‘Il tempo è gentiluomo’. Roberto Ciavatta

‘Il tempo è gentiluomo’. Roberto Ciavatta

Il tempo è gentiluomo
Come diceva un mio compagno di 4 anni fa, “Il tempo è gentiluomo”.
Era forse scontato quindi che nell’arco di pochi anni, il lungimirante lavoro fatto da Rinnovamento e Trasparenza (R&T) venisse riconosciuto, e un po’ qua un po’ là sta succedendo.
L’ultimo tassello è la decisione della CDLS di indire un referendum, in realtà proprio lo stesso nostro referendum, per l’adeguamento automatico in base all’inflazione dell’anno precedente degli stipendi (utilizzando anche lo spauracchio stesso del referendum come potere di pressione contrattuale).
È certamente un bene per i lavoratori dipendenti (che va a sancire il sacrosanto diritto a non veder roso, anno per anno, il potere d’acquisto degli stipendi) che la CDLS si sia avveduta. Spiace che ancora la CSdL non lo capisca, ma ognuno ha i suoi tempi.
Con questo articolo voglio avanzare alla CDLS la mia candidatura a far parte del comitato referendario, senza rancori, potendo portare al suo interno l’esperienza fatta 4 anni or sono, quando lo stesso sindacato (sic!) invitava i suoi iscritti a votare no al referendum.
Ciò che credo però sia doveroso, è che la CDLS riconosca pubblicamente di aver sbagliato 4 anni fa, e che rivolga un ringraziamento a noi di R&T, che gratuitamente e a tempo perso abbiamo svolto una serie di attività che, se fossero state riconosciute, avrebbero evitato a decine di migliaia di lavoratori di veder roso, in questi 4 anni, almeno il 10% del loro stipendio: perché se è vero che “meglio tardi che mai”, è anche vero che in tematiche di questa natura si gioca con i soldi della gente, cosa poco gradevole.
Mi sarei aspettato (fino a 4 anni fa, poi, dopo la nostra espulsione dalla CSdL, non ho potuto più nutrire fiducie di questa natura) che una dirigenza sindacale dovesse rappresentare un’avanguardia del lavoro. Dovesse essere capace di vedere lontano, di leggere le dinamiche del mondo del lavoro, perché è risibile, oggi, dire che il referendum va fatto perché “le condizioni sono cambiate”. Quattro anni fa era già evidente che le dinamiche del mondo del lavoro non avrebbero più lasciato spazio a contrattazioni degne di questo nome. Chi si ostinava a dire –ad esempio il sempre aggiornato Enzo Merlini– “voglio vedere se non ci danno nemmeno i soldi dell’inflazione in concertazione”, ha ancora una volta fallito le sue “analisi”.
Noi di R&T avevamo già chiaro in testa, e lo abbiamo scritto in tempi non sospetti, verso che cosa si sarebbe andati. I documenti redatti da R&T 5 anni fa sono ancora molto più attuali e concreti di qualsiasi programma sindacale, e avevano tratteggiato previsioni sul futuro puntualmente azzeccate.
La CSU, forse per motivi pretestuosi, forse per rancore verso gli ex dirigenti espulsi, forse –e sarebbe addirittura peggio– per mancanza di lungimiranza, navigava a vista. Tutto sommato, credo che il sindacato avrebbe avuto molto da guadagnare se invece di espellere una voce discordante al suo interno si fosse confrontato, lasciando decidere i lavoratori.
Una classe sindacale dirigente, profumatamente pagata per favorire l’interesse collettivo dei lavoratori, che ha fatto perdere agli stessi con leggerezza centinaia di euro al mese, dovrebbe quanto meno fare un mea culpa, se non un passo indietro. Questo me lo aspetterei.
Mi sarei aspettato che in congresso venisse riconosciuto apertamente il debito verso persone ingiustamente e vergognosamente espulse dal sindacato proprio perché mettevano in discussione (anche) i ruoli e gli stipendi dei dirigenti sindacali in carica.
Ma forse non è il paese giusto per pretendere simili finezze.

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