mi ha detto in questo momento… Dice vuole fare con me un po’
importante dicendo perché io ho fermato tutto io di qui e di là […]. Ma mica la
fa lui l’operazione, controlla il discorso Unicredit, ma tutto il resto
è…
Di Caterino: Sempre tu lo fai?
Pelliccioni:
Eh. eh.
Di Caterino: Sei un
ricchione.
Pelliccioni: Eh, eh, non è che sono io ma l’ho messo
in contatto con una struttura e sto cercando…
Di Caterino:
Sovrintendi allora.
Pelliccioni: Esatto,
bravo.
È la cugina di Sandokan”. E si festeggia il nuovo
sindaco
. Pelliccioni, nelle informazioni napoletane integrate da quelle
inviate da Bologna nel corso dell’indagine, viene inoltre descritto come un “
soggetto che svolge, abusivamente, una intensa attività di brokeraggio
finanziario finalizzato al reperimento di garanzie bancarie. La ‘clientela’ di
Pelliccioni è formata da imprenditori, nazionali ed esteri, che, pur non
avendo l’affidabilità economica
necessaria a garantire le banche
concedenti le facilitazioni, ricercano finanziamenti per la realizzazione di
progetti imprenditoriali di varia natura”.
La conferma del fatto che
sapesse per chi stava lavorando giunge sempre dalle intercettazioni. In
particolare, in un sms, parlando di Di Caterino e di un’altra indagata, scrive
in un sms: “L’amministratrice [è] la cugina di
Sandokan
di Casale in origine Schiavone, molto noto alle
cronache giudiziarie di Casal di Principe […]. Detto in parole povere è gente
che paga e sta alle regole
”.
Sulla ricerca di compiacenza
politica
, infine, Di Caterino parla dell’elezione del 2007 del sindaco
di Casal di Principe: “Abbiamo il sindaco nostro quindi non avremo problemi
con il centro commerciale… No, dico… Abbiamo il sindaco che è nostro quindi non
ci creeranno problemi sul centro commerciale
” .

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy