Luca Gualtieri e Andrea Montanari, MilanoFinanza, Il Titano frana in Romagna

Luca Gualtieri e Andrea Montanari, MilanoFinanza, Il Titano frana in Romagna

Il Titano frana in Romagna
La crisi del piccolo Stato contagia molte banche della regione In due anni commissariati quattro istituti. Mentre i politici della Rocca cercano il governatore centrale, rispunta il progetto della Super Cassa

Luca Gualtieri e Andrea Montanari

L’effetto domino sulle banche emiliano-romagnole, provocato dallo stato di salute degli istituti di San Marino, va arginato. Per farlo è sul Monte Titano che va trovata con urgenza la cura. Negli ultimi due anni la piccola Repubblica è stata epicentro di un cataclisma finanziario che ha mietuto vittime nelle aree circostanti.
Quattro banche regionali sono
state commissariate (Credito di Romagna,
Banca di Rimini, Banca di
Credito e Risparmio di Romagna e
Cassa di Risparmio di Rimini) dopo
le ispezioni della Banca d’Italia. Ed altri provvedimenti potrebbero arrivare in futuro per altri istituti della zona, come la bolognese Emil Banca. Insomma
l’Emilia-Romagna è diventata
un’area sulla quale si è acceso
un faro in via Nazionale: troppi i
legami con l’opaca finanza sammarinese.
L’ultima vittima in ordine di tempo è stata la Cassa di Risparmio di Rimini, banca indipendente con 116 filiali finita nel mirino di Bankitalia a causa della controllata Credito Industriale Sammarinese. L’istituto è solido ed i commissari potrebbero anche dirottarlo verso un big del credito nazionale. Così come sul Titano la politica lavora a ritmi serrati per
arginare la frana. Un segnale forte potrebbe arrivare dalla nomina del presidente di Banca Centrale di San Marino. La carica è vacante da quasi sette mesi e Bankitalia
e Palazzo Chigi stanno facendo pressione per sbloccare l’iter. Il Consiglio Grande e Generale è
ormai in riunione permanente ma la
nomina non sarà un passo semplice. Le varie anime del governo non riescono per ora ad accordarsi sul profilo istituzionale del governatore. C’è chi opta per un nome italiano di prestigio e chi invece punterebbe su una figura di levatura internazionale. Secondo quanto risulta a Mila Finanza il termine entro il quale sciogliere tutti i nodi dovrebbe essere il 20 novembre. Tra gli osservati speciali
di Bankitalia ci sarebbe la Cassa di Risparmio di Ferrara, che viene da un periodo di grande difficoltà. Sotto la precedente gestione il gruppo ha mostrato inadempienze nella gestione del credito e nella concentrazione dei rischi ed ha dovuto correre ai ripari vendendo molti asset.
Carife però non avrebbe chiuso
un conto in sospeso con San
Marino. Nel 2009 il gruppo comprò
la Banca di Credito di Romagna,
istituto che l’anno precedente era
rimasto coinvolto nell’indagine per
riciclaggio battezzata Re Nero
ed era poi stato commissariato.
Anche se fonti vicine a Carife assicurano che la controllata gode oggi di buona salute, il
gruppo potrebbe presto metterla
sul mercato. Una mossa che
chiuderebbe il conto con la Rocca. Oltre alla Banca di Romagna Carife potrebbe inoltre cedere presto anche il Credito Veronese. E pure su Vegagest Sgr ci sono riflessioni in corso.
Mentre le piccole banche
subiscono la frana, le grandi preferiscono
prudentemente prendere
le distanze da San Marino.
E’ il
caso di Unicredit che ha messo in
vendita la Banca Agricola Commerciale. l’Istituto con 11 filiali controllato attraverso la Cardusio Fiduciaria.
Alla finestra ci sarebbero
già alcuni possibili acquirenti,
come la Cassa di Risparmio di San
Marino affiancata da una cordata
di imprenditori locali.
Nel frattempo la politica emiliano-romagnola cerca soluzioni per tutelare il patrimonio bancario locale. Starebbe tornando in auge un vecchio ma suggestivo progetto: la grande Cassa di Romagna. L’idea, nata negli anni 90 prevedeva la fusione di Carife, Banca Carim, Cr Cento e Unibanca per creare un unico polo che tutelasse le identità locali. Proprio in questi giorni il progetto sarebbe tornato di attualità, ma è ancora presto per dire se sarà la volta buona per dare vita alla grande aggregazione.

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