Mentre la provincia del Kosovo al 90% albanese si prepara a dichiarare l’indipendenza, fervono i preparativi degli Stati membri dell’Ue, che nelle scorse ore hanno approvato il piano di invio di una forza di polizia e di giustizia, costituita da 2.000 uomini tra membri internazionali e locali, insieme ad un amministratore civile europeo.
La missione sarà confermata, salvo ritiro del consenso di uno dei 27 Paesi membri dell’Ue.
Nelle scorse settimane la questione kosovara è stata al centro della critica della Russia, che sostiene l’illegalità della missione. Critica che l’Ue, invece, respinge, affermando che la risoluzione n. 1244 del Consiglio di Sicurezza Onu non solo è la base legale della missione stessa, ma richiama anche il rapporto del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon del 3 gennaio scorso.
Lo scopo del dispiegamento di queste forze è di monitorare la situazione in Kossovo all’indomani della dichiarazione di indipendenza dalla Serbia, oltre ad esercitare poteri esecutivi limitati in materia di criminalità organizzata, corruzione e criminalità di guerra.
All’Ue, che amministrerà la missione per circa 6 mesi, subentrerà l’Onu con un mandato di circa 16 mesi, prorogabile.
Aderiscono all’iniziativa anche Stati non membri dell’Ue, quali Stati Uniti, Turchia, Svizzera, Croazia e Norvegia.
Non condividono la scelta di indipendenza del Kosovo la Russia e la Serbia. Secondo Kostunica tale decisione potrebbe compromettere la futura entrata della Serbia nell’Ue.
Altri sei Paesi come Cipro, Grecia, Slovacchia, Spagna, Bulgaria e Romania dovrebbero riconoscere l’indipendenza della provincia del Kosovo solo in un secondo momento.
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