Lapide in Basilica. Don Lino Tosi

Lapide in Basilica. Don Lino Tosi

 
Leggo gli articoli che prendono spunto dalla desiderata collocazione di una lapide a ricordo della visita del Papa per scrivere una serie di notizie false o distorte che riguardano la mia persona nel compito di Rettore della Basilica e nei conseguenti rapporti con il Governo ed il Congresso di Stato.
La articolista Patrizia Cupo, del Corriere della Romagna, mi ha confermato di  avere appreso dette informazioni da ” persone vicine alle Istituzioni “. Non mi meraviglia che un compito così impegnativo, quale il Vescovo mi ha affidato (in primis   l’adeguamento liturgico della Basilica) possa aver trovato qualche scontento o tradizionalista ad oltranza critico sui lavori effettuati. Preferisco scherzare su certe affermazioni che sono facilmente confutabili e documentabili. Preferisco dar ragione ai nostri vecchi che dicevano che “ non fare la processione per Sant’Agata porta qualche sofferenza”.
Mi limito pertanto a riportare sul giusto binario le “ informazioni “ che qualche, non del tutto sconosciuto galoppino, ha ritenuto fornire ad una giornalista che prima di pubblicare, avrebbe fatto meglio a verificarne la autenticità con chi di dovere.

In data 6 febbraio si legge che la lapide è stata portata dal marmista ( di Pennabilli ) al Palazzo Pubblico con tanto di fattura; il tutto restituito al marmista.

 

NON E’ VERO.
Il marmista ha portato la lapide in canonica, dove tuttora si trova.
Nello stesso articolo si legge che “il Governo litiga col Rettore della Basilica per la targa e la questione approda in Commissione Monumenti”.
NON E’ VERO.
Il Rettore non ha mai litigato con il Governo, tantomeno per la lapide; cosa che oltre a contraddire lo spirito della visita papale andrebbe contro il percorso effettuato per la realizzazione della targa ricordo. Idea, iscrizione, realizzazione sono opera curata dalla Diocesi, non merito o demerito del Rettore, che ne ha ricevuto comunicazione a lavoro eseguito; ed ha compiuto quanto di sua precisa competenza, dando incarico all’architetto Leo Marino Morganti di ottemperare le formalità necessarie per la sua collocazione in data 10 gennaio u.s.
Quanto la giornalista definisce “ screzi non rari fra Rettore e Governo “ non meriterebbe considerazione se non fosse per richiamare i “contendenti” al rispetto delle norme liturgiche e di un atto ufficiale quale è il Protocollo addizionale sottoscritto il 2 aprile 1992 fra la Repubblica di San Marino e la Santa Sede. Vedi in particolare art. 6
Non è ammissibile in alcuna chiesa cattolica che “persone vicine alle istituzioni”, forse non soddisfatte del ruolo presenzialista che già svolgono in campo civile, indichino al responsabile della chiesa come devono essere sistemate sedie, arredi, panche, spazi liturgici, tovaglie da utilizzare etc. Gli esempi citati per sottolineare gli ipotetici screzi dimostrano oltretutto una perfetta ignoranza liturgica.
In data 7 febbraio si scrive di “ …mancanza di comunicazione tra il Rettore e il Congresso di Stato”.
NON E’ VERO.
Mi risulta che l’interlocutore per la Basilica sia la Commissione dei Monumenti; a detta Commissione mi sono sempre riferito, tramite il tecnico idoneo.
Va riconosciuto che il mancato completamento dell’Accordo con la stesura dei compiti del Rettore e dei rappresentanti dello Stato continua a creare pretese egemoniche, tanto più assurde, in una terra che della libertà ha fatto la propria bandiera.
I tempi di don Camillo e Peppone dovrebbero aver cambiato colore. Se così da noi non fosse, dovrei rispondere come il Presidente cristiano Scalfaro, nel suo ruolo istituzionale :
IO NON CI STO.
Don Lino Tosi

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