Mentiinformatiche, Il Fatto Quotidiano: La versione di Galan contro la segretaria: ‘False le mie firme’

Mentiinformatiche, Il Fatto Quotidiano: La versione di Galan contro la segretaria: ‘False le mie firme’

Il Fatto Quotidiano

La versione di Galan contro la segretaria: “False le mie firme”

 Antonio Massari e Davide Vecchi inviati a Venezia

La versione di Giancarlo Galan. Il cuore della sua memoria difensiva. Due perizie. Una calligrafica e l’altra finanziaria. La prima è la più rilevante perché punta a dimostrare che la firma dell’ex governatore è stata ripetutamente falsificata, in particolare sulle distinte del conto corrente acceso a San Marino. Due le operazioni che la perizia definisce “senza ogni ombra di dubbio” firmate da altri: la “distinta di accredito” e la “delega al prelievo” di 50 mila euro. Soldi che secondo gli inquirenti sarebbero arrivati dai fondi neri creati dalla cricca del Mose e poi trovati sul conto intestato a Galan. Ma la perizia ora scrive che a firmarle non è stato l’ex governatore. Atti che dunque avrebbe siglato Claudia Minutillo, ex segretaria e oggi sua grande accusatrice.

Una perizia che arriva dopo l’apertura di un fascicolo da parte dei magistrati di San Marino che ieri hanno inquisito Baita, Colombelli e Minutillo per riciclaggio. La perizia è allegata alla memoria che l’ex governatore del Veneto leggerà domani alla Camera dei deputati. Inizialmente era stata stilata una seconda memoria per essere depositata in procura a Venezia ma gli avvocati difensori dell’ex ministro, Antonio Franchini e Niccolò Ghedini, hanno deciso di accorparla a quella per Montecitorio. Il testo mira a dimostrare da una parte il fumus persecutionis, per convincere la Giunta parlamentare, che deve decidere sul suo arresto, a proteggerlo dalle manette. E dall’altra punta a smontare l’impianto accusatorio, che ha portato gli inquirenti di Venezia Stefano Ancilotto, Stefano Buccini e Paola Tonini a chiedere mercoledì 4 giugno l’ar – resto in carcere a carico dell’ex governatore.

ESCLUSI QUEI 50 MILA euro, individuati attraverso una rogatoria a San Marino, i milioni che secondo l’accusa avrebbe ricevuto Galan, sono stati individuati dagli uomini del nucleo tributario della Guardia di finanza attraverso il percorso inverso: studiando lo stato patrimoniale dell’ex governatore. Ma di cosa era stato accusato? Molto ruota attorno alle dichiarazioni rese ai pm da Minutillo che ha ricostruito come i fondi neri creati dalla cricca del Mose – guidata da Giovanni Mazzacurati, dominus del Consorzio Venezia Nuova, e da Piergiorgio Baita della Mantovani – transitassero per la società Bmc di Wiliam Colombelli e da qui venissero poi trasferiti e usati per finanziare illecitamente l’ex ministro.

Dice Minutillo: “Gran parte delle somme servivano per finanziare Giancarlo Galan, Renato Chisso e altri referenti politici del Baita… Ricordo in particolare che fu il Baita a finanziare la ristrutturazione della villa del Galan attraverso, se non ricordo male, altre società diverse dalla Mantovani. Inoltre i modi di finanziamento del Galan erano i più vari…Il Baita mi disse che il sistema di false fatture così organizzato era necessario per ottenere i fondi che venivano poi utilizzati per corrispondere denaro al Galan e al Chisso oltre ad altri referenti politici nazionali”.

Partendo dalle dichiarazioni di Minutillo i magistrati hanno ricostruito il patrimonio di Galan e di sua moglie, Sandra Persegato, concludendo che la coppia negli anni compresi tra il 2000 e il 2013 ha speso circa un milioni e mezzo di euro più dei redditi dichiarati. Con esattezza gli inquirenti contestano 1.178.883 euro a Galan e 192.091 alla moglie. Su questi punti interviene la seconda perizia, quella finanziaria, con la quale la difesa intende dimostrare che, nel ricostruire lo stato patrimoniale, gli inquirenti hanno commesso alcuni errori: non avrebbero tenuto conto dei capitali precedenti, in particolare la liquidazione ricevuta da Publitalia e poi investita in Veneto Banca con un profitto del 28% circa; che la villa a Cinto Euganeo è stata acquistata proprio con questi soldi e in parte pagata con un mutuo (gli avvocati allegano anche il piano di ammortamento). E ancora: tra i conti correnti vengono indicati anche quelli legati alla società della moglie (quindi fuori patrimonio) e che le barche sono solamente due, non tre, perché La difesa sostiene che Galan non ha mai avuto una barca a vela. Poi le macchine e persino l’indennità parlamentare, quel surplus sinonimo di Casta che diventa dirimente: viene usato per dimostrare che Galan guadagna più di quanto gli inquirenti hanno calcolato.

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