Marchi del Polo del Lusso. Articolo di Andrea Giani, Direttivo RETE

Marchi del Polo del Lusso. Articolo di Andrea Giani, Direttivo RETE

Sono ormai alcuni mesi che come forze del SI ci sforziamo di spiegare la convenzione che riguarda l’outlet di Rovereta, ed è appunto da diversi mesi che ci si aspetta che qualcuno risponda a tutta una serie di domande. Tra queste ve ne è una che insistentemente continuo a porre ovvero quali tipi di società si insedieranno nel polo e quale sarà il loro mercato di riferimento. In mancanza di questo, ogni numero in termini di possibili entrate e attrattività non rappresenta una stima reale derivante da studi di impatto promossi dalle nostre istituzioni, quanto una buona operazione di marketing di chi ha tutto l’interesse a promuovere la propria attività.

Ci sentiamo dire di continuo che ci saranno i grandi marchi della moda, eppure nessuno ci dice chi siano con esattezza, non esiste un elenco. Però c’è qualcosa che non torna.   

A marzo/aprile dello scorso anno in un incontro nella segreteria al territorio (…ma industria e commercio non sarebbero di pertinenza del Segretario Arzilli?) ci è stato illustrato il “polo del lusso” :  proprio perché avrebbe trattato  un mercato di riferimento preciso con marchi d’alta moda, articoli di prima fascia, ovvero di nicchia, non sarebbe entrato in alcun modo in contrasto con ciò che già è presente sul territorio nel settore commerciale. 

Al contrario, quando si arriva al mese di agosto, mese in cui viene convocato in via straordinaria il Consiglio  per approvare la convenzione tra Stato e promotori del polo, scopriamo che non era più un “polo del lusso”, ma un outlet o meglio ancora un semplice centro commerciale. 

Basta andare a leggersi l’articolo 1 della convenzione “…il centro commerciale è prevalentemente finalizzato alla commercializzazione al dettaglio di brand luxury, premium e mainstream, nella formula del negozio tradizionale e/o outlet e/o department store di prodotti di abbigliamento ed accessori…”; oppure l’articolo 7 in merito a “tutti i generi di beni e servizi, alimentari e non alimentari”.

Non si trattava di un “polo del lusso” e quindi di nicchia? No, è un semplice outlet…che chiaramente tratterebbe anche molti generi già presenti in Repubblica. 

L’unico accenno ai marchi è all’allegato B della convenzione. Non c’è un elenco:  si dice semplicemente che i marchi saranno i medesimi presenti in altri outlet, come quelli di Barberino del Mugello o del Fidenza village ecc.

Andando a vedere cosa vendono quegli outlet e facendo un raffronto con l’offerta commerciale che già oggi  vi è in Repubblica, vediamo che molti di questi brand son GIA’ presenti in Repubblica, come  Benetton, Furla, Calzedonia, Intimissimi , Elena Mirò, Adidas, Asics, o via dicendo. 

E’ ovvio che le piccole imprese sammarinesi difficilmente riuscirebbero ad essere concorrenziali con chi ha ottenuto una marea di sgravi e benefici fiscali da poter ottimizzare attraverso la divisione in più fasi e più società, contando sulla disponibilità della politica a creargli condizioni ad personam. 

Per questo invito ad andare oltre agli spot e agli slogan, a ragionare con la vostra testa, a dividere chi fa marketing per mestiere da chi dovrebbe essere tenuto a ragionare per il paese e non in favore di un unico investitore.

Alla luce di ciò, ognuno di noi può trarre le proprie conclusioni: io voto SI. 

Andrea Giani 

Movimento RETE

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