Interpellanza settore edilizio, Francesca Michelotti (SU)

Interpellanza settore edilizio, Francesca Michelotti (SU)

GRUPPO CONSILIARE SINISTRA UNITA
INTERPELLANZA
Nei mesi precedenti alla recente consultazione elettorale sono stati aperti diversi cantieri destinati alla realizzazione di importanti opere pubbliche mentre altri, essendo ormai concluse le relative procedure di assegnazione, sono in attesa di apertura. Mi riferisco in particolare ai seguenti: il complesso Casa Franciosi  e l’ex Ufficio del Lavoro in Città, la sede dell’Istituto Musicale in Borgo Maggiore, alcuni reparti dell’Ospedale di Stato a Cailungo, il secondo stralcio della Strada di Fondovalle a Dogana. L’importo complessivo di tutte queste opere risulta superiore alla considerevole somma di quindici milioni di euro.
Nulla da eccepire sulla regolarità delle assegnazioni, disposte secondo il criterio della “migliore offerta al ribasso percentuale”, tuttavia risulta che un’unica ditta si sia aggiudicata almeno tre dei cinque appalti citati.
E’ lecito dunque porsi questi doverosi interrogativi:
–    se questa ditta sarà in grado di assolvere alla pluralità di impegni che si è accollata rispettandone i tempi e senza penalizzare la qualità dell’esecuzione;
–    se esiste il rischio che il criterio della migliore offerta al ribasso percentuale possa incentivare offerte poco realistiche col risultato di vedere poi, in corso d’opera, lievitare i costi fino al punto di sconvolgere le programmazioni di spesa e inficiare (quando ormai è troppo tardi) i risultati e la regolarità delle gare d’appalto;
–    fermo restando che le normative vigenti non lo impediscono, se oggi è ancora ammissibile  che le ditte già assegnatarie di importanti appalti possano partecipare a successivi bandi che prevedono cantieri simultanei.
In questa fase di preoccupante crisi economica a nessuno può e deve sfuggire che gli investimenti in opere pubbliche costituiscono un efficace moltiplicatore economico e che sono in grado di generare incrementi reddituali a cascata nei settori produttivi e commerciali di riferimento e, più in generale, nell’intero sistema. In considerazione delle gravi difficoltà nelle quali si dibatte l’intero nostro settore dell’edilizia e dei servizi correlati, si sarebbe dovuta prestare maggiore attenzione alle modalità della spesa e ricercare soluzioni che potessero riversare l’investimento pubblico con più equità e  capillarità a favore di un numero maggiore di soggetti.
La normativa vigente (Legge n.96/1999), con l’obiettivo di garantire un migliore coordinamento dei lavori, prevede l’assegnazione degli appalti più importanti e complessi ad un’unica ditta. Nel tempo questo ha prodotto l’affermarsi di alcuni ‘colossi’ che si spartiscono gli appalti più lucrativi e che, non essendo in grado di svolgere direttamente tutte le specificità di lavoro richieste da opere complesse, ne assegnano l’esecuzione alle piccole e medie imprese edili, elettriche, idrauliche, di fornitura degli infissi ed altro. Le ditte primarie ovviamente debbono ricavarsi un margine di profitto anche dai lavori dati in subappalto e così impongono alle imprese dell’indotto condizioni molto severe che, considerata l’attuale penuria di lavoro, possono favorire l’utilizzo di manodopera in nero, l’adozione di materiali di scarsa qualità e infine nuocere alla accuratezza delle prestazioni.
Ci si chiede dunque:
–    perchè le singole opere non sono state frazionate in blocchi di intervento allo scopo di differenziare gli appalti fra opere edili, impiantistiche ed altro, e favorire il coinvolgimento più ampio e diretto di ditte e operatori;
–    perché si è preferita una formula alla fine più costosa per lo Stato e meno capace di assicurare la qualità delle realizzazioni;
–    perché non è stata garantita un’equità di trattamento che salvaguardasse le opportunità di lavoro per tutte le imprese del comparto e invece sono state privilegiate le imprese grandi che peraltro possono partecipare anche ad appalti di importo minore.
Svolta questa premessa,
INTERPELLO IL GOVERNO
per sapere:
•    se è consapevole che il settore dell’edilizia e di tutto il suo indotto è ormai al collasso e che sono a rischio decine di imprese e centinaia di posti di lavoro;
•    quali politiche intende adottare per sostenere questo settore e se intende incrementare gli investimenti in opere pubbliche allo scopo di generare un effetto moltiplicatore dell’economia;
•    come intende potenziare i benefici degli investimenti in opere pubbliche affinchè le risorse e il lavoro che ne derivano possano distribuirsi a ricaduta fra il più vasto numero di imprese e operatori;
•    più specificatamente se intende modificare le normative e la gestione delle gare d’appalto:
–    per introdurre criteri di rotazione e garantire a tutte le imprese e operatori parità di accesso alle opportunità di lavoro offerte dagli investimenti pubblici;
–    per utilizzare anche modalità diverse dalla “offerta al maggior ribasso percentuale” che,  inducendo i partecipanti a presentare offerte sottostimate pur di assicurarsi la vittoria, deprime la qualità dei lavori dati in esecuzione, favorisce l’incremento della spesa in corso d’opera  e distorce la regolarità delle gare;
–    per frazionare e differenziare gli appalti fra opere edili, elettriche, idrauliche, fornitura di infissi ed altro, e fare sì che gli operatori delle piccole e medie imprese possano operare direttamente e in autonomia nelle grandi realizzazioni pubbliche senza subire le forche caudine dei subappalti che le obbligano a lavorare con margini di profitto ai minimi termini;     
–    infine per riassegnare allo Stato il suo ruolo di garante della qualità, della legalità e dell’uguaglianza delle opportunità nella realizzazione delle opere pubbliche.
                                        Francesca Michelotti
San Marino, 26 febbraio 2013

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