L’Informazione di San Marino (di mercoledì 8 luglio)
In Italia almeno si parla, si denuncia
Marino Cecchetti
Domenica scorsa il Corriere della Sera ha pubblicato stralci del rapporto di un centro studi dedicato alla economia in cui si è messo in evidenza la somma che lo Stato italiano avrebbe oggi a disposizione per risolvere i suoi guai: 236 miliardi. Somma che invece non ha, perché se la sono intascata i farabutti. Si leggeva testualmente: “Se si fosse fatta una lotta seria a sprechi, corruzione ed evasione fiscale” l’Italia sarebbe oggi in una situazione “da far schiattare d’invidia tutta la cancelleria tedesca, cominciando da Angela Merkel”.
E San Marino?
In una ventina d’anni il giro della corruzione è arrivato a movimentare 800/1100 milioni; è stata accertata una evasione fiscale di 188 milioni, solo per il mancato versamento della monofase; l’erario pubblico verserà – nei prossimi anni, non avendoli in cassa – oltre 155 milioni a certe banche nel tentativo di sarcofagarle perché non ne fuoriesca il marciume A San Marino, da un lato abbiamo 100/150 persone che hanno continuato e continuano a prosperare accumulando patrimoni con sprechi, ruberie di soldi pubblici ed evasione fiscale attraverso l’anonimato fiduciario, dall’altro lato abbiamo quelli che subiscono la crisi ed una disoccupazione che ha raggiunto numeri allarmanti.
In Italia almeno si parla, si discute, si denuncia, si fanno studi.
A San Marino? No. Qui a comandare sono i poteri forti. Sono loro a decidere cosa va trattato o non va trattato. E legalmente. La recente legge sulla editoria, voluta da detti poteri forti, ha gettato le basi per estendere il monopolio dell’informazione anche oltre il settore radiotelevisivo.