Il ricorso di Carisp San Marino. Finanza & Mercati

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   Finanza & Mercati
Cr San Marino non si arrende su Delta: ricorso al Cds contro Bankitalia
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Cr San Marino non si arrende su Delta: ricorso al CdS contro Bankitalia
Dopo il no del Tar, impugnati i provvedimenti con cui Via Nazionale aveva disposto la revoca delle partecipazioni nel gruppo bolognese.
 Ancora scintille tra il Titano e Bankitalia. La Cassa di Risparmio di San Marino e Sviluppo investimenti estero hanno infatti impugnato al Consiglio di Stato i provvedimenti con cui la banca centrale italiana aveva disposto la revoca delle partecipazioni nel gruppo Delta. Lo scorso 18 maggio il Tar del Lazio aveva confermato con sentenza, ritenendola legittima, la revoca delle partecipazioni nel gruppo di Bologna in capo alla banca del Titano, all’ex ad della cassa, Mario Fantini, a Estuari, Onda e Sviluppo investimenti esteri. I provvedimenti di Bankitalia risalgono al 18 agosto 2009 ed erano stati presi sulla base di quanto emerso dall’inchiesta per riciclaggio condotta dalla Procura di Forlì sul gruppo Delta e su Sedici Banca, parti delle quali sono appena passate sotto l’ala di Intesa Sanpaolo. Secondo Palazzo Koch, le indagini avrebbero confermato e rafforzato ‘le risultanze degli accertamenti ispettivi di vigilanza conclusi nel febbraio 2009’, in base ai quali ‘difformemente da quanto comunicato alla Banca d’Italia, Cari-sanmarino esercitava un controllo non autorizzato sulla proprietà e sulla gestione di Delta, anche attraverso altri azionisti’. Ricostruzione contestata dalla banca e da Sviluppo investimenti estero che sono appunto tornati a chiedere l’annullamento dei provvedimenti. Nella sentenza del 18 maggio, il Tar aveva rilevato come il tipo di rapporti intrattenuti dalla cassa sanmarinese con le società del gruppo Delta non erano ‘riducibili a un normale rapporto tra banca finanziatrice e soggetti finanziati, sembrando piuttosto indice di un’egemonia di Crsm nei confronti del gruppo Delta e della stessa Sedicibanca, ridotta quasi a strumento operativo della Cassa stessa, e quindi di un controllo di fatto, in assenza di autorizzazione e in contrasto con le dichiarazioni rese alla Banca d’Italia dal gruppo stesso’.

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